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archeologo e paleontologo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Quintino Quagliati (Rimini, 15 settembre 1869 – Taranto, 29 dicembre 1932) è stato un archeologo, paleontologo e museologo italiano.
«L'archeologo del piccone»
Nacque a Rimini nel 1869, studiò a Bologna: si laureò in Lettere, avendo per relatore Giosuè Carducci. Insegnò latino e greco in alcuni licei umbri e laziali e nel contempo si specializzò in paleontologia dove fu allievo di Luigi Pigorini. Nel 1898 venne nominato vice ispettore agli scavi e direttore incaricato del Museo di Taranto. Nel 1907 vinse il concorso per direttore del museo tarantino. Due anni dopo venne nominato Soprintendente agli scavi e ai Musei Archeologici di Puglia[2]. In quegli anni si dedicò moltissimo alle ricerche archeologiche arricchendo il museo anche acquistando e stroncando il fiorente mercato clandestino di antichità. Riorganizzò il museo riordinando ed esponendo in ordine cronologico i reperti, da lui suddivisi in tre grandi sezioni[3]. Lo scavo più importante fu il rinvenimento del villaggio dell'età del bronzo di Scoglio del Tonno nel 1899[4]. Nel 1912 scoprì metà della piazza porticata di Egnazia. Nel 1923 venne nominato Soprintendente ai Monumenti della Puglia e Basilicata e a lui si devono i restauri della Chiesa di San Nicola di Bari, di Castel del Monte, della Chiesa di Santa Maria del Casale a Brindisi e La Chiesa di Ognissanti a Trani, gli scavi per portare alla luce l'anfiteatro romano di Lucera. Inoltre si spese per tutelare le chiese rupestri. Nel 1932 durante una spedizione ministeriale nel Gargano contrasse la malaria di cui morì a Taranto il 29 dicembre.
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