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politica francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Marie-Ségolène Royal (/ma'ʁi segɔ'lɛn rwa'jal/ ) (Dakar, 22 settembre 1953) è una funzionaria e politica francese, candidata del Partito Socialista alla carica di presidente della Repubblica nelle elezioni del 2007, battuta al secondo turno da Nicolas Sarkozy. È stata la prima candidata donna a superare il primo turno.
Ségolène Royal | |
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Ségolène Royal nel 2012 | |
Ministro dell'ambiente, dell'energia e del mare, responsabile delle relazioni internazionali sul clima[1] | |
Durata mandato | 2 aprile 1992 – 29 marzo 1993 |
Presidente | François Mitterrand |
Capo del governo | Pierre Bérégovoy |
Predecessore | Brice Lalonde |
Successore | Michel Barnier |
Durata mandato | 2 aprile 2014 – 10 maggio 2017 |
Presidente | François Hollande |
Capo del governo | Manuel Valls Bernard Cazeneuve |
Predecessore | Philippe Martin |
Successore | Nicolas Hulot (Transizione ecologica e solidale) |
Presidente del Consiglio regionale del Poitou-Charentes | |
Durata mandato | 28 marzo 2004 – 21 aprile 2014 |
Predecessore | Élisabeth Morin |
Successore | Jean-François Macaire |
Ministro delegato per la famiglia, i bambini e le persone con disabilità[2] | |
Durata mandato | 27 marzo 2000 – 6 maggio 2002 |
Presidente | Jacques Chirac |
Capo del governo | Lionel Jospin |
Predecessore | Martine Aubry |
Successore | Jean-Francois Mattei |
Ministro delegato all'istruzione scolastica | |
Durata mandato | 4 giugno 1997 – 27 marzo 2000 |
Presidente | Jacques Chirac |
Capo del governo | Lionel Jospin |
Predecessore | Francoise Hostalier (Segretario di Stato indirettamente) |
Successore | Xavier Darcos (indirettamente) |
Deputata francese | |
Durata mandato | 23 giugno 1988 – 2 maggio 1992 |
Predecessore | Voto proporzionale |
Successore | Jean-Pierre Marché |
Durata mandato | 2 aprile 1993 – 4 luglio 1997 |
Predecessore | Jean-Pierre Marché |
Successore | Jean-Pierre Marché |
Durata mandato | 12 giugno 1998 – 17 giugno 2007 |
Predecessore | Jean-Pierre Marché |
Successore | Delphine Batho |
Legislatura | IX, X, XI, XII (Quinta Repubblica) |
Gruppo parlamentare | SOC |
Circoscrizione | XII: 2ª delle Deux-Sèvres |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PS (1978–2017; dal 2021) |
Università | |
Professione | Giudice amministrativo, avvocato |
Firma |
Nel 2008 si presenta come candidata alla segreteria del Partito Socialista; il convulso congresso del novembre 2008 la vede sconfitta nel voto finale dei militanti, battuta per soli 102 voti (circa lo 0,04%) da Martine Aubry. Nell'aprile 2014 è stata nominata ministro dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia nel nuovo governo di Manuel Valls.
Nasce a Dakar, nell'attuale Senegal (ai tempi parte dell'Africa Occidentale Francese), da una famiglia originaria della Lorena (in particolare di Villacourt e Chamagne).[3] È figlia di Jacques Royal, militare e colonnello d'artiglieria, e di Hélène Dehaye. Il suo nome completo è Marie-Ségolène. Dall'età di venticinque anni ha scelto di tenere come unico nome quello di Ségolène.
Dopo la laurea in scienze economiche all'Università di Nancy II (licence), si è laureata anche a Sciences Po nel 1978 a Parigi e dopo gli studi all'École nationale d'administration ("promozione Voltaire", 1980) sceglie di essere assegnata come magistrato al tribunale amministrativo. Nel 1994, già deputata all'Assemblea nazionale e al consiglio generale delle Deux-Sèvres, passa il concorso di avvocato al foro di Parigi ed entra nello studio Teitgen.
Notata da Jacques Attali e da François Hollande, tra il 1982 al 1988 è consigliere tecnico alla segreteria generale della presidenza della Repubblica, incaricata in un primo tempo della gioventù e dello sport, poi degli affari sociali. Aderisce al PS.
Nel 1988 si vede conferire una nomina inaspettata da François Mitterrand nelle Deux-Sèvres, dove è eletta deputato. Si fa notare per l'attenzione verso alcuni problemi particolari, come il riconoscimento del formaggio chabichou, e verso la questione della violenza e dell'infanzia: nel 1988 pubblica il libro Le Ras-le-bol des bébés zappeurs (più o meno "Basta con i bambini che fanno zapping").
Dalla fine degli anni 1970 al 2007 è stata compagna di vita di François Hollande, ex primo segretario del Partito socialista e Presidente della Repubblica francese dal 2012 al 2017, con il quale ha avuto quattro figli.
Dal 1988 al 2007 è stata deputato del 2° collegio del dipartimento di Deux-Sèvres.
Dal 3 aprile 1992 al 29 marzo 1993 è ministro dell'Ambiente nel governo Bérégovoy. Si concentra sulle questioni del trattamento e riciclaggio dei rifiuti (su cui fa votare la legge del luglio 1992), dell'inquinamento visivo e sonoro e dei problemi legati all'acqua.
Nel 1995 si candida a sindaco di Niort ma viene sconfitta a causa delle divisioni del Partito socialista nella circoscrizione.
Dopo le elezioni del giugno 1997 che vedono la vittoria della sinistra, è chiamata a far parte del governo Jospin che, in coabitazione con il presidente della Repubblica Jacques Chirac, resterà in carica fino al maggio 2002.
Dal 4 giugno 1997 al 27 marzo 2000 è ministro delegato per l'Istruzione scolastica presso il ministro dell'Educazione nazionale Claude Allègre. A causa dell'incompatibilità tra incarichi parlamentari e di governo, si dimette da deputato. Si dedica agli aiuti dei bambini sfavoriti o in difficoltà, tramite il rilancio delle zone di istruzione prioritaria, la creazione di fondi sociali per gli scolari (come il fondo sociale per le mense scolastiche), la creazione delle ore di sostegno scolastico. Nel campo dell'insegnamento, pone le lingue straniere come priorità fin dalla scuola materna.
Dal 27 marzo 2000 al 27 marzo 2001 è ministro delegato alla Famiglia e all'Infanzia, presso il ministro del Lavoro e della Solidarietà, dapprima Martine Aubry e poi Élisabeth Guigou. Dal 28 marzo 2001 fino alla fine della legislatura, il 5 maggio 2002, la sua delega è estesa alla Famiglia, all'Infanzia e alle Persone con Handicap. È in questo ruolo che si fa conoscere dal grande pubblico. Tra le principali sue azioni:
Viene rieletta deputato alle elezioni legislative del giugno 2002, da cui il PS esce sconfitto e passa all'opposizione.
Nel marzo 2004 è eletta presidente del consiglio regionale del Poitou-Charentes, battendo la presidente uscente Élisabeth Morin (UMP), ottenendo all'interno del PS il soprannome di «La Zapatera», con riferimento alla vittoria, in quello stesso mese, di José Luis Rodríguez Zapatero e alla loro affinità politica. È anche uno schiaffo al primo ministro in carica Jean-Pierre Raffarin, che è stato presidente di quella regione fino al maggio 2002 e che è la personalità più in vista della zona.
Nel 2006 si è proposta come candidata socialista alle elezioni presidenziali francesi dell'anno successivo, con un programma centrista e innovatore rispetto alla tradizione del partito. Gli altri due aspiranti alla candidatura socialista erano Dominique Strauss-Kahn, su posizioni riformiste, e Laurent Fabius, considerato il più a sinistra sotto molti aspetti.
Il 16 novembre 2006 si tennero le primarie del Partito Socialista, vinte da Ségolène Royal con ampio margine fin dal primo turno, ottenendo il 62% dei voti; Strauss-Kahn e Fabius si sono fermati al 20% e 18% rispettivamente.
Le elezioni presidenziali si sono tenute il 22 aprile 2007; Royal ha raccolto al primo turno 9.500.112 voti (25,87%).[4] Ha partecipato al ballottaggio del 6 maggio con il candidato dell'Unione per un movimento popolare Nicolas Sarkozy, uscendone sconfitta con 16.790.611 voti e il 46,94% contro i 18.983.408 voti (53,06%) di Sarkozy.[5]
Decide di non ricandidarsi alle elezioni legislative del giugno 2007, concentrandosi sull'incarico di presidente di regione e sull'attività all'interno del partito.
Il 17 giugno 2007, dopo il secondo turno delle elezioni legislative, che hanno visto un inatteso recupero del suo partito, annuncia la separazione dal suo compagno François Hollande; conferma inoltre la propria candidatura a segretario del Partito socialista in vista del congresso che si dovrebbe tenere nell'autunno 2008, nel quale Hollande si dovrebbe presentare dimissionario.
In vista del congresso del Partito Socialista del novembre 2008 a Reims, che deve eleggere il nuovo segretario in sostituzione dell'uscente François Hollande, Ségolène Royal presenta una propria mozione candidandosi quindi alla segreteria del partito. La sua mozione, soprattutto per l'apertura ad alleanze con il partito centrista di François Bayrou, è considerata quella più moderata; ad essa si contrappongono quella di Martine Aubry, quella del sindaco di Parigi Bertrand Delanoë, considerate molto vicine politicamente, e quella di Benoît Hamon, la più a sinistra. Al voto degli iscritti che precede il congresso, la mozione Royal giunge prima con il 29%, seguita da quella Delanoë (25%), da Aubry (poco meno del 25%) e quindi quella di Hamon (20%). Durante i tre giorni congressuali si susseguono le trattative per trovare una maggioranza, specialmente tra Aubry e Delanoë, considerati molto vicini politicamente; l'accordo tuttavia non arriva e il congresso si chiude rinviando l'elezione del segretario a una nuova votazione tra gli iscritti. Delanoë annuncia quindi il ritiro della propria candidatura invitando a votare per Aubry, che, arrivata al ballottaggio con Royal, ottiene l'appoggio anche di Hamon. Il 21 novembre 2008 si svolge una serratissima ultima votazione, i cui esiti contestati vedono Royal sconfitta da Aubry per soli 102 voti (lo 0,04%).
Il 9 ottobre 2011 si svolgono le primarie del Partito Socialista per eleggere il candidato alla Presidenza della Repubblica francese, Ségolène Royal si candida ed ottiene il 7% dei voti mentre a vincere la competizione elettorale è il suo ex compagno Francois Hollande, ex segretario socialista che raggiunge il 39% al primo turno e il 56% dei consensi al secondo turno contro il segretario del partito socialista Martine Aubry.
Nel 2012, alle elezioni legislative, dove lei è data come possibile presidente dell'Assemblea Nazionale, perde nel 1° collegio della Charente Marittima contro il socialista dissidente Olivier Falorni.
Il 2 aprile 2014 è nominata ministro dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia nel nuovo governo di Manuel Valls, lasciando poco dopo la presidenza del consiglio del Poitou-Charentes.
Sempre più spesso i commentatori vedono Royal come il sostituto del presidente François Hollande in alcune importanti occasioni statali. Quando Papa Francesco è atterrato per la prima volta nel suo pontificato sul suolo francese con una visita al Parlamento europeo a Strasburgo nel novembre 2014, Royal è stata il più alto funzionario francese ad accoglierlo. Dopo gli attacchi mortali contro un giornale satirico e un supermercato kosher nel gennaio 2015, si è recata in Israele per rappresentare la Francia ai servizi commemorativi.
Quando nel maggio 2017 Emmanuel Macron è stato eletto presidente francese, Royal sperava di ottenere una posizione nel suo governo, ma invece le è stata offerta la posizione di ambasciatrice per i Poli (Artico e Antartico) che ha accettato nel giugno 2017.[6] Alla fine del 2018 la pubblicazione del libro "Ce que je peux enfin vous dire" (Che cosa posso finalmente dirti) in cui Royal parla in dettaglio del sessismo che ha subito durante la sua carriera politica, coincide con un declino della popolarità di Macron al centro delle proteste dei Gilets Jaunes. Per questo motivo c'è chi ha parlato di un ritorno politico di Royal.[7][8]
Nel 2019 Royal, che non fa più parte del Partito socialista, ha moltiplicato le uscite critiche nei confronti di Macron e del governo, dal mancato divieto di alcuni pesticidi alla contestata riforma delle pensioni. In ottobre è finita al centro di un'inchiesta di Radio France in cui si diceva che l'ambasciatrice non aveva mai partecipato alle riunione del Consiglio dell'Artico (otto rappresentanti degli Stati che hanno una parte del territorio dell'Artico). Il 7 gennaio 2020 viene licenziata da Macron dall'incarico con una lettera firmata dal segretario generale del Quai d'Orsay, Francois Delattre, e dal segretario generale della Transizione ecologica, Emilie Piette. Lei lo rende noto postando la lettera di licenziamento su Facebook.
In materia economica, Ségolène Royal si è detta favorevole a un nuovo corso, che coniughi sviluppo economico e giustizia sociale. È favorevole, tra le altre cose, all'introduzione di agevolazioni fiscali per gli investimenti nella ricerca, l'innovazione e l'ambiente. Non si è opposta a una maggiore flessibilità, concordata, dei contratti di lavoro (sugli orari di lavoro, le 35 ore, etc.) a condizione che il contratto a tempo indeterminato resti il contratto base e che la maggiore flessibilità sia compensata da nuove forme di assistenza pubblica.
Pone come obiettivo la riduzione del deficit del bilancio statale, tramite una politica di crescita economica unita a una lotta agli sprechi dell'amministrazione pubblica.
Si è detta favorevole a un aumento dello SMIC, il salario minimo; insiste sul fatto che nessuno dovrebbe essere pagato per non far nulla.
Ségolène Royal si è pronunciata a favore del divieto di cumulo delle cariche (divieto previsto dal programma del Partito socialista).
Riguardo alla Presidenza della Repubblica, ha dichiarato che il potere attualmente nelle sue mani andrebbe condiviso, è a favore della limitazione a due mandati presidenziali, così come in generale alla limitazione temporale per tutte le altre cariche elettive.
Ha proposto la creazione di "giurì di cittadini", estratti a sorte, che controllino l'operato dei politici eletti. Questa proposta ha suscitato vivaci reazioni, sia a destra (un articolo di Le Figaro evocava il paragone con i soviet) sia a sinistra (Michel Rocard ha parlato di "stupidità" e Laurent Fabius di "populismo").
Si è detta d'accordo con le posizioni ufficiali del Partito socialista sul tema, quindi a favore di dispositivi amministrativi per l'integrazione e la naturalizzazione degli immigrati arrivati sia legalmente che clandestinamente sul territorio nazionale.
Si è espressa contro la politica sull'immigrazione di Nicolas Sarkozy, ritenendo per esempio "insopportabile" che la Francia possa "saccheggiare i 'cervelli' dei paesi ex colonie dopo averne saccheggiato per anni e anni le materie prime".
Le sue posizioni peraltro appaiono a volte non lontanissime da quelle di Sarkozy: nel passato si è pronunciata contro le sanatorie di massa dei clandestini, per esempio il 4 settembre 2006 in una intervista concessa alla radio pubblica France Inter. L'ostilità a sanatorie generalizzate, e quindi un sostegno alla politica di Sarkozy di maggiore severità riguardo all'immigrazione, sono diffusi anche tra gli elettori tradizionalmente di sinistra, specialmente di estrazione operaia.
Royal è stata critica verso una politica estera francese tendente all'isolazionismo, mentre la Francia, per la sua storia e in quanto membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, dovrebbe guardare all'Africa, all'Asia e al Medio Oriente come a una fonte, oltre che di possibili minacce, anche di forti relazioni amichevoli.
Sulla "guerra al terrorismo" dichiarata dagli Stati Uniti, ritiene che le guerre preventive aggravino i problemi che cercano di risolvere, e che solo Bush possa ritenere il mondo più sicuro dopo la guerra in Iraq.
A proposito dell'ingresso della Turchia nell'Unione europea, Ségolène Royal ha dichiarato che seguirebbe l'opinione dei francesi. Questa frase, pronunciata in una conferenza stampa all'Assemblea Nazionale l'11 ottobre 2006, ha lasciato senza risposta la curiosità degli osservatori politici.
Ségolène Royal non è favorevole a una depenalizzazione della cannabis, che sarebbe, secondo lei, «un segnale che banalizzerebbe l'uso della droga». Quanto alla questione della legalizzazione della prostituzione (sul modello tedesco), ella si dice contro quella che chiama «la vendita dei corpi» e che considera contraria alla carta internazionale dei diritti dell'uomo.
Ha espresso delle riserve sul matrimonio omosessuale: «Mi sono sempre rifiutata di strumentalizzare le questioni sociali per sembrare "in". Preferisco la parola unione a quella di matrimonio per non scuotere troppo i punti di riferimento tradizionali, la famiglia è un padre e una madre. » Ciò nonostante, nel giugno 2006 in un'intervista apparsa per la rivista gay Têtu, ha dichiarato che avrebbe applicato il programma del partito socialista che comprende il matrimonio di coppie dello stesso sesso e del loro diritto all'adozione, promettendo la loro introduzione nel caso di vittoria socialista, impegno ribadito anche in seguito.
Nel giugno 2006 Ségolène Royal ha espresso riflessioni su come "prosciugare la fonte della delinquenza", stupendo molti anche nel suo partito, a causa di una sorprendente durezza, proponendo in particolare di mettere "in un servizio, a inquadramento militare, a fini sociali o di apprendistato per un lavoro" i minori con più di 16 anni "fin dal primo atto di delinquenza".
Più recentemente ha ribadito che tutte le alternative alla prigione devono essere favorite e che strutture a fini umanitari ma inquadrate da militari potrebbero permettere ai giovani delinquenti di "riconquistare la stima in sé stessi".
Ha avanzato anche l'idea di "sospendere parte degli assegni familiari al primo atto di inciviltà del figlio" per "responsabilizzare" i genitori e propone la creazione di "scuole per genitori" dove dovrebbero andare i genitori i cui figli abbiano commesso ripetutamente atti di inciviltà.
Si è detta favorevole a un sindacalismo "di massa" (nell'agosto 2006 ha dichiarato «I Francesi non sono contro il valore del lavoro, ma sono profondamente insoddisfatti delle condizioni in cui lavorano. ( [...] ) La Francia deve uscire dall'arcaismo delle sue relazioni sociali. Ho visto, in Svezia, un altro spirito e altri comportamenti, grazie a un sindacalismo di massa»).
Considera che le 35 ore siano state un progresso per la maggioranza dei lavoratori dipendenti, ma un arretramento per alcuni.
«Désirs d'avenir» (Desideri di futuro) è il nome dell'associazione che sostiene Ségolène Royal nella sua «candidatura alla candidatura» all'interno del Partito socialista in vista delle elezioni presidenziali del 2007.
«Désirs d'avenir» è anche il nome di un vasto «forum partecipativo» che ella ha lanciato su Internet nel febbraio 2006 (vedi Collegamenti esterni). Il sito si presenta come una messa in pratica della «democrazia partecipativa» propugnata da Ségolène Royal. Vi si tengono molte discussioni, aperte alla partecipazione dei cittadini internauti, su diversi argomenti (giustizia, sistema carcerario, scuola, condivisione di file su internet, etc.). Le osservazioni e i commenti lasciati dagli internauti dovrebbero essere in seguito riuniti in sintesi (normalmente in forma di libro) in cui Ségolène Royal nota le idee che questi scambi le hanno suscitato. Dei moderatori controllano i messaggi, i meno costruttivi e alcuni contenenti critiche sulla Royal non sono pubblicati.
Dalla fine degli anni '70 la Royal è stata la compagna di François Hollande, che aveva incontrato all'École nationale d'administration. La coppia ha avuto quattro figli: Thomas (1984), Clémence (1985), Julien (1987) e Flora (1992). Non si erano sposati considerando il matrimonio troppo "borghese". La loro unione è terminata nel giugno 2007, la sera delle elezioni legislative, quando un'agenzia di stampa fa trapelare la notizia della loro separazione in seguito alla relazione di Hollande con una giornalista.
Occupava il posto numero 500 nell'emiciclo dell'Assemblea Nazionale.
Il consiglio dei probiviri di Niort ha condannato Ségolène Royal nel 1999 per aver impiegato durante la sua campagna del 1998 (elezioni cantonali) molte collaboratrici senza remunerarle. Il suo appello è stato respinto dalla corte d'appello di Poitiers nel 2005.
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