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film del 1953 diretto da Elia Kazan Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Salto mortale (Man on a Tightrope) è un film del 1953 diretto da Elia Kazan e basato sul romanzo omonimo scritto nel 1952 da Neil Paterson.
Salto mortale | |
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Titolo originale | Man on a Tightrope |
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1953 |
Durata | 105 min |
Dati tecnici | B/N rapporto: 1,37:1 |
Genere | drammatico |
Regia | Elia Kazan |
Soggetto | Neil Paterson |
Sceneggiatura | Robert E. Sherwood |
Produttore | Robert L. Jacks |
Casa di produzione | 20th Century Fox Film Corporation, Bavaria Film |
Distribuzione in italiano | 20th Century Fox |
Fotografia | Georg Krause |
Montaggio | Dorothy Spencer |
Musiche | Franz Waxman |
Scenografia | Hans Kuhnert, Theo Zwierski |
Costumi | Ursula Maes, Charles Le Maire |
Trucco | Arthur Schramm, Fritz Seyfried |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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La storia è incentrata sulle vicende di Karel Cernik, proprietario di un circo nella Cecoslovacchia appena occupata dall'Unione Sovietica nel 1952.
Il film, diretto da Elia Kazan su una sceneggiatura di Robert E. Sherwood e un soggetto di Neil Paterson, fu prodotto da Robert L. Jacks[1] per la Twentieth Century Fox Film Corporation e la Bavaria Film[2] e girato nei Bavaria Filmstudios a Grünwald, in Germania,[3] dal 2 settembre al 24 ottobre 1952. I titoli di lavorazione furono International Incident e Man on the Tightrope.[4] Nel marzo 1952 era stato annunciato che Anatole Litvak avrebbe curato la regia del film con Hildegard Knef nel ruolo della protagonista femminile poi affidato a Gloria Grahame. Per il principale ruolo maschile era stato fatto nel maggio 1952 il nome di James Mason, ma la scelta definitiva è poi caduta su Fredric March.
Il film fu distribuito con il titolo Man on a Tightrope negli Stati Uniti dal 1º aprile 1953[5] (première a Los Angeles) al cinema dalla Twentieth Century Fox.[2]
Altre distribuzioni:[5]
Il Morandini non dà un giudizio positivo del film descrivendolo come pesante e goffo ed additandogli una "esplicita propaganda anticomunista". Le cause sarebbero da addebitare al regista Kazan e allo sceneggiatore Sherwood.[6] Secondo Leonard Maltin il film vanta un "racconto dignitoso" e può contare su "bei momenti" anche se i personaggi risulterebbero "troppo forzati".[7]
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