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Record dell'ora
disciplina del ciclismo su pista Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il record dell'ora è una disciplina del ciclismo su pista in cui il ciclista all'interno di un velodromo gareggia contro il tempo, con partenza da fermo, percorrendo la maggiore distanza che gli è possibile nel corso di un'ora: si tratta di una gara individuale, in cui l'atleta tenta di stabilire un nuovo primato, secondo lo stesso principio regolatore delle gare a cronometro disputate nell’ambito del ciclismo su strada.

Il fatto che la partenza avvenga da fermo comporta che generalmente l'avvio sia piuttosto lento, poiché per lo più si usano bici da pista a scatto fisso, e il regolamento prevede che la distanza finale percorsa venga stabilita rilevando il tempo alla conclusione del giro successivo dopo lo scattare del sessantesimo minuto di corsa. La scelta del rapporto è un fattore molto importante, affinché il ciclista possa esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Gli attuali primatisti dell'ora sono gli italiani Filippo Ganna con 56,792 km in campo maschile[1] e Vittoria Bussi con 50,267 km in campo femminile; soltanto nel 1958, e per appena due giorni, atleti dello stesso Paese avevano detenuto in contemporanea i due record.
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Storia
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La prova del record dell'ora fu ideata nel 1893 dal giornalista e ciclista francese Henri Desgrange, futuro patron e ideatore del Tour de France, che fu anche il primo ad affrontarla, percorrendo 35,325 km sulla pista parigina del velodromo Buffalo.[2] In seguito la prova acquistò sempre maggiore notorietà e vi si cimentarono molti dei più grandi ciclisti di ogni tempo. Già alla fine del XIX secolo il record superò la barriera dei 40 chilometri, arrivando alla vigilia della prima guerra mondiale a 44,247 chilometri con Oscar Egg. Questo storico record durò quasi vent'anni, finché, negli anni trenta, fu più volte superato da Giuseppe Olmo, che nel 1935 oltrepassò la barriera dei 45 chilometri.
Da ricordare il record stabilito nel 1933 da Francis Faure su una bicicletta reclinata, che per primo superò quello stabilito da Egg con 45,055 km. L'anno dopo le reclinate furono escluse dalle competizioni ufficiali e il record di Faure venne invalidato. Un altro storico record fu quello di Fausto Coppi che, nel 1942, in piena seconda guerra mondiale, al Velodromo Vigorelli di Milano fissò il primato a 45,798 chilometri. Pur migliorando il record precedente di soli 31 metri, il primato di Coppi durò ben 14 anni, e fu il francese Jacques Anquetil a infrangerlo. Tuttavia, in quello stesso anno, l'italiano Ercole Baldini riportò in Italia il record, pur essendo ancora dilettante.
Nel 1972 un altro grandissimo ciclista si cimentò in questa competizione, stabilendo un altro record longevo: fu il belga Eddy Merckx, che sfiorò la barriera dei 50 chilometri, fermandosi a 49,432 metri. Questa fu superata per la prima volta nel 1984 da Francesco Moser con l'utilizzo di una particolare bicicletta dotata di ruote lenticolari. Il record di Moser fu battuto dopo 9 anni da Graeme Obree, sconosciuto dilettante scozzese che divenne famoso proprio con questa impresa. Questo riaccese l'interesse sul record dell'ora e nel giro di pochi anni vi fu un susseguirsi di record da parte dei migliori specialisti del tempo, da Miguel Indurain e Tony Rominger fino a Chris Boardman, che nel 1996 fissò il record a 56,375 km.
Nel 2000 l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) decise di annullare i record ottenuti grazie a biciclette speciali, ovvero tutti i primati dal primo di Moser in poi, categorizzandoli come Miglior prestazione umana sull'ora, tornando a considerare "Record dell'ora" valido quello di Merckx del 1972.[3] Fu così che Boardman, che stava per ritirarsi, decise nel 2000 di compiere un nuovo tentativo con una bicicletta tradizionale, riappropriandosi del record dell'ora ufficiale con 49,441 chilometri (solo 9 metri in più di Merckx). Questa prestazione fu poi battuta inaspettatamente nell'estate del 2005 dal poco conosciuto ceco Ondřej Sosenka, che portò il record a 49,700 km.
Nel 2014 l'UCI fece una parziale retromarcia consentendo l'utilizzo di biciclette per la pista, e il record dell'ora tornò a suscitare l'interesse dei ciclisti, tanto che in un anno ci furono sette tentativi e quattro miglioramenti. Il 18 settembre 2014 il quarantatreenne tedesco Jens Voigt batté il record precedente con 51,115 km nel velodromo svizzero di Grenchen[4], ma appena un mese dopo, il 30 ottobre 2014, ad Aigle venne superato da Matthias Brändle, che arrivò a percorrere 51,852 km.[5] Il 30 gennaio 2015 fu invece Jack Bobridge a provarci al Darebin International Sports Center di Melbourne, ma il chilometraggio si fermò a 51,300 km, insufficienti per battere il record precedente.[6]
Bastò attendere poco per il nuovo record; l'8 febbraio fu ancora un australiano a provarci: nuovamente nel velodromo svizzero di Grenchen, Rohan Dennis, fresco vincitore del Tour Down Under 2015, riuscì ad arrivare a 52,491 km.[7] Successivamente fallirono l'olandese Thomas Dekker, fermatosi a 52,221 km, e lo svedese Gustav Larsson, che percorse solamente 50,016 km. Il 2 maggio il britannico Alex Dowsett migliorò il record sul velodromo di Manchester con 52,937 km, ma il suo primato durò poco, dal momento che il 7 giugno il suo connazionale Sir Bradley Wiggins fece suo il record dell'ora percorrendo nel velodromo olimpico Lee Valley VeloPark di Londra 54,526 km, battendo la prestazione di Dowsett di ben 1.589 metri[8]. Il 16 aprile 2019, in Messico, il belga Victor Campenaerts riuscì a superare il limite dei 55 km, portando il record a 55,089 km e migliorando la prestazione di Wiggins di 563 metri[9]. Il 19 agosto 2022 l'inglese Daniel Bigham ha ulteriormente migliorato il record coprendo una distanza complessiva di 55,548 km sul velodromo di Grenchen, in Svizzera.
L'8 ottobre 2022 il record dell'ora ufficiale e la Migliore prestazione umana sull'ora sono stati unificati dall'italiano Filippo Ganna, l'attuale detentore, che a Grenchen, in Svizzera, ha battuto entrambi i primati coprendo una distanza complessiva di 56,792 km.[1]
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Descrizione
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Tecnologia






Fino agli anni settanta i corridori che affrontavano la prova del record dell'ora utilizzavano normali biciclette da pista. Con il record di Eddy Merckx il record dell'ora iniziò a diventare anche un campo sul quale sperimentare nuovi ritrovati della ricerca tecnologica: per il campione belga il famoso costruttore Ernesto Colnago realizzò una bici superleggera dal peso di poco più di 5 chilogrammi, in cui persino le maglie della catena erano traforate per risparmiare qualche grammo in più. In verità, la bicicletta utilizzata da Eddy Merckx non era adatta per il record dell'ora: in pianura, infatti, il peso della bicicletta è un fattore trascurabile. Invece è molto importante, oltre all'aerodinamica, che il telaio sia rigido, in modo da non flettersi sotto la spinta del ciclista. Purtroppo, la bicicletta usata da Merckx era assai cedevole, tanto che l'atleta dovette limitare la spinta in partenza per non piegare il telaio in modo permanente. Una bicicletta del genere, flettendosi a ogni pedalata, fece disperdere una quota significativa di energia a Eddy Merckx.[10]
In seguito si usarono i tentativi di record per sperimentare idee sempre più innovative: per Moser, nel 1984, fu costruita una bicicletta con le "ruote lenticolari", cioè a disco pieno invece che a raggi, usato in quell'occasione per la prima volta, e vari altri accorgimenti tecnologici (questa bicicletta è esposta oggi nel Museo del ciclismo presso la Madonna del Ghisallo). La bicicletta di Moser, con un peso pari a quella usata da Coppi, si differenziava per l'importanza data all'aerodinamica, unita a una struttura rigida. Moser fu seguito anche da un'équipe medica, che curò in modo speciale la sua preparazione fisica. Addirittura clamorosa fu l'invenzione di Graeme Obree nel 1993: egli batté il record di Moser con una bicicletta di forma radicalmente diversa da quelle tradizionali, che gli permetteva di assumere una posizione "a uovo" particolarmente favorevole dal punto di vista aerodinamico. Obree ideò da solo questa bicicletta e la costruì con le sue mani, affermando persino di aver utilizzato dei pezzi della lavatrice di casa sua.
L'UCI omologò il suo record, ma dopo che anche Moser utilizzò una bicicletta di questo tipo per tentare di riprendersi il record (non vi riuscì, ma migliorò il suo primato di 10 anni prima), ne vietò l'ulteriore utilizzo. I record successivi vennero stabiliti con biciclette di foggia più simile a quella tradizionale, ma sempre con innovative soluzioni tecnologiche, in particolare con manubri "da triathlon" di diversi tipi, che consentono al ciclista di tenere una posizione più distesa in modo da favorire la penetrazione aerodinamica. Anche questi manubri furono vietati dall'UCI nel 2000 per il record dell'ora, ma rimasero consentiti nelle corse a cronometro su strada e nel 2014 sono stati riammessi nei tentativi di record dell'ora.
Un altro campo di sperimentazione è stato l'utilizzo di velodromi in altura, dove l'aria rarefatta offre una resistenza minore rispetto a quella presente al livello del mare: tra gli anni settanta e ottanta diversi record vennero stabiliti a Città del Messico, a oltre 2000 metri di altitudine. La rarefazione dell'aria però ha anche un effetto sfavorevole, poiché incide negativamente sulla respirazione del corridore: per questo motivo in seguito si è ritornati a effettuare i tentativi di record in velodromi a livello del mare, come quello di Manchester.
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