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generale, politico e antifascista italiano (1889-1973) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Raffaele Cadorna (Pallanza, 12 settembre 1889 – Verbania, 20 dicembre 1973) è stato un generale, politico e antifascista italiano, comandante del Corpo Volontari della Libertà. Fu decorato dagli Stati Uniti con la Bronze Star Medal.
Raffaele Cadorna | |
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Capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano | |
Durata mandato | 4 luglio 1945 – 1º febbraio 1947 |
Predecessore | Ercole Ronco |
Successore | Luigi Efisio Marras |
Presidente della 4ª Commissione Difesa del Senato della Repubblica | |
Durata mandato | 20 aprile 1961 – 15 maggio 1963 |
Predecessore | Angelo Cerica |
Successore | Giovanni Maria Cornaggia Medici |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 8 maggio 1948 – 15 maggio 1963 |
Legislatura | I, II, III |
Gruppo parlamentare | Democrazia Cristiana, Misto |
Circoscrizione | Verbano-Cusio-Ossola |
Dati generali | |
Partito politico | Ind. nella DC |
Professione | Militare di carriera |
Raffaele Cadorna | |
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Nascita | Pallanza, 12 settembre 1889 |
Morte | Verbania, 20 dicembre 1973 |
Luogo di sepoltura | Pallanza |
Etnia | Italiano |
Religione | Cattolico |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Regno del Sud Italia |
Forza armata | Regio Esercito Corpo Volontari della Libertà Esercito Italiano |
Anni di servizio | 1909 - 1947 |
Grado | Generale di corpo d'armata[1] |
Guerre | |
Campagne | |
Comandante di | Capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano Capo di stato maggiore del Regio Esercito Corpo volontari della libertà Reggimento "Savoia Cavalleria" |
Decorazioni | Medaglia d'argento al valor militare |
Studi militari | Accademia militare di Modena |
Altre cariche | Parlamentare |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Figlio del conte Luigi Cadorna, capo di stato maggiore dell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale, e nipote di Raffaele Cadorna, comandante delle truppe italiane nella presa di Roma (20 settembre 1870), e nelle biografie viene spesso riportato con l'appellativo di "Junior" per distinguerlo dal nonno. Raffaele era imparentato col senatore Giacomo Balbi Piovera, fratello di suo nonno materno.
Nel 1928 sposò Paola Greppi dei conti di Bussero e di Corneliano (figlia del generale Edoardo), dalla quale ebbe quattro figli. Rimasto vedovo nel 1939, nel 1941 sposò la sorella minore della moglie, Cecilia Greppi, dalla quale ebbe due figli.
Ancora giovanissimo frequentò il corso allievi ufficiali di cavalleria all'Accademia militare di Modena; divenne sottotenente nel 1909 e combatté prima nella guerra italo-turca e poi al servizio del padre nella prima guerra mondiale.
Dal 1920 al 1924 fece parte della commissione militare interalleata in Germania incaricata di tracciare i nuovi confini. Successivamente fu addetto militare a Praga (dal 1929 al 1934) e comandante del Savoia Cavalleria nel 1937.
Per quanto politicamente schierato tra le file del centro-destra, sin dal 1922 fu contrario al fenomeno del fascismo (Lettere Famigliari) e nel 1936 si dichiarò contrario alla guerra d'Etiopia, facendo bruciare in caserma la propaganda fascista: per questo, pur essendo stato nominato colonnello perché classificato primo agli esami, gli fu negato un comando in guerra. Nel corso della seconda guerra mondiale partecipò, nell'estate del 1940, ad alcune operazioni militari minori e di disturbo contro la Francia.
Comandante della scuola di applicazione di cavalleria di Pinerolo nel 1942, nel settembre 1943, all'indomani dell'armistizio di Cassibile, con il grado di generale di brigata alla testa della Divisione Corazzata "Ariete II", prese parte alla difesa di Roma contrastando l'avanzata lungo la via Cassia della 3.a divisione Panzer Grenadiere; successivamente, durante l'occupazione tedesca, iniziò un'azione cospirativa in contatto con il colonnello Montezemolo, comandante del fronte clandestino militare di Roma.[2] Sandro Pertini ricorderà in seguito che Cadorna sarebbe stato accettato dai partiti del comitato di liberazione come comandante dell'esercito partigiano proprio in ragione dei fatti dell'8 settembre. [3] Di diversa e negativa opinione sull'operato di Cadorna in Roma erano invece alcuni ambienti militari, che lo criticavano per non aver sostenuto i Granatieri di Sardegna, impegnati nella difesa del settore sud occidentale durante la difesa della capitale, e per "assenteismo" durante l'occupazione tedesca susseguente, non avendo egli preso il comando di un gruppo di partigiani.[4][5]
Durante la lotta di Resistenza partigiana, nel luglio del 1944 assunse il comando del Corpo volontari della libertà, il braccio militare della Resistenza, avendo come vice Luigi Longo e Ferruccio Parri: coordinò la strategia militare della resistenza ed ordinò l'insurrezione del 25 aprile 1945. A tal fine si paracadutò il 12 agosto 1944 nel territorio del comune bergamasco di Ranzanico, da dove fu condotto successivamente a Torino.
Il 14 giugno 1945 gli venne consegnato dal generale Willis Crittenberger, comandante del IV Corpo d'Armata alleato, il Certificato al Patriota, riconoscimento attribuito ai partigiani che avevano contribuito alla lotta di Liberazione[6].
Il 4 luglio 1945 fu nominato capo di stato maggiore del Regio Esercito, ultimo ad avere tale incarico. Venne confermato nel ruolo anche quando l'Italia diventò una repubblica ma dimise dall'incarico di capo di stato maggiore dell'Esercito italiano nel 1947 per divergenze con il Ministero della difesa, con il grado di generale di divisione.
A luglio 1947 fu chiamato come presidente della "Fondazione Corpo Volontari della Libertà" e nel marzo 1948 fu eletto presidente della neo-costituita Federazione Italiana Volontari della Libertà e lo sarebbe rimasto fino al 1960.[7]
Nell'aprile 1948 fu eletto senatore come indipendente nella liste della Democrazia Cristiana. Si iscrisse al gruppo misto e fu presidente della commissione difesa. In quegli anni fu promosso generale di corpo d'armata della riserva. Confermato al Senato nel 1953, fu primo dei non eletti alle elezioni del 1958 ma rientrò a palazzo Madama, in sostituzione di Teresio Guglielmone, deceduto il 24 gennaio 1959. Dal 1961 fu ancora presidente della commissione difesa, fino a conclusione della legislatura nel 1963[8].
Nel 1964 lanciò con Randolfo Pacciardi, Tomaso Smith, Alfredo Morea, Mario Vinciguerra, Ivan Matteo Lombardo, il giornalista Giano Accame (che aveva militato giovanissimo nella Xª MAS di Junio Valerio Borghese), ed altri, il manifesto per l'Unione Democratica per la Nuova Repubblica, che auspicava l'introduzione del presidenzialismo in Italia. Il movimento si sciolse nel 1968, dopo che non ebbe eletti alle elezioni politiche di quell'anno.
Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Luigi Cadorna | Carlo Zaccaria Giovanni Battista Cadorna | ||||||||||||
Laura Bianchini | |||||||||||||
Raffaele Cadorna | |||||||||||||
Virginia Bossi di Musso | Giovanni Bossi di Musso | ||||||||||||
Clara Rossini | |||||||||||||
Luigi Cadorna | |||||||||||||
Giannantonio Zoppi | Ottavio Zoppi | ||||||||||||
Isabella Porzelli Della Valle | |||||||||||||
Clementina Zoppi | |||||||||||||
Matilde Cunegonda Calcamuggi De Feruffini | Ottaviano Calcamuggi De Feruffini | ||||||||||||
Onorata Baronis Di Santena | |||||||||||||
Raffaele Cadorna | |||||||||||||
Giacomo Francesco Balbi | Francesco Maria Balbi | ||||||||||||
Tommasina Spinola | |||||||||||||
Francesco Maria Balbi Senarega | |||||||||||||
Adelaide Marta Operon | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Maria Giovanna Balbi Senarega | |||||||||||||
Domenico Pallavicini | Stefano Ludovico Pallavicini | ||||||||||||
Maria Spinola | |||||||||||||
Maria Maddalena Pallavicini | |||||||||||||
Luigia Corsi | Giuseppe Antonio Corsi | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Nel film del 1974 Mussolini ultimo atto, diretto da Carlo Lizzani, Cadorna è interpretato da Giuseppe Addobbati.
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