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Sepolcro di Gaio Publicio Bibulo

monumento funerario della Roma antica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Il sepolcro di Gaio Publicio Bibulo è un monumento funebre datato all’inizio del I secolo a.C. Oggi ne resta visibile una sola parete superstite che si erge a pochi metri dal lato sinistro del Monumento a Vittorio Emanuele II (Vittoriano), presso l’aiuola dinanzi la Fontana del Mar Adriatico.

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Descrizione

Il monumento funebre è composto da tufo dell'Aniene e travertino. Originariamente si presentava nella forma di un piccolo tempio in antis con pronao poco profondo e un alto podio a basamento di una cella sovrastante. Nell'antichità si trovava ad un livello stradale molto più basso dell'odierno: pertanto il basamento ne risulta quasi interamente interrato. Sopra tale basamento è rimasta solo la parete ovest e un frammento dell'angolo sud-ovest della originaria cella di forma rettangolare. La facciata esterna di quest'unica parete è quella che oggi guarda verso il Vittoriano. Al centro di essa si trova la porta, tra quattro lesene tuscaniche, e incorniciata da due riquadri. Il fregio superiore si è conservato solo in un tratto, decorato con ghirlande, bucrani e rosette.

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Contesto urbano

Il Sepolcro di Gaio Publicio Bibulo è riferibile alla topografia antica di quest'area di Roma, prima che questa fosse interessata dalle trasformazioni urbane imperiali. [1]

Nell'antichità il monumento si situava lungo il Clivus Argentarius, antica strada romana che collegava le pendici nord-orientali del Campidoglio con la via Lata (via Flaminia), nei pressi della Porta Fontinalis e subito all'esterno delle Mura Serviane. Il lato breve settentrionale della cella del sepolcro costituiva l'affaccio principale lungo il clivus.

In epoca moderna, il monumento risultava inglobato nella facciata di un palazzo situato tra vie di Marforio e Piazza Macel de' Corvi, entro lo storico quartiere medioevale e rinascimentale che esisteva prima delle demolizioni per il complesso del Vittoriano. In particolare fungeva come lato di un edificio, palazzo Mantaco o Mantica[2], oggi demolito, situato all'inizio della scomparsa salita di Marforio, ovvero alla base del colle del Campidoglio.

La parete fu tuttavia preservata nella sua ubicazione originaria, così come ci appare fino ad oggi, visibile accanto al lato sinistro del Vittoriano.

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Epigrafe

Il monumento sepolcrale era dedicato all'edile della plebe Gaio Publicio Bibulo. Sono infatti presenti sul basamento visibile fuori terra due iscrizioni di cui una, sul lato ovest, interamente leggibile (in passato le iscrizioni erano presenti anche sui lati). Il testo dichiara che per il suo valore e i suoi meriti (honoris virtutisque causa), per decisione del Senato e volere del popolo, al magistrato fu concesso un monumento edificato su suolo pubblico a titolo gratuito per sé e i suoi discendenti.

C(aio) Poplicio Bibulo aed(ili) pl(ebis) honoris
virtutisque caussa Senatus
consulto populique iussu locus
monumento quo ipse postereique
eius inferrentur publice datus est

La traduzione del testo è:

"a Gaio Publicio Bibulo, edile della plebe, in riconoscimento del suo valore e dei suoi meriti, per decisione del Senato e del popolo è stato concesso a spese pubbliche un terreno per il sepolcro, perché egli e i suoi discendenti vi siano deposti".

Dal testo emerge che si tratta quindi di un sepolcro pubblico, caso molto raro a Roma, che fu concesso dal Senato per i meriti personali a un personaggio del quale sono tramandate poche notizie. Viene citato nell'opera Le Deche di Tito Livio padovano delle Historie Romane come Tribuno della Plebe per il processo intentato nel 209 contro Marco Claudio Marcello presso il circo Flamino.[3]

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La conservazione e il restauro del Sepolcro di Gaio Publicio Bibulo

Il monumento conserva varie tracce del suo riutilizzo e di interventi già risalenti all'epoca in cui era inglobato nella facciata del palazzo medioevale.[1]

Avviato il cantiere per il Vittoriano, tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, gli attuali resti del Sepolcro furono conservati in sito, come rara testimonianza di epoca repubblicana ancora attestata e conservatasi alle pendici del Campidoglio. Il monumento fu isolato presso l'aiuola del nuovo imponente complesso e dotato di una ringhiera in ferro a protezione del lato del basamento con l'antica epigrafe dedicatoria.

Nel novembre del 2024 a cura della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali è stato avviato il progetto di restauro e valorizzazione del Sepolcro[4].

L'intervento conclusosi nel febbraio del 2025 si era reso necessario per lo stato di conservazione critico diffuso delle superfici lapidee, oltre che per la volontà di restituire decoro e nuova visibilità al monumento tra Piazza Venezia e Via dei Fori Imperiali.[4]

Il restauro si è avvalso della sponsorizzazione tecnica della società Archeometra, azienda IT impegnata a ruolo di mecenate in progetti di promozione e salvaguardia per i beni culturali.[5]

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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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