Santo Araniti

mafioso italiano (1947) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Santo Araniti (Reggio Calabria, 25 aprile 1947) è un mafioso italiano, capobastone dell'omonima cosca della 'Ndrangheta calabrese.

Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Incomincia la sua carriera criminale a fianco del capobastone di Reggio Calabria Domenico Tripodo.

Santista, e alleato dei De Stefano durante le due guerre di 'Ndrangheta

Negli anni settanta divenne santista e fece parte della Massoneria[1]. Fu un alleato chiave dei De Stefano nella guerra proprio contro Tripodo, (prima guerra di 'Ndrangheta). Nel 1985 quando scoppiò la seconda guerra di 'Ndrangheta si alleò con i Serraino-Condello e gli Imerti in lotta contro i De Stefano e Tegano.

Condanna e arresto

Nel 1990 fu condannato a 9 anni per traffico di stupefacenti e successivamente condannato all'ergastolo per l'omicidio del 1989 di Lodovico Ligato, ex capo delle ferrovie dello stato. Per un periodo è stato considerato il capo della commissione interprovinciale, ente istituito dopo la seconda guerra di 'Ndrangheta per dirimere questioni tra le 'ndrine.

Venne arrestato il 24 maggio 1994 a Roma e incarcerato con il 41 bis. Al momento dell'arresto aveva in tasca un telefono cellulare intestato al Capo Vice Delegazione del Vertice G7 presso la Farnesina[2]. Dal novembre 2008 viene tolto da quel regime carcerario.[1][3][4][5]

Indagato per l'omicidio Scopelliti

Nel 2019 il procuratore Giuseppe Lombardo riapre l'inchiesta per l'omicidio di Antonino Scopelliti e risulta tra gli indagati insieme a Pasquale Bertuca, Vincenzo Bertuca, Giorgio De Stefano, Gino Molinetti, Antonino Pesce, Giuseppe Piromalli, Giovanni Tegano, Pasquale Tegano, Vincenzo Zito e esponenti di Cosa Nostra[6].

Note

Voci correlate

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