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museo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il santuario di Minerva è un'area archeologica[2] corrispondente a un tempio di epoca romana; è situata a Breno (provincia di Brescia) in località Spinera e sorge addossata a uno sperone roccioso sulle rive del fiume Oglio, di fronte a una grotta naturale entro la quale sgorgava una sorgente che si è esaurita alcuni anni fa[3], a causa dei lavori di costruzione di una superstrada (variante della SS 42)[senza fonte].
Santuario di Minerva | |
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L'area archeologica del Santuario di Minerva | |
Civiltà | Romana |
Utilizzo | storico |
Stile | Romano |
Epoca | II secolo |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Breno |
Scavi | |
Data scoperta | 1986 |
Date scavi | 1986-2003 |
Organizzazione | Soprintendenza Archeologia della Lombardia |
Amministrazione | |
Ente | Soprintendenza Archeologia della Lombardia |
Visitabile | 14 marzo-27 settembre, ore 10.00-12.30, 14.00-18.00[1] |
Sito web | www.archeologica.lombardia.beniculturali.it/index.php?it%2F199%2Fmusei-e-aree-archeologiche |
Mappa di localizzazione | |
Il sito era già luogo di culto fin dal V secolo a.C.[3] e ospitava un santuario, del quale sono stati rinvenuti alcuni recinti di pietre e un rogo votivo, cioè uno spazio pavimentato che ospitava roghi rituali[4]. A seguito della romanizzazione della Val Camonica, la precedente struttura venne affiancata agli inizi del I secolo d.C. da un tempio romano dedicato alla dea Minerva, che in Età flavia (69-96) fu ristrutturato e ingrandito[3]. Del fatto che i Romani avessero adattato il culto indigeno precedente, scegliendo Minerva come dea più simile agli dei autoctoni, può essere prova il fatto che, contrariamente all'uso tradizionale, la dea non sia affiancata a Giove e Giunone[senza fonte].
Nel IV secolo il processo di cristianizzazione subito dalla valle portò al progressivo abbandono del culto di Minerva e di conseguenza del santuario, che nel secolo successivo fu infine distrutto da un violento incendio[3]. In seguito nelle vicinanze venne costruito un piccolo porticciolo sull'Oglio — fiume che attualmente scorre su un livello inferiore e a breve distanza dal tempio, ma che in epoca romana ne lambiva il cortile — tramite il quale i materiali asportati dal tempio venivano trasportati nei centri vicini per essere riutilizzati: oltre all'approdo, sono stati rinvenuti i resti di una piccola abitazione, nella quale vivevano le persone che traevano il loro sostentamento dalla vendita dei materiali da costruzione estratti dal tempio[senza fonte]. Durante il XIII secolo un'alluvione dell'Oglio ricoprì l'area di detriti e il sito fu definitivamente abbandonato[3].
Con il tempo, l'esistenza del tempio venne dimenticata, anche se il ricordo sopravviveva[3] ancora nei toponimi[5]: nelle vicinanze vi è infatti un "ponte della Minerva" e una chiesa cinquecentesca, dedicata a Santa Maria Vergine, ma che i locali chiamano "chiesa della Minerva"[6]).
I resti del tempio vennero riscoperti casualmente nel 1986, durante uno scavo per la posa di condutture pubbliche[3].
La struttura romana definitiva, costruita accanto a quella indigena, era costituita da una fila di ambienti addossati alla roccia e, ai lati, da due ali porticate che dirigevano verso il fiume delimitando il cortile del tempio[3]. Una breve gradinata consentiva di salire dal cortile al pronao e di accedere alle aule centrali, decorate con pavimenti musivi e affreschi; la sala principale ospitava, in una nicchia sopraelevata, la statua di Minerva, copia romana di una statua greca del V secolo a.C. realizzata in marmo pentelico[3]. Le stanze laterali ospitavano invece fontane e vasche, che esaltavano il legame tra l'acqua e il culto della dea[3].
La Soprintendenza Archeologia della Lombardia ha condotto scavi che, iniziati subito dopo la scoperta, sono durati fino al 2003 e hanno portato alla luce i pavimenti a mosaico e le mura affrescate[3] (lo strato di detriti depositatosi in seguito all'alluvione ha contribuito a conservare gli affreschi), resti di colonne e are votive. Sono stati trovati anche - sparsi sui pavimenti e all'interno delle vasche - cocci frantumati di contenitori in ceramica, figurine votive in marmo e terracotta, iscrizioni, fibule, monete e gioielli. Nel 1988 è stata rinvenuta anche la statua della dea, priva della testa, delle braccia e di parte delle gambe.[7]
A partire dal 2003 è stato oggetto di un restauro conservativo che, insieme alla posa di una copertura e la realizzazione di percorsi informativi, lo hanno trasformato in un museo[3], che è stato aperto al pubblico nel 2007[1]. In particolare, per fini illustrativi vi è stata posizionata una copia della statua di Minerva Hygeia, il cui originale è invece esposto al Museo archeologico nazionale della Valle Camonica di Cividate Camuno[1].
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