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titolo regale dell'antica Mesopotamia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Re delle Terre (accadico: šar mātāti)[1], anche traducibile come Re di quelle terre[2] o il più vanaglorioso Re di Tutte le Terre[3] era un titolo di grande prestigio rivendicato dai potenti monarchi nell'antica Mesopotamia. Introdotto durante l'Impero neo-assiro (911 a.C.-609 a.C.), il termine mātāti si riferisce esplicitamente a terre straniere, intese cioè come non assire, spesso oltre i confini della Mesopotamia stessa e in contrasto con la parola mātu che si riferisce invece alla terra assira vera e propria, suggerendo che il re assiro aveva il diritto di governare tanto sulle terre straniere quanto sulle sue.[4]
Il titolo è stato introdotto dal re Assurnasirpal II nella variante šar mātāti šarhu, lett. "splendido/glorioso[5] re delle terre". Questo titolo e l'epiteto simile di murtedu kališ mātāte ("capo di tutte le terre") furono usati anche dal figlio e successore di Ashurnasirpal, Salmanassar III[3]. Oltre a questi due re, il titolo è raramente attestato durante il periodo neo-assiro[5], essendo usato solo in relazione a un altro re, Assurbanipal.[6]
Dopo la sua conquista di Babilonia nel 539 a.C., Ciro il Grande assunse diversi titoli mesopotamici tradizionali, tra cui šar mātāti[7]. Ciro e tutti i successivi re dell'Impero achemenide usarono un titolo simile, Re dei Paesi (antico persiano: xšāyaθiya dahyūnām) nelle loro iscrizioni. Gli scribi della città di Babilonia tradussero questo titolo in šar mātāti[5]. I re achemenidi che sono esplicitamente attestati con la variante in lingua accadica (quando discussa dagli scribi babilonesi) includono Ciro il Grande, Cambise II e Artaserse I.[8][9][10] Il titolo fu assunto anche dai ribelli a Babilonia durante il periodo achemenide. Šamaš-erība, che si ribellò al dominio di Serse I, affermò di essere il "Re di Babilonia e delle Terre".[11]
In seguito al crollo dell'Impero achemenide, il titolo è attestato solo molto raramente per alcuni dei successivi governanti della Mesopotamia. Ricorrere raramente nell'Impero seleucide[1], con il re Antioco I che lo rivendica insieme a molti altri titoli mesopotamici tradizionali nel cilindro di Antioco che descrive come Antioco ricostruì il tempio di Ezida nella città di Borsippa[2]. Viene utilizzato solo una volta nell'Impero partico, rivendicato da re Fraate II[1].
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