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repubblica partigiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Libera Repubblica del Corniolo (conosciuta più semplicemente, specie secondo le fonti di parte fascista, come Dipartimento del Corniolo) è la denominazione assunta da un territorio dell'Appennino forlivese che durante la Resistenza, su iniziativa del comandante partigiano Riccardo Fedel, si autoproclamò indipendente il 2 febbraio 1944 o, secondo altre fonti, sin dal dicembre 1943, e tale rimase sino ai primi di marzo. Si può notare l'importanza evocativa e simbolica dell'ubicazione proprio nel territorio forlivese, che costituisce la zona d'origine di Benito Mussolini.
Libera Repubblica del Corniolo | |
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Motto: Pro Patria Contra Omnes | |
Dati amministrativi | |
Lingue ufficiali | italiano |
Lingue parlate | romagnolo |
Capitale | Corniolo |
Dipendente da | Comando generale Brigate Garibaldi |
Politica | |
Forma di Stato | repubblica partigiana |
Nascita | dicembre 1943 o 2 febbraio 1944 con Libero Riccardi |
Fine | 3 marzo 1944 con Libero Riccardi |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Italia settentrionale |
Territorio originale | Romagna |
Economia | |
Valuta | Lira italiana |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolicesimo |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Repubblica Sociale Italiana |
Succeduto da | Repubblica Sociale Italiana |
È stato ipotizzato[1] che la Libera Repubblica del Corniolo abbia offerto lo spunto allo scrittore inglese Victor Cunning per ambientare qui, con toponimi inventati e rielaborazione delle vicende, il proprio romanzo storico The Chasm (1947), ad oggi mai tradotto in italiano.
La Repubblica del Corniolo fu, a quanto si sa, il primo esempio di governo autonomo in lotta contro l'occupazione tedesca (preceduta solo, ma in altro contesto, dall'esperienza isolata della Repubblica di Maschito nel Vulture-Melfese, in terra di Basilicata). L'iniziativa precorse di diversi mesi, infatti, l'appello che, il 4 giugno 1944, dopo la liberazione di Roma da parte delle truppe alleate, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia lanciò per creare nelle zone liberate vere e proprie forme di governo amministrativo, che daranno vita a "Giunte popolari comunali", "Giunte popolari amministrative", "Giunte provvisorie di governo", "Direttòri", "Comitati di salute pubblica" (queste alcune delle denominazioni che assumeranno i governi delle repubbliche partigiane). Tuttavia, a motivo della misteriosa fine del comandante Fedel, imbarazzante per i partigiani, a tale episodio resistenziale si preferì non dare molto rilievo nella storiografia del dopoguerra.
Il Dipartimento del Corniolo fu costituito per iniziativa del comando della Brigata Garibaldi Romagnola, all'epoca diretta dal comandante Libero (Riccardo Fedel). «Libero (...) dava inizio concretamente, dal 2 febbraio '44, alla costruzione di una zona libera presidiata militarmente, il "dipartimento del Corniolo", comprendente il territorio di quel comune e parte di quelli confinanti: Galeata, Santa Sofia, Premilcuore e Bagno di Romagna».[2].
"La giurisdizione si estende dall'omonimo paese di Corniolo (Frazione del comune di Santa Sofia -Forlì-) al suo comprensorio, tutto montuoso e compreso nei comuni di Santa Sofia, Premilcuore e Bagno di Romagna"[3]. "Il Comando si installa nel palazzo di un agrario che l'ha lasciato vuoto. Vengono costituiti a tre chilometri di distanza i blocchi di sicurezza, nessuno potrà più uscire né entrare senza il lascia passare del Comando. Ha luogo un comizio per la popolazione (...). La vita funziona regolarmente (...). I contadini sono invitati a non pagare tasse al Comune di Santa Sofia fino a quando esisterà il podestà fascista"[4]. "I poteri cittadini erano consegnati ad un comitato facente capo al comando dei partigiani, che regolava la vita civile, il commercio del bestiame e riscuoteva le tasse, come risultava dal 'Diario' di don Sabino Roverelli, parroco della chiesa del posto. «L'esperienza si prolungò per circa venti giorni durante i quali furono discussi e adottati numerosi provvedimenti di gestione diretta», di riforma agraria, incluse misure «discliplinari» nei confronti dei partigiani «cui fu proibito l'uso di bevande alcoliche e l'accesso ai caffè».[5].
L'esperienza si concluse nei primi giorni del mese di marzo del 1944.
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