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composto chimico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Polideribotide o polidesossiribonicleotide o PDRN è un polimero ad attività cicatrizzante utilizzato nel trattamento delle lesioni cutanee e del connettivo associate a patologie distrofiche e distrofico-ulcerative. In Italia è prodotto e venduto dalla società farmaceutica Mastelli con il nome commerciale di Placentex nella forma farmacologica di fiale ad uso parenterale, collirio, pomata.[1]
Polideribotide | |
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Caratteristiche generali | |
Massa molecolare (u) | variabile (miscela di polimeri) |
Codice ATC | D03 |
Dati farmacologici | |
Modalità di somministrazione | Topica |
Indicazioni di sicurezza | |
Chimicamente la macromolecola è un polianione lineare. L'unità monomerica di base è costituita da desossiribonucleotidi, uniti fra loro mediante un legame fosfodiestere. Presenta una certa termoresistenza ed ha un peso molecolare medio di 350.000 dalton. Strutturalmente è perciò molto simile ad un frammento di DNA e studi chimo-fisici hanno effettivamente dimostrato che la frazione PDRN consiste principalmente in una miscela di frammenti di DNA.[2]
Polideribotide risulta efficace nella riparazione e nel trofismo dei tessuti connettivi. La molecola si lega alle piastrine e alla fibronectina dando luogo ad un complesso che stimola la rigenerazione cellulare.
Studi in vivo hanno dimostrato che polideribotide è in grado di ridurre la reazione granulomatosa da corpo estraneo e quella di ipersensibilità immediata da immunocomplessi, inoltre stimola la crescita della pelle umana e la replicazione di fibroblasti diploidi in colture primarie.[3][4]
Quest'ultima azione sarebbe mediata, almeno in parte, dall'attivazione dei recettori per le purine del sottotipo A2.[5][6]
l'azienda farmaceutica Mastelli è stata una delle prime aziende al mondo ad estrarre il PDRN dalle gonadi di trota e a brevettarne i suoi usi farmaceutici.
Il PDRN è infatti alla base del medicinale Placentex
[7]
che deriva il suo nome proprio dall'organo umano da cui inizialmente il PDRN veniva estratto.
Polideribotide, applicato localmente, non viene assorbito e quindi non entra nel circolo sistemico.
Studi di tossicità acuta eseguiti sul ratto e sul topo non hanno portato all'individuazione della DL50, risultata superiore alle dosi massime somministrabili.
Polideribotide trova indicazione in diverse patologie del tessuto connettivo, soprattutto di tipo distrofico o distrofico-ulcerativo, per la sua azione trofica, cicatrizzante, riparativa e rigenerativa dei tessuti.
La formulazione in collirio esercita un'azione trofica sulle lesioni e traumi a carico della congiuntiva e della cornea (ad esempio i microtraumi da lenti a contatto), verosimilmente grazie alla stimolazione alla crescita dei fibroblasti corneali.[8][9]
Applicato localmente su vagina e cervice, manifesta un'azione trofica e rigenerativa dei tessuti.[10][11][12] Il farmaco viene impiegato nel trattamento dei processi subacuti e cronici a carattere distrofico dell'apparato genitale femminile, in particolare quelli a carico di vagina e portio, come l'ectropion cervicale[13][14] e la distrofia vulvo-cervico-vaginale senile.[15][16]
In considerazione dell'origine naturale del composto polideribotide risulta in genere ben tollerata. Occasionalmente può comunque insorgere una sensazione di fastidio e bruciore nella zona di applicazione.
Polideribotide è controindicato nei soggetti con ipersensibilità nota al principio attivo oppure ad uno qualsiasi degli eccipienti contenuti nella formulazione farmacologica.
Nel trattamento delle affezioni genitali femminili, polideribotide viene somministrato sotto forma di ovuli vaginali da 1,65 e da 5 mg (pari rispettivamente a 110 e 333 Unità Anticomplemento).
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