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Propilei
ingresso all'acropoli di Atene Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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I Propilei (in greco antico: Προπύλαια?, Propýlaia) sono l'ingresso monumentale dell'acropoli di Atene.[2] L'edificio in marmo pentelico fu impostato nell'ambito del programma edilizio di Pericle e innalzato in cinque anni, tra il 437 a.C. e il 432 a.C., secondo la tradizione antica che attribuisce il progetto all'architetto Mnesicle.[3][4]
Il complesso combina un ordine esterno dorico con elementi interni ionici, secondo un progetto che rimase incompiuto a causa dell'avvio della guerra del Peloponneso.[2] In età medievale l'accesso fu trasformato e fortificato; il corpo centrale subì gravi danni nei Seicento, mentre tra XX e XXI secolo il monumento è stato oggetto di estesi interventi di restauro e anastilosi.[5]
La parola προπύλαια (in latino propylaeum) è l'unione del prefisso πρό ("prima" o "di fronte a") coll'aggettivo πύλαιος, derivato di πύλη ("cancello"), e significa letteralmente "ciò che sta davanti al cancello"; il termine, però, è venuto a indicare semplicemente un edificio d'ingresso:[6] per estensione sono stati chiamati «propilei» anche altri monumenti dello stesso tipo.
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Storia
Riepilogo
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Un ingresso monumentale all'Acropoli è attestato fin dall'età arcaica e classica; il sistema d'accesso fu ripensato nel V secolo a.C. nel quadro del riassetto occidentale dell'altura e dei percorsi della Via Panatenaica.[7]
I Propilei in marmo pentelico furono iniziati nel 437 a.C. e sostituirono l'accesso precedente, secondo un progetto unitario che comprendeva un corpo centrale con sei colonne doriche su ciascuna fronte e due ali laterali; i lavori furono sostanzialmente arrestati nel 432 a.C.[8] L'attribuzione del progetto a Mnesicle e la durata quinquennale del cantiere sono ricordate da Plutarco (Pericle 13.7), che menziona il completamento dell'opera in cinque anni sotto la sua direzione.[4] Le fasi di cantiere mostrarono adattamenti del disegno alle difficoltà topografiche del versante occidentale e alla necessità di conciliare componenti doriche e ioniche; parte del programma rimase incompiuto con lo scoppio della guerra del Peloponneso nel 431 a.C.[2]
Epoca post classica
Nel Medioevo e in età franca-ottomana l'accesso fu trasformato in complesso fortificato, con l'innalzamento di una torre sull'ala meridionale e la manomissione di parti del fronte classico; la torre, dominante in tutte le vedute tra XVII e XIX secolo, fu demolita nel 1875.[9]
Il corpo centrale subì poi danni gravissimi nel 1640, quando un fulmine colpì la polveriera stivata nell'edificio centrale provocando un'esplosione[10][11][2] che distrusse una grande parte della copertura e delle strutture superiori.[12] Ulteriori danni si ebbero durante l'assedio veneziano del 1687: il 22 settembre esplose una piccola polveriera nei Propilei (probabilmente nella Pinacoteca), episodio che precedette di un giorno la distruzione del Partenone a seguito del colpo di mortaio.[13]
Restauri
Nel XX secolo Nikolaos Balanos avviò un primo grande restauro (1909–1917) che impiegò ampiamente elementi metallici e altre tecniche poi oggetto di critiche. Dal 1981 il Comitato per la Conservazione dei Monumenti dell'Acropoli (CCAM/YSMA) ha impostato un nuovo programma pluridecennale, con smontaggi, consolidamenti e reimpieghi di blocchi, che comprende la rimozione degli inserti ferrosi ossidati e l'adozione di giunzioni in titanio.[14]
Tra il 1990 e il 2003 furono smontati e restaurati oltre 190 blocchi della sopraelevazione del corpo centrale (tralicci e lacunari dei soffitti compresi), con ricomposizione e reintegrazione controllata dell'apparato, proseguendo poi con ulteriori interventi nel primo decennio del XXI secolo.[15]

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Descrizione
Riepilogo
Prospettiva


I Propilei sono costruiti in marmo pentelico con impieghi mirati di calcare scuro eleusino e presentano un corpo centrale affiancato da due ali laterali, con facciate esterne doriche e articolazione interna ionica, secondo uno schema che integra ordini architettonici differenti in un unico organismo di passaggio monumentale.[2] All'interno, un muro trasverso con cinque aperture simmetriche divide l'edificio in settore occidentale e orientale, mentre tre coppie di colonne ioniche disposte su file parallele scandiscono tre navate nel tratto occidentale, più profondo, risolvendo il dislivello del percorso d'accesso.[2]
Il vestibolo centrale misura circa 13,55 m di profondità (dalle colonne alla parete con le porte) e 18,13 m di larghezza tra le murature laterali.[16] L'ala settentrionale comprendeva una sala rettangolare con portico prostilo dorico e presenta dimensioni complessive di circa 15,73 × 11,59 m, valori utili a chiarire la scala dell'insieme e i rapporti proporzionali con il corpo centrale.[17] L'ala nord era tradizionalmente detta "Pinacoteca": le fonti antiche ricordano, alla sinistra dei Propilei, un «edificio con pitture» (οἴκημα ἔχον γραφάς): secondo Pausania (I, 22, 6) vi erano dipinti con soggetti mitici, tra cui Diomede che sottrae il Palladio da Troia, Odisseo a Lemno che prende l’arco di Filottete, Oreste che uccide Egisto e Polissena condotta al sacrificio.[18]
L'ala meridionale ebbe in facciata un portico dorico prostilo, ma non fu completata con un ambiente retrostante, verosimilmente per il rispetto dei limiti del santuario di Atena Nike, come indicano le tracce planimetriche e l'assetto dell'area.[2]
Le coperture del corpo centrale erano impostate su travi e lacunari marmorei con cassettonati dipinti; i pannelli conservati mostrano decorazioni con stelle dorate su fondo blu e profili a cornice, documentando la qualità della finitura policroma originaria.[12]
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Influenza culturale
Riepilogo
Prospettiva
In età moderna e contemporanea il complesso ateniese è divenuto un riferimento diretto per l'architettura neoclassica dei portali urbani monumentali, in particolare nell'area germanica, dove fu assunto come modello colto alternativo all'arco trionfale di tradizione romana.[19]
Un caso emblematico è la Porta di Brandeburgo (1788–1791) di Carl Gotthard Langhans, il cui progetto fu esplicitamente modellato sui Propilei dell'Acropoli, riprendendone la fronte dorica a sei colonne e l'impianto a più passaggi; tale ripresa dell'antico greco inaugurò un linguaggio destinato a influenzare a lungo l'architettura berlinese.[20]
Sulla scia del modello ateniese, il re Ludovico I di Baviera affidò a Leo von Klenze la realizzazione dei Propyläen al Königsplatz di Monaco: un monumento parte dell'insieme classico della piazza, costruito tra il 1848 e il 1862 e concepito come porta monumentale a carattere commemorativo, legato anche alla Grecia contemporanea;[21] il completamento dell'opera è del 1862, come chiusura monumentale del lato occidentale della piazza.[22]
Nella Grecia indipendente il termine propylaea è stato ripreso anche per identificare il fronte monumentale dell'Università di Atene, divenuto nel tempo uno spazio civico simbolico per cerimonie, raduni e manifestazioni pubbliche.[23]
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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