Sarcedo
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Sarcedo (Sarsédo in veneto[4]) è un comune italiano di 5 292 abitanti[1] della provincia di Vicenza in Veneto.
Sarcedo comune | |
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Villa Capra Bassani | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Provincia | Vicenza |
Amministrazione | |
Sindaco | Miria Fattambrini (lista civica Svolta con Noi) dal 10-06-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 45°42′N 11°32′E |
Altitudine | 157 m s.l.m. |
Superficie | 13,85 km² |
Abitanti | 5 292[1] (31-10-2023) |
Densità | 382,09 ab./km² |
Comuni confinanti | Breganze, Fara Vicentino, Montecchio Precalcino, Thiene, Villaverla, Zugliano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 36030 |
Prefisso | 0445 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 024097 |
Cod. catastale | I425 |
Targa | VI |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 445 GG[3] |
Nome abitanti | sarcedensi |
Patrono | sant'Andrea Apostolo |
Giorno festivo | 30 novembre |
Cartografia | |
Posizione del comune di Sarcedo all'interno della provincia di Vicenza | |
Sito istituzionale | |
Il territorio comunale di Sarcedo si estende nella parte nord in una fertile zona collinare di natura vulcanica, delimitata ad est dal torrente Astico e ad ovest dal torrente Igna, all'inizio delle Prealpi Vicentine e nella parte sud nella pianura alluvionale.
L'altitudine oscilla fra gli 80 e i 203 m.s.m. I punti più alti sono Cima Costa, Cima Colombara e Monte Canaglia. Il capoluogo sorge a 156 m.s.l. in una posizione amena e dal panorama vastissimo che spazia dal Monte Grappa all'Altopiano dei Sette Comuni, dal Monte Summano al Novegno, al Pasubio, dalle Piccole Dolomiti ai Lessini, dai Colli Berici ai Colli Euganei e sulla sottostante pianura.
Sarcedo ha un clima continentale umido, con colline ricoperte di ricca e varia vegetazione, di vigneti e di campi arati, di ville circondate da piante ornamentali. Solo una piccola parte del suo territorio è ancor oggi tenuta a bosco con prevalenza del carpino nero, del frassino e della robinia[5].
Il nome Sarcedo deriva con ogni probabilità dal latino querquetum, che significa querceto ed effettivamente, ancor oggi, la zona collinare di Sarcedo è ricca di boschi e di querce secolari. Il Maccà testimonia che questo nome era comune ad altri luoghi del Vicentino, in quel di Lonigo, di Castegnero, di Lumignano.
Il nome compare per la prima volta in un documento del 983, il Privilegium concesso dal vescovo di Vicenza Rodolfo all'abbazia benedettina di San Felice di Vicenza[6].
La posizione geografica ha favorito gli insediamenti umani già in epoca preistorica, come testimoniato dai ritrovamenti nella Grotta dei Covoli di materiali fittili di epoca neolitica.
Altro importante rinvenimento, stavolta nella zona pianeggiante, è quello di una necropoli di epoca tardo-romana dove sono state trovate urne cinerarie ed altri oggetti, ora esposti presso il Museo archeologico dell'Alto vicentino[7] a Santorso[6].
I documenti di epoca medievale relativi a Sarcedo parlano contemporaneamente di un castello e di un castellare e ciò fa comprendere che Sarcedo e Bodo - che anticamente costituivano due centri distinti ed autonomi sia sotto l'aspetto civile che quello ecclesiastico, con propri privilegi di mercato e di fiera - avevano due distinti castelli[8].
Il castello di Sarcedo è nominato in tutti i diplomi imperiali, da quello di Ottone III dell'anno 1000 a quello di Ottone IV del 1210 ma, pur essendo un castello vescovile, nei libri dei feudi non si trova traccia alcuna di investiture relative al castello stesso. Probabilmente ciò dipende dai contrasti insorti tra la famiglia dei Conti di Vicenza - i Maltraversi - ed i vescovi della città alla fine del XII secolo, contrasti che culminarono con l'uccisione del vescovo Pistore nell'anno 1200. In seguito a questa morte violenta, la famiglia venne privata di beni e giurisdizioni; si sa che nei primi anni del Duecento Uguccione Maltraversi lottò strenuamente per riavere l'investitura di un non identificato feudo che era stato concesso ad altri, ed è probabile che si trattasse proprio di Sarcedo[8].
Alla luce dei documenti di cui si dispone non è dato sapere come poi sia avvenuto il passaggio di giurisdizione; si sa invece con certezza che alla fine del XIII secolo il castello di Sarcedo apparteneva ai Maltraversi, perché di ciò dà conferma l'Inventario dei beni della famiglia, datato 1292, dove il castello stesso - che risulta in comproprietà con la nobile famiglia Verlati - viene descritto con rive, fossati ed adiacenze varie[9].
Sempre dall'Inventario risulta chiaro che, sul finire del Duecento, il castello era ancora in perfetta efficienza. Nel 1311, l'anno della sottomissione di Vicenza alla signoria degli Scaligeri, il conte Melchioro Maltraversi, più noto col nome di Boverio o Broverio, lasciò per testamento il castello al Comune cittadino, facendo così supporre di averne nel frattempo ottenuta la piena proprietà.
È probabile che il castello di Sarcedo sia stato distrutto negli anni 1312 - 1314 durante le lotte tra i padovani e i vicentini per il controllo del territorio[6]. Secondo il Mantese, non è credibile Filippo Pigafetta quando alla fine del Cinquecento cita "Sarcedo et Montecchio col castello".
Per quanto riguarda la sua ubicazione, il colle che degrada verso Thiene qualche centinaio di metri ad ovest dell'attuale chiesa parrocchiale è tuttora chiamato col significativo toponimo "Castellano", quasi certamente indicando il luogo ove si trovava l'antico castello; nei primi anni dell'Ottocento, comunque, il Maccà, nativo del luogo, constatò proprio in tal luogo la recente demolizione degli ultimi resti di grosse muraglie[8].
Durante il Medioevo la contrada di Bodo costituiva una villa a sé stante e aveva una certa importanza; se in questo luogo esisteva un castello, questo però alla fine del Duecento era già scomparso[8].
Le notizie in proposito vengono anch'esse fornite dall'Inventario Maltraversi, donde risulta che Bodo aveva il privilegio di un proprio mercato, aveva un castellare nei pressi della chiesa di San Pietro[10] e dipendeva come giurisdizione pro indiviso dai Maltraversi e dai Verlati[11].
Essendo il colle di San Pietro di modeste dimensioni, si può ritenere che l'antico castello di Bodo sorgesse immediatamente a sud della chiesetta tuttora esistente, cioè nell'area attualmente occupata dalla Villa Tretti, che fu eretta nell'Ottocento sui resti di antiche muraglie; anche se poco elevato, tale posto è assai dominante e consente il controllo di tutta la pianura ad est di Thiene.
Nulla dicendo in proposito le fonti storiche di cui si dispone, non è possibile indicare la data in cui questo castello fu distrutto né conoscere i motivi per i quali scomparve; forse durante le lotte guelfo-ghibelline della prima metà del XIII secolo, o addirittura o alla fine del XII secolo, durante le lotte dei Maltraversi contro i vescovi di Vicenza[8].
Come per gli altri comuni del territorio vicentino, la nascita della Comunità rurale di Sarcedo, regolata da uno Statuto, avvenne nel corso del XII secolo.
Durante la signoria degli Scaligeri la comunità rurale ottenne alcuni privilegi; ad esempio nel luglio 1323 i pastori, che rappresentavano la parte più consistente della popolazione, ottennero da Cangrande il privilegio di pascolare in pianura da dicembre a Pasqua. Intorno al 1337 il territorio di Sarcedo fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al Vicariato civile di Thiene e tale rimase, anche sotto la dominazione viscontea e veneziana, sino alla fine del XVIII secolo[12].
Nel 1404 Vicenza, e con essa Sarcedo, si diede alla Repubblica di Venezia e da questo momento il paese ne seguì le sorti. Nel 1542, come non si era mai visto, un nugolo di cavallette distrusse ogni raccolto, purtuttavia Venezia impose un contributo straordinario per combattere i Turchi.
Nel 1586 si mise per iscritto lo statuto, relativo all'ordinamento interno del Comune. Ma tutto il Seicento fu per il territorio di Sarcedo, in cui vivevano circa seicento abitanti, un periodo di difficoltà e di stenti: non vi era alcuna forma di commercio o di redditizia attività artigianale. Si continuava a vivere di pastorizia, la terra messa a coltura era poca, mentre la restante era tenuta a pascolo e soprattutto a bosco[13].
Al momento della caduta della Serenissima, le truppe napoleoniche francesi saccheggiarono la chiesa ed il contado. Nel settembre 1798, 1200 fanti tedeschi si acquartierarono nella campagna a sud di Villa Capra e il luogo è indicato ancora col toponimo Quartieri.
Tutto il territorio passò poi nel 1813 al Regno Lombardo-Veneto e fu annesso infine, nel 1866, al Regno d'Italia. Questo passaggio portò ad un modesto sviluppo economico, come in tutta la zona pedemontana; verso la fine dell'Ottocento lungo il canale Mordini sorsero alcuni opifici, come la tessitura Ranzolin e la filatura Scalcerle.
Durante prima guerra mondiale Sarcedo si ritrovò a ridosso della “zona di operazioni”, nelle immediate vicinanze del fronte: il paese fu occupato da truppe francesi, inglesi, scozzesi e naturalmente italiane (le brigate Udine, Trapani, Novara, Pescara e la 4ª Brigata Bersaglieri). Dopo la rotta del 1916 sul fronte trentino, il territorio fu predisposto alla difesa, con trinceramenti, postazioni e campi spinati; la strada Sarcedo - Breganze venne protetta da una testa di ponte collegata al caposaldo di Montecchio Precalcino; il Seminario del Barcon divenne un ospedale da campo e Villa Suman sede di comando del XXII Corpo d'Armata[6]. La gente conobbe il fenomeno dei profughi. Sarcedo perse nei campi di battaglia 65 dei suoi figli. Vi venne allestito un campo di aviazione provvisorio per il Royal Flying Corps nel marzo del 1918 con il comando del 14° Wing del Tenente Colonnello Philip Joubert de la Ferté in località Moraro-Vegre; operò fino alla partenza dei reparti inglesi nel febbraio del 1919. Il No. 28 Squadron RAF arrivò il 20 agosto 1918 e partì il 22 ottobre.
Anche la seconda guerra mondiale non risparmiò lutti e difficoltà. In quegli anni venne anche fatto saltare per sabotaggio dai partigiani il ponte sull'Astico, poi ricostruito a conflitto concluso.
Solo nel secondo dopoguerra per il paese si aprì un'epoca di benessere e di nuove risorse[13].
«Partito: nel PRIMO di argento; nel SECONDO fasciato di argento e rosso, di 10 pezzi; al castello dell'uno all'altro, torricellato di un pezzo centrale, sostenuto da due leoni rampanti, al naturale, poggiati sui merli esterni del castello, merlato alla guelfa, aperto e finestrato di nero, fondato su una collina di verde, al naturale, caricata di un corso di acqua, scendente in sbarra ondata, di azzurro; al capo di rosso, caricato d'una croce d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.»
«Drappo partito di bianco e di rosso riccamente ornato di ricami di argento e caricato dell'arma civica, coll'iscrizione centrata in argento: Comune di Sarcedo. Le parti di metallo, cordoni e nappa di argento. Asta verticale ricoperta di velluto bianco e rosso. Cravatta e nastri tricolori nazionali frangiati di argento.»
Nel territorio di Sarcedo si trovano numerose ville[14], antiche residenze di campagna di ricche e nobili famiglie, che qui le costruirono favorite dalla felice posizione collinare.
Nel territorio di Sarcedo vi sono nove chiese[16], oltre alle cappelle gentilizie delle ville e a numerosi capitelli votivi.
Nel territorio vi sono alcuni monumenti e siti di interesse[18].
Interessante esempio di archeologia industriale è il Lanificio Beaupain. Già nel 1644 esisteva in loco un mulino a tre ruote sulla roggia Verlata che nel 1648 fu trasformato in cartiera e poi, nel 1885 in un rudimentale stabilimento per la tessitura della lana che, passato in proprietà di Leone Beaupain, verrà ulteriormente ampliato ed ammodernato[6].
Un mulino a tre ruote era presente anche in località Maglio, oggi via Madonnetta, già dal 1275, sempre sulla roggia Verlata. Il 23 novembre 1275 Marcio da Montemerlo promette per il prezzo di lire 150 di piccoli ricevuti dai fratelli Angelo e Ottonello figli di Giovanni Verla, di condurre acqua dal fiume Astico in pertinenze di Sarcedo fino oltre il ghebbo dell'Igna. I predetti fratelli promisero di far edificare e costruire ex novo, nel tratto di roggia nuova dal luogo di Santa Maria di Precalcino fino all'Igna e oltre nelle pertinenze di Thiene, dei molini in quei luoghi dove sarà più utile per le parti. Il 21 novembre 1284 il Molin dell'Igna in Contrà dell'Igna viene venduto dalle sorelle Palma e Aldeita da Montemerlo a Ottonello Verla. Nel 1320 il 24 agosto i Verlati lo vendono al giudice Bugamante Proti.
Dopo altri passaggi di proprietà, il 24 maggio del 1672 il decano e gli uomini del comune di Sarcedo attestano che
«la posta di tre rode da macinar grani situata in mezzo e appresso l'acqua dell'Igna e la roza Verlata fu del già conte Annibale Thiene. Il 12 marzo del 1715, livello del Co: Gio Antonio e Bortolo fratelli Franzani in Zuanne Salbego investito di una casa e Molini in Sarcedo in contrà Passimosca pagandogli ogni anno ducati 227:3:2, un porco di libre 150, para due caponi e para due anere…»
Nel 1809 vengono eseguiti i rilievi catastali del territorio e risultano proprietari i figli di Antonio Salbego, Giovanni e Francesco. Il lotto 789 viene descritto come casa ad uso di molinaro med. e a rode tre di Molino. Nel 1867 la proprietà passa ad Antonio Bernardo Tescari. Nel 1874 la proprietà passa a Luigia Tescari sposata con Michele Parolari. È in questo periodo che avviene la trasformazione del molino da grano in quella di maglio di rame ad acqua, sicuramente ad opera di Michele Parolari che già in precedenza era in questo settore. Il fabbricato viene in parte demolito e ricostruito con gli stessi materiali, così come appare adesso. Nel 1921 rimangono proprietari i fratelli Marco e Michele Ranzolin e usufruttuario il padre Alessandro, vedovo di Emma Parolari. Nel 1924 il maglio da rame con casa spetta ad Anna Celso vedova di Michele Ranzolin. Nel 1934 il maglio da rame con casa viene acquistato da Pietro Scarpari. Il 16 settembre 1941 diventa proprietario Arturo Todeschini che trasforma il maglio da rame in attività tessile ad uso di cardatura, filatura, tessitura ed infine garnettatura della lana. Il 17 giugno 1974 tutti i fabbricati e i terreni adiacenti vengono acquistati da Domenico Todeschini, perito chimico che già praticava dal 1966 l'attività di produzione di adesivi e collanti per uso industriale particolarmente nel settore della calzatura.
Abitanti censiti[19]
Nel capoluogo vi è la Biblioteca civica "P. Maccà", che fa parte della rete di biblioteche vicentine "Biblioinrete", insieme alla maggior parte della biblioteche appartenenti alla Rete Bibliotecaria Vicentina[20].
Dal dicembre 2005 è attivo il Gruppo di Ricerca Storica di Sarcedo che, in collaborazione con il Comune e la Biblioteca civica, pubblica periodicamente i Quaderni storici: Sarcedo, storia e Cultura.[21]
A Sarcedo vi sono due scuole dell'infanzia (private paritarie), una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado.
Attualmente a Sarcedo è il settore artigianale quello che conosce una maggiore espansione, ma presenti sono anche i settori industriale e commerciale.
L'agricoltura, anche se in misura minore rispetto al passato, ha ancora un'importante rilevanza, non solo economica, ma come legame e continuità con le origini e le tradizioni del paese. Le aziende più grosse, circa 200, sono attrezzate con strutture moderne e orientate alla produzione di frutta e soprattutto di uva da vino che viene quasi tutta lavorata dalla cantina di Breganze. La tradizionale festa dell'uva iniziata nel 1953, sta dando particolare impulso a questo settore[6].
Esistono poi allevamenti avicoli e bovini; il latte prodotto viene principalmente lavorato nella latteria di Breganze.
Anche l'industria e ancor più l'artigianato vantano un'antica tradizione. Come ci informa il Maccà, a fine Settecento la Roggia Verlata "girava" una cartiera, 6 ruote di mulini e 1 sega da legname. Di altre rogge, scavate soprattutto per irrigare, nella seconda metà del Cinquecento ricevettero l'investitura i Brandizi, i Nievo, i Chiericati e i Monza.
Attualmente le aziende artigiane sono circa 150 nei settori della tessitura, meccanica, autotrasporti, serramenti, carpenteria, edilizia, marmi[22].
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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24 aprile 1995 | 13 giugno 1999 | Domenico "Nico" Seganfreddo | Lega Nord-Liga Veneta | Sindaco | |
13 giugno 1999 | 30 agosto 2003 | Domenico "Nico" Seganfreddo | Lista civica | Sindaco | |
30 agosto 2003 | 13 giugno 2004 | Commissario Prefettizio | |||
13 giugno 2004 | 25 maggio 2014 | Giorgio Meneghello | Liste civiche di centro-destra | Sindaco | |
25 maggio 2014 | 10 giugno 2024 | Luca Cortese | Lista civica "Sarcedo in Comune" | Sindaco | |
10 giugno 2024 | in carica | Miria Fattambrini | Lista civica "Svolta con Noi" | Sindaco |
Nel 2012 il comune di Sarcedo ha aderito alla lista dei comuni gemellati con la fondazione "Città della Speranza"[23].
Dal 2022 ufficialmente gemellata con il comune di Concordia in Brasile.
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