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Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La resinotipia, o acquaforte fotografica[1], è una tecnica di stampa che si basa sul principio di trasformazione artistica dell’immagine fotografica.[2]
Il procedimento fu scoperto e brevettato nel 1922 da Rodolfo Namias (1867-1938) e restò in uso fino agli anni '30. La ditta Namias forniva su richiesta tutto l'occorrente necessario, con le spiegazioni per usare correttamente i suoi prodotti, ma nelle sue numerose pubblicazioni non spiegava come fabbricarli, così quando la ditta smise di produrli non fu più possibile fare resinotipie.
Le luci sono brillanti e satinate, mai perfettamente bianche, mentre i neri risultano intensi ed opachi. Questo abbinamento di due caratteristiche così contrastanti ne fa un " unicum" nel vasto campo della stampa d'arte.[3][4]
Caratteristica della stampa resinotipica è la lievissima velatura generale che presenta, facendo percepire l'immagine come vellutata.
Attualmente si può procedere seguendo le seguenti fasi:
Preparazione del pigmento resinoso: sciogliere una miscela di pigmento e colofonia (pece greca) all'incirca al 25-30% in peso. Macinare la massa fusa e setacciare la polvere. Il diametro delle particelle è fondamentale, perché le particelle più fini sono in grado di aderire anche ai bianchi, e le particelle più grandi danno un aspetto granuloso. Le caratteristiche della polvere ottenuta dipendono anche dalla concentrazione e dal tipo di pigmento.
Preparazione della carta: scegliere una carta di grammatura media e stendervi una soluzione di gelatina all'8-10%. Una volta essiccata, essa sarà pronta per essere sensibilizzata.
La carta destinata a fornire l'immagine resinotipica deve avere uno strato di gelatina dura atta a gonfiarsi in acqua.
Sensibilizzazione della carta: realizzare una soluzione di bicromato di potassio al 4% in acqua o di bicromato di ammonio al 4% in alcool etilico al 50% (da preparare al momento) da stendere con un pennello. La carta sensibilizzata può essere utilizzata anche dopo qualche giorno, avendo cura di tenerla al buio.
Esposizione: la matrice per la stampa resinotipica è costituita da un'immagine in positivo. L'esposizione avviene a contatto, al sole o alla luce artificiale, finché non si forma un'immagine marrone nelle zone illuminate.
Lavaggio: dopo aver lavato il foglio in acqua fredda, la gelatina si gonfierà nelle parti non colpite dalla luce.
Disvelamento dell'immagine: distribuire il pigmento resinoso sulla superficie della stampa, abbondantemente, aiutandolo ad aderire con un pennello molto morbido, quindi rimuoverne l'eccesso inclinando delicatamente la stampa[5].
Il pigmento viene trattenuto dalla gelatina solubile e molto meno dalla gelatina insolubile.[6]
La polvere viene distesa con un pennello in modo da coprire l'immagine, schiarire le ombre e rinforzare i bianchi, fino ad ottenere l'immagine voluta.[7]
Ogni fase della realizzazione è personalizzabile.
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