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genere di animali della famiglia Salamandridae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Salamandra Garsault, 1764 è un genere di anfibi urodeli della famiglia Salamandridae.[1]
Hanno una lingua flessibile con cui catturano le prede più distanti. Hanno delle ghiandole sulla pelle che emanano una secrezione nociva e irritante. Come tutti gli anfibi, si nutrono di insetti e altri invertebrati.
Le specie del genere Salamandra sono distribuite in Europa, Nord Africa e Asia occidentale.[1]
Vivono in zone umide e con un clima fresco tutto l'anno, in collina e montagna, dove frequentano il sottobosco.
Il genere comprende sette specie[1]:
Alla salamandra furono attribuite nell'antichità, ed in particolare nel medioevo, proprietà e relativi simboli.
La caratteristica principale è che si riteneva che la salamandra avesse la capacità di resistere al fuoco diretto. Tale caratteristica (presunta) ne fece quindi un animale con un'alta carica simbolica. Essa viene spesso rappresentata accanto o addirittura in mezzo alle fiamme ed è divenuta anche una figura araldica. Essa fu scelta come simbolo araldico anche da Francesco I, re di Francia, associandola al motto, in lingua latina, Nutrisco et extinguo, che riprende una delle caratteristiche leggendarie dell'animale, che era ritenuto capace di alimentare il "fuoco buono" e spegnere quello "cattivo".[2]
Identificata con il fuoco stesso,[3][4] fu scelta dagli alchimisti come simbolo della operazione di calcinazione.[5]
Anche Johann Wolfgang Goethe raccoglie questa nomea quando, nel Faust, fa pronunciare al protagonista dell'opera lo "scongiuro dei quattro":
«Salamandre soll glühen,
[…]
Verschwind in Flammen,
Salamandre
[...]»
«La salamandra avvampi,
[…]
Dissolviti in fiamme,
salamandra
[…]»
Tuttavia questa presunta capacità della salamandra di resistere al fuoco portò, per analogia, all'identificazione dell'animale nelle virtù che consentono alla persona retta di passare indenne attraverso le tribolazioni e le tentazioni, che deve affrontare nella vita. Joachim Camerarius, naturalista di Norimberga, scriveva nel 1590, nella sua opera Symbolorum et Emblematum ex Aquatilibus et Reptilibus (Simboli ed emblemi dagli animali acquatici e dai rettili):
«Siehe der Salamander geht durch die Flammen hindurch. Unverletzt bleibt immer auch die Reinheit.»
«Guarda, la salamandra attraversa le fiamme. Rimane sempre illesa anche la purezza.»
Così la salamandra era diventata emblema della Verginità e della Castità, virtù che consentono agli esseri umani di attraversare un mondo di tentazioni senza cadere nel peccato.[2] La deduzione di una sua capacità di distinguere il fuoco buono, quello che dà calore e vita, da quello cattivo, che tutto distrugge, alimentando il primo e spegnendo il secondo, ne ha fatto anche il simbolo dell'uomo giusto[2] e in particolare della Giustizia distributiva del Cristo.[6] Inoltre l'affermazione di Cristo: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!»[7] e la sua "discesa agl'inferi", cioè nel fuoco eterno, uscendone vittorioso, come detto nell'antico Simbolo degli Apostoli, hanno fatto della salamandra addirittura un simbolo del Cristo stesso.[6]
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