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La sentenza di proscioglimento indica, nel diritto processuale penale italiano, la sentenza di non doversi procedere o la sentenza di assoluzione nei confronti dell'imputato.
È emessa al termine del dibattimento; in casi particolari, può essere emessa immediatamente dopo la chiusura delle indagini preliminari, prima del dibattimento (cosiddetta sentenza anticipata di proscioglimento).
Il giudice pronuncia sentenza di non doversi procedere, indicandone la causa nel dispositivo, se l'azione penale non doveva essere iniziata o non deve essere proseguita. Il giudice pronuncia sentenza di non doversi procedere anche quando la prova dell'esistenza di una condizione di procedibilità è insufficiente o contraddittoria.
Quando il giudice si pronuncia nel merito e proscioglie l'imputato, emette una "sentenza di assoluzione". La causa di assoluzione, che deve essere specificata nel dispositivo, deve rientrare in una delle formule assolutorie tradizionali, di cui all'art. 530 c.p.p.:
Inoltre, il secondo[1] e il terzo comma del predetto articolo stabiliscono rispettivamente che:
«il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l'imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile.»
«se vi è la prova che il fatto è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione o di una causa personale di non punibilità, oppure vi è dubbio sull'esistenza delle stesse.»
Con la sentenza di assoluzione il giudice applica, nei casi previsti dalla legge, le misure di sicurezza.
Il giudice pronuncia sentenza di non doversi procedere, enunciandone la causa nel dispositivo, anche quando il reato è estinto, o vi è dubbio sull'esistenza di una causa di estinzione del reato.
Quando ricorre una causa di estinzione del reato, ma dagli atti risulta evidente che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione con la formula prescritta (se ciò avviene in udienza preliminare, il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere con la formula prescritta).
Con la sentenza di proscioglimento, il giudice ordina la liberazione dell'imputato in stato di custodia cautelare e dichiara la cessazione delle altre misure cautelari personali eventualmente disposte. La stessa disposizione si applica nel caso di sentenza di condanna che concede la sospensione condizionale della pena.
Quando ricorre una causa di estinzione del reato ma dagli atti risulta evidente[2] che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione o di non luogo a procedere con la formula prescritta[3].
Se l'azione penale non doveva essere iniziata o non deve essere proseguita, oppure se il reato è estinto e se per accertarlo non è necessario procedere al dibattimento, il giudice, in camera di consiglio, sentiti il pubblico ministero e l'imputato e se questi non si oppongono, pronuncia sentenza inappellabile di non doversi procedere, enunciandone la causa nel dispositivo.
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