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frazione del comune italiano di Ferrara Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
San Bartolomeo in Bosco è una frazione di Ferrara di 2.041 abitanti (censimento anno 2011). Rientra nella Circoscrizione 2 e dista dal centro del capoluogo circa 14 km.
San Bartolomeo in Bosco frazione | |
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La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Ferrara |
Comune | Ferrara |
Territorio | |
Coordinate | 44°43′58″N 11°38′14″E |
Altitudine | 10 m s.l.m. |
Abitanti | 2 041 (2011) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 44124 |
Prefisso | 0532 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | sanbartolomeensi |
Patrono | San Bartolomeo |
Cartografia | |
Territorialmente si sviluppa fra Gaibana, Montalbano e Marrara, ed è tutta costituita da aree pianeggianti.[1][2]
Il paese è nato nel XVIII secolo su terreni bonificati in epoca recente, e da quel momento è stato soggetto a numerosi eventi drammatici legati alle rotte del fiume Reno, anni 1774, 1896 e 1951, e ai danni prodotti dai sismi del 1887 e 2012.[1]
La storia di San Bartolomeo in Bosco può essere racchiusa in un racconto di poco meno di trecento anni, prima solo valli, paludi e qualche sparso casone di canne e fango. Con i primi coloni nelle nuove terre emerse in località ‘li Boschi’ sorse nel 1735 un oratorio nelle possessioni del conte Bartolomeo Masi. Un piccolo borgo che presto si popola e diviene, ‘dismembrato’ dalla chiesa di S. Egidio, la parrocchia di san Bartolomeo in Bosco, con una nuova chiesa (1786) e un suo parroco, don Botti. Delle epoche passate, oltre qualche antica casa e la scuola elementare (1912) dell’ing. Duprà, la storia si manifesta con il bel monumento in bronzo in ricordo dei Caduti della Grande Guerra di Edgardo Simone (una Nike alata, anno 1927, restauro del 2019) e l’interessante Casa Littoria dell’ing. Ugo Marti (collaudo 1941), ora caserma dei Carabinieri. La storia del piccolo borgo è strettamente legata a quella della sua chiesa parrocchiale, ricostruita dopo la distruzione della seconda guerra mondiale nelle forme attuali nel 1959 (nell'abside affresco di Mario Capuzzo).[1]
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