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Sociologo, accademico e politico italiano (1841-1894) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Simone Cuccia (Augusta, 16 marzo 1841 – Palermo, 23 febbraio 1894) è stato un avvocato, sociologo e politico italiano, nonno di Enrico Cuccia, banchiere italiano tra i più importanti della seconda metà del Novecento.
Simone Cuccia | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 22 novembre 1882 – 8 maggio 1895 |
Legislatura | XV, XVI, XVII, XVIII |
Incarichi parlamentari | |
XVI: Giunta permanente per il regolamento interno della Camera | |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea in giurisprudenza |
Università | Università di Palermo |
Professione | avvocato, sociologo, docente universitario |
Simone Cuccia nacque ad Augusta, in provincia di Siracusa, nel 1841. Apparteneva a una famiglia di origine albanese, in quanto il padre, l'ufficiale dell'esercito borbonico Luca Cuccia, comandante della piazzaforte di Augusta, faceva parte della colonia albanese di Mezzojuso. La famiglia Cuccia fu molto fiera della sua discendenza albanese e mantenne sempre con il paese di origine un vincolo strettissimo[1].
Nel 1862 si laureò in giurisprudenza col massimo dei voti e, subito dopo, ottenne la cattedra di Scienze giuridiche e di Storia del diritto all'Università degli Studi di Palermo. Cuccia è considerato uno dei creatori della sociologia criminale: si è occupato della catalogazione delle varie forme di delinquenza e in particolare di quella femminile e dei vari tipi di malattie mentali dei soggetti coinvolti. Nel 1882 fu eletto deputato nel primo collegio di Palermo e fu confermato ininterrottamente sino alla morte. Nel 1888 fu relatore del bilancio del Ministero di Grazia e Giustizia. Il suo nome è legato al progetto per la stesura del nuovo Codice penale italiano.
Morì a Palermo nel 1894, e il suo monumento sepolcrale, opera dello scultore Arnaldo Zocchi, si trova nel cimitero di Santa Maria dei Rotoli a Palermo con il seguente epitaffio:
A Simone Cuccia per potente facondia
ed alta sapienza d'intelletto
ogni ordine di cittadini l'amo
nelle lotte del foro e del parlamento
nei consigli del comune e della provincia
la sua vibrante parola
fu raggio di luce
che illumina e riscalda
con l'indeclinato amore
dell'onesto
la nobile fermezza del volere
la rettitudine della coscienza
fu mirabile in lui
il culto della famiglia
nel cui memore affetto
vive perenne.
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