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Sequenza di Sant'Eulalia
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La Sequenza o Cantilena di sant’Eulalia è il primo testo di carattere letterario scritto in una lingua romanza, e si suole indicare come primo documento della letteratura francese,[1] in quanto scritto in un dialetto dell'area d'oil (più precisamente, piccardo-vallone). Si tratta di un breve componimento di 29 versi anisosillabici che racconta il martirio di Sant'Eulalia di Mérida terminando con una preghiera. Si ispira ad un inno del poeta latino Prudenzio che può essere letto nel Peristephanon. Viene datata tra l'878 e l'882, ed è scritta in antico francese.

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Origine
Riepilogo
Prospettiva
Dopo la scoperta del testo nel 1837 ad opera di Hoffmann von Fallersleben, la Sequenza ha sollevato numerosi dibattiti, soprattutto sul senso enigmatico del quindicesimo verso. Oggi si concorda nel datare il codice all'inizio del IX secolo e nell'attribuirlo ad un atelier Lotaringio. Alcuni elementi, paleografici o diversi ancora, non permettono però di supportare questa congettura.
Nell'anno 880 o 881 il testo fu incluso in una compilazione di discorsi in latino di San Gregorio, insieme a quattro altre poesie, tre in latino e una in lingua tedesca (lingua germanica), il Ludwigslied. Una simile sequenza, o poesia ritmica, era cantata durante la liturgia gregoriana; ciò accadeva verosimilmente all'abbazia di Saint-Amand-les-Eaux (presso Valenciennes). Avalle (vedere la bibliografia) conferma gli studi di Bischoff che colloca la redazione dell'opera in una «regione intorno Liegi e Aquisgrana», che porta i militanti valloni come ad esempio lo storico Léopold Genicot a considerare che la letteratura francese ha «emesso le sue prime grida in Vallonia».[senza fonte]. Inoltre, questo «primo grido» — o questa prima «canzone» — fu potuto essere esalato presso la cerchia sviluppata dall'abbazia di Elnone (Saint-Amand), sotto la guida del monaco-musicista Hucbald (v. 850-930), allievo del suo monastero.
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Descrizione del manoscritto
Riepilogo
Prospettiva
Il testo della sequenza occupa parzialmente il retro del foglio 141 del manoscritto 150 della biblioteca municipale di Valenciennes; è appartenuto all'abbazia di Saint-Amand-les-Eaux prima del XII secolo. Questa all'inizio non conteneva che una copia della traduzione latina delle opere di San Gregorio Nazianzeno fornita, scrive Maurice Delbouille, da «Rufin (mano A, datata ai primi anni dell'inizio dell'epoca carolingia e localizzabile sulla sponda sinistra del Reno, in Bassa Lorena). C'è una mano B che, sin dalla fine dell'XI secolo, ha scritto sul foglio 141, prima rimasto intatto, una sequenza latina dedicata al culto di Santa-Eulalia da Mérida e ispirata all'inno del IV secolo dedicato dal poeta Prudenzio, alla memoria della santa martire. La struttura di tale sequenza è la stessa della sequenza romana scritta sul retro di quel foglio da una mano C. Sia nel poema latino che in quello roman, questa struttura non è rispettata perfettamente nella misura dei versi, a causa di errori nella trascrizione. I due testi furono per essere cantati sulla stessa melodia che ci è sconosciuta».[2] Il foglio 141 riporta, dalla stessa mano C che ha copiato la sequenza romana, l'inizio del Ludwigslied[3], cantato in occasione della vittoria di re Luigi sui Normanni nella Battaglia di Saucourt-en-Vimeu (agosto 881). La lingua di questo testo è il francone usato nel nord dei domini gallo-romani, bilingue presso le élite. Il testo romanzo sembra essere stato composto per un pubblico più popolare. Il passaggio dal latino al francese, scrive Delbouille, implica «un'osmosi tra lingua ufficiale e lingua quotidiana tramite un bilinguismo individuale, con una traduzione interna e segreta che si potrebbe definire latente».[4] Per Maurice Delbouille l'insieme dei tratti di piccardo, vallone e champenois presuppone l'esistenza alla fine del IX secolo di una scripta poetica romana comune a questi tre campi linguistici in formazione (i dialetti non saranno completamente formati fino al XIII secolo), che corrisponde alla vitalità intellettuale di tale Scripta a quell'epoca.
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Analisi del testo
Riepilogo
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Note:
- le parti in parentesi quadre sono, nel testo originale, indicate con un tilde o un altro segno d'abbreviazione. Così, la parola dom è scritta dõ ; Mireille Huchon, nel suo Histoire de la langue française, scrive dõ anziché deo. Un'altra possibilità è che qualche parola contratta sia stata separata per facilitare la lettura; il testo originale è scritto in minuscolo carolingio molto leggibile. L'inizio di ogni verso è segnato con una lettera maiuscola in capitale libraria;
- si nota l'utilizzo dell'antico digramma cz per /t͡s/ in czo /t͡so/, forma pronominale, « cela », sviluppo del latino ecc(e) hoc. Più tardi, la z del digramma darà vita alla cediglia: si avrà dunque ço (comparare con il francese moderno ça);
- i versi sono scritti due a due per riga; per ragioni di leggibilità, ognuno è seguito da un ritorno alla riga.
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Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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