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trattato politico femminista Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lo SCUM Manifesto è un trattato politico femminista scritto e inizialmente autoprodotto e distribuito da Valerie Solanas nel 1967[1]. Venne pubblicato per la prima volta nel 1968[2].
SCUM Manifesto | |
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Altri titoli | S.C.U.M. Manifesto |
Autore | Valerie Solanas |
1ª ed. originale | 1967 |
Genere | Trattato |
Sottogenere | sociopolitico |
Lingua originale | inglese |
«Per bene che ci vada, la vita in questa società è una noia sconfinata. E poiché non esiste aspetto di questa società che abbia la minima rilevanza per le donne, alle femmine dotate di spirito civico, responsabili e avventurose non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l'automazione completa e distruggere il sesso maschile.[3][4]»
Nello SCUM Manifesto vengono esposte dure critiche intorno ad argomenti sociali e politici. L'analisi dell'autrice si concentra attraverso una lettura di genere, su aspetti caratteristici della società statunitense contemporanea, quali il sistema economico, il potere, i meccanismi della produzione artistica per arrivare poi a proporre in modo fortemente provocatorio "l'automazione globale" e "l'eliminazione del maschio" ad opera delle «SCUM».
Nel testo il termine SCUM-feccia è usato esclusivamente in riferimento ad una tipologia di donne, non agli uomini. Scum letteralmente significa "feccia", impurità e nonostante il titolo sia stato tradotto come acronimo di "Society for Cutting Up Men", Valerie Solanas rifiutò questa attribuzione difendendo tardivamente il titolo originale "SCUM manifesto".[5]
Nel testo Solanas avverte:
«Il conflitto, perciò, non è tra femmine e maschi, ma tra SCUM – le femmine dominatrici, determinate, sicure di sé, cattive, violente, egoiste, indipendenti, orgogliose, avventurose, sciolte, insolenti, che si considerano adatte a governare l’universo, che hanno scorrazzato a ruota libera ai margini di questa “società” e che sono pronte a procedere speditamente oltre a ciò che essa ha da offrire – e le garbate Figlie di Papà, passive, accomodanti, “colte”, gentili, dignitose, sottomesse, dipendenti, timorose, mentecatte, insicure, avide di approvazione, incapaci di sporgersi verso l’ignoto, contente di sguazzare nelle fogne, desiderose di rimanere allo stadio scimmiesco; quelle che si sentono sicure solo con il Grande Papà accanto, con un omone forzuto a cui appoggiarsi e con un faccione peloso alla Casa Bianca, che sono troppo codarde per affrontare la tremenda realtà di ciò che un uomo è, di ciò che Papà è, che hanno fatto causa comune coi porci, che si sono adattate alla bestialità, che nella loro superficialità si sentono a proprio agio e non conoscono altro tipo di “vita”.[6]»
Il testo è scritto con un linguaggio diretto, crudo, sessualmente esplicito ed ironico[7][8]. È considerato una parodia del patriarcato e della teoria psicoanalitica freudiana di cui inverte i cliché e i termini: dall'"incidente biologico" al "sesso incompleto" passando per l'"invidia del pene", che qui diventa "invidia della vagina", la parola "donna" è sostituita con "uomo" , "femminilità" con "mascolinità" e viceversa[9][10]. Il testo quindi si confronta frontalmente, criticandolo, con il binarismo sessuale su cui si fondano gli Stati moderni[11].
L'opera di Valerie Solanas, all'epoca della pubblicazione, rappresentò un netto tentativo di opposizione al mainstream culturale. L'opinione pubblica considerò le tesi espresse nel libro come attacchi diretti ai valori tradizionali della famiglia e alle basi della società occidentale. In seguito Valerie Solanas descrisse lo SCUM come un modello di "tecnica letteraria"[12] satirica utilizzato al fine di ottenere un dibattito sugli argomenti proposti.
Il 3 giugno 1968 Solanas, che all'epoca frequentava la Factory, sparò ad Andy Warhol e al suo compagno di allora Mario Amaya. Entrambi sopravvissero all'accaduto, anche se Andy Warhol in particolare riportò gravi ferite e si salvò in extremis. Valerie Solanas dichiarò di aver sparato perché Warhol "aveva troppo controllo sulla sua vita"[13].
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