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militare romano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Publio Sestio Baculo (in latino Publius Sextus Baculus; I secolo a.C.) è stato un centurione romano, di grado Primus pilus durante la conquista della Gallia.
Publio Sestio Baculo (Publius Sextius Baculus) è stato un centurione primipilo[1] nella XII legione romana di stanza in Gallia sotto Gaio Giulio Cesare al tempo della sua conquista.[2] Le fonti storiche disponibili e gli stessi scritti del De bello gallico lo dipingono come un grande eroe pronto a battersi fino alla morte sotto l'insegna di Cesare. Si racconta anche che gli salvò la vita, uccidendo un guerriero nemico in procinto di colpire il grande condottiero romano[senza fonte]. Inoltre, nel De bello gallico si racconta nello scontro con i Nervi del 57 e poi ancora contro i Sugambri nel 52 dei suoi sforzi sul campo di battaglia nonostante ferite sanguinose:[2]
«[...]Cesare, che dopo la sua arringa alla decima legione si era diretto verso il fianco destro, quando vide che i suoi erano schiacciati e i soldati della dodicesima legione, premuti nel punto dove avevano radunato le insegne, si ostacolavano l'un l'altro nell'azione e tutti i centurioni della quarta coorte erano caduti, il vessillifero era stato ucciso e s'era persa l'insegna, anche nelle altre coorti quasi tutti i centurioni erano stati feriti o uccisi, e fra essi il primo centurione Publio Sestio Baculo, valorosissimo combattente, stremato da molte e gravi ferite al punto di non poter più reggersi in piedi, ma anche gli altri fiaccati, e alcuni della retroguardia, abbandonati a se stessi,uscivano dalla mischia e scansavano i proiettili, mentre sul davanti non cessavano le ondate dei nemici dal basso e si ripetevano i loro assalti ai fianchi, la situazione era critica e non c'erano rincalzi da far intervenire: allora strappò lo scudo ad un soldato delle ultime file, essendo egli arrivato senza scudo; si spinse fino al fronte e là, chiamando per nome i centurioni e animando la truppa, diede ordine di avanzare dietro le insegne allargando i manipoli per poter usare più agevolmente le spade. Il suo arrivo infuse fiducia ai soldati e li rincuorò; ciascuno desiderò di compiere il suo dovere sotto gli occhi del comandante anche al momento estremo, e la pressione del nemico fu momentaneamente allentata.»
«...Si combatteva da più di sei ore senza sosta e ormai ai nostri mancavano non solo le forze ma anche i proiettili, mentre il nemico incalzava più violento e già, al cedere dei nostri, cominciava ad aprire varchi nella palizzata e a colmare i fossati. La situazione era giunta allo stremo. Allora il primo centurione Publio Sestio Baculo... insieme a Gaio Voluseno, un tribuno, guerriero di grande accortezza e valore, accorrono da Galba e gli spiegano che rimane una sola speranza di scampo: tentare l'estrema risorsa di una sortita. Dai centurioni convocati egli fa avvertire rapidamente i soldati che interrompano per un attimo il combattimento, limitandosi solo a ripararsi dal lancio dei proiettili, a ristorarsi dalla fatica per poi, a un segnale dato erompere dall'accampamento e riporre ogni speranza di salvezza nel proprio valore.»
Molti lo chiamavano "il bastone"[senza fonte], nomignolo affibbiatogli per il suo cognomen,(questo infatti il significato di Baculus nella lingua latina), e per il bastone di vite che portavano i centurioni a simbolo del loro grado. Sono ignote le circostanze della sua morte come quelle della sua nascita. C'è chi ha ipotizzato che avesse intrapreso il suicidio dopo l'assassinio di Cesare a Ostia o che fosse morto in battaglia a Filippi, nello scontro decisivo, militando nelle file antoniane, contro i cesaricidi[senza fonte]. Comunque sia, ipotesi così discordanti sono poco affidabili e, spesso, frutto di racconti leggendari. Sestio svolse per molto tempo il ruolo di uomo fidato di Giulio Cesare e di sua spia personale (speculator, infatti, stava ad indicare gli informatori regi nella Lingua latina)[senza fonte].
Diede un contributo eccezionale nella battaglia contro i Nervi, come racconta Cesare stesso in questo brano tratto dal De bello gallico:[3]
«Tra i malati lasciati con il presidio ad Atuatuca, c'era Publio Sestio Baculo, che era stato centurione primipilo con Cesare, già ricordato in altre battaglie. Da quattro giorni egli non toccava cibo; ma, disperato della salvezza sua e di tutti, esce dalla sua tenda disarmato, vede i nemici che si avventano e l'estremo pericolo che incombe, prende le armi dai compagni più vicini e si pianta in mezzo ad una porta. Lo seguono i centurioni della coorte di guardia e per qualche tempo resistono. Ma Sestio sviene per le gravi ferite ricevute e in quello stato viene salvato a stento, trasportato di mano in mano.»
La figura dell'eroe Publio Sestio Baculo è stata frutto di nuove interpretazioni da parte di Valerio Massimo Manfredi nel suo libro Idi di marzo, nel quale Sestio svolge un ruolo cardine per la vicenda.
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