Rifugio Re Alberto
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Il rifugio Re Alberto (in ted. Gartlhütte o König-Albert-Hütte) è un rifugio alpino situato nel Gruppo del Catinaccio nelle Dolomiti, nel territorio comunale di Tires, in Alto Adige, a 2621 m s.l.m..
Rifugio Re Alberto Gartlhütte / König-Albert-Hütte | |
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Il rifugio Re Alberto sotto le Torri del Vajolet | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Altitudine | 2 621 m s.l.m. |
Località | Tires (BZ) |
Catena | Gruppo del Catinaccio - Dolomiti |
Coordinate | 46°27′32.97″N 11°37′22.38″E |
Dati generali | |
Inaugurazione | 1929 |
Proprietà | Privata |
Gestione | Valeria Pallotta |
Periodo di apertura | da giugno a settembre |
Capienza | 60 posti letto |
Mappa di localizzazione | |
Sito internet | |
La prima costruzione risale al 1929, quando Marino Pederiva eresse sul posto una piccola capanna in legno, acquisita successivamente dalla guida alpina Tita Piaz, che nel 1933 fece edificare il primo rifugio Re Alberto. La denominazione del rifugio si deve in onore del re Alberto I del Belgio, che era solito effettuare le sue escursioni sulle Dolomiti insieme a Tita Piaz, accompagnato dalla guida Vitale Bramani ed altri.
Venne in seguito ampliato e ristrutturato un paio di volte, fino a giungere all'aspetto attuale.
Il rifugio si trova nella conca del "Gartl" (da qui il nome in tedesco) che si stende ai piedi delle Torri del Vajolet, in una posizione ottimale per effettuare molte escursioni ed ascensioni.
È aperto da fine giugno a fine settembre con una disponibilità di 60 posti letto.
Al rifugio Re Alberto I si può accedere in due modi diversi: dal rifugio Gardeccia passando per il rifugio Vajolet oppure dal rifugio Fronza alle Coronelle salendo la ferrata Santner e passando dall'omonimo rifugio e passo.
Dal rifugio Gardeccia (1.949 m) si prende lo sterrato (sentiero n. 546) che in 45 minuti porta ai rifugi Vajolet e Preuss (2.243 m), da qui il sentiero attrezzato n. 542 sale la conca compresa fra la Punta Emma e la Torre Est fino a raggiungere in 45 minuti circa la conca del Gartl dove sorge il rifugio.
Partendo dal rifugio Fronza alle Coronelle (2.337 m) si segue il sentiero n. 9 che tramite la Ferrata Santner raggiunge l'omonimo rifugio (2.741 m) dal quale tramite comodo sentiero (n. 542) in pochi minuti si arriva a destinazione (ore 2).
Dal rifugio sono facilmente accessibili in pochi minuti il Piz Piaz (2.690 m), la Torre Delago (2.790 m), la Torre Stabeler (2.805 m), la Torre Winkler (2.620 m) e l'anticima Nord del Catinaccio (2.911 m).[1]
È un piccolo torrione, dimezzato da un crollo in tempi recenti, che si trova subito a ridosso delle tre famose torri; dopo il crollo che ha cancellato la via normale, rimangono due brevi vie utili in una giornata di tempo incerto mentre si è al rifugio.
Si scende con una calata di 32 m (indispensabili due mezze corde oppure singola di almeno 60 m) che parte dalla cuspide della torre calandosi verso est (lato verso il rifugio Vajolet).
La più occidentale delle tre torri affacciata sugli strapiombi che danno verso la Valle di Tires, il suo spigolo S.O. È probabilmente la linea dolomitica più famosa al mondo, fu salita in solitaria nel 1895 da H. Delago risalendo per la prima metà i camini fra le due torri dove ora passano le calate e poi salendo i camini centrali dove ora passa la parte alta della via Preuss, fu un'impresa eccezionale per i tempi se si pensa che le difficoltà arrivano al 5-.
Da tutte le vie della Delago si scende con una serie di doppie attrezzate fra la torre stessa e la Stabeler; è possibile scendere anche con una sola corda da 40 m.
La più alta delle tre torri meridionali del Vajolet offre anche la via su roccia più facile e quindi risulta una delle più salite.
La discesa si può effettuare sul versante Nord con una breve calata e poi traversando fino all'intaglio con la Delago per prenderne le calate, oppure lungo le soste cementate della normale o ancora (con corda almeno di 60 m. e qualche attenzione) dallo spigolo S.O. della torre.
La più orientale delle torri prende il nome da quel Georg Winkler che è un po' il simbolo di questa parte delle Dolomiti; è la torre meno frequentata, vuoi per il lungo traverso che può risultare ostico ai principianti, vuoi per il ritorno classico (ora ci sono anche nuove calate) su cengette molto esposte.
Oltre la discesa classica lungo la parete N. fino all'intaglio con la Stabeler, ora ci sono delle nuove calate sulla parete S. (a destra della Steger fronte a valle) che però richiedono l'uso di due mezze corde da almeno 50 m.
Questa propaggine della cresta del Catinaccio (2.981 m) presenta verso N. una parete verticale e in alcuni tratti strapiombante con roccia che va dal friabile dei gialli strapiombi, alle compattissime placche grigie, offrendo una gamma di itinerari sempre impegnativi ed a volte estremi, in un ambiente molto "alpino" data l'esposizione a Nord e nonostante la non eccessiva lunghezza.
La discesa si effettua seguendo la cresta verso sud fino ad incontrare la via Normale del Catinaccio.
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