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genere di orchidee Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Platanthera Rich., 1817 è un genere di piante angiosperme monocotiledoni appartenenti alla famiglia delle Orchidacee[1], dall'aspetto di piccole erbacee perenni con infiorescenza multiflora.
Il nome del genere deriva dal greco e fa riferimento alla forma delle antere del fiore (“fiore ad antere larghe e piatte”).
Il nome è stato proposto dal botanico francese Louis Claude Marie Richard (1754 – 1821) nella pubblicazione dal titolo ”De Orchideis Europaeis Annotationes” del 1817.
I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane.
Le piante di questo genere raggiungono raramente il metro di altezza. La forma biologica prevalente è geofita bulbosa (G bulb), ossia sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati bulbi, organi di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. Sono orchidee terrestre in quanto contrariamente ad altre specie più esotiche, non sono “epifite”, ossia non vivono a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni.
Le foglie sono tutte intere a nervature parallele; la forma delle foglie basali è diversa da quelle cauline (dimorfismo fogliare).
L'infiorescenza è una spiga semplice, glabra e allungata con diversi fiori relativamente spaziati. I fiori sono posti alle ascelle di brattee strettamente lanceolate e sono pedicellati. I fiori inoltre sono resupinati, ruotati sottosopra tramite torsione del pedicello; in questo caso il labello è volto in basso.
I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami (di cui uno solo fertile – essendo l'altro atrofizzato), 1 verticillo dello stilo)[2]. Il colore dei fiori è vario (bianco, verde, giallo-verde, rosa, violetto o arancione) e spesso sono profumati (specialmente di notte).
Il frutto è una capsula globosa e pedicellata con diverse coste ed è deiscente per alcune di queste. Al suo interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[5].
La riproduzione di questa pianta può avvenire in due modi:
Oltre all'Italia (3 specie) e all'Europa (7 - 8 specie), le altre specie di questo genere sono presenti nel Nord Africa, Asia temperata, l'arcipelago Malese, la Nuova Guinea, Centro e Nord America (da 10 a 30 specie secondo i vari autori) e Cina (con la maggioranza di specie endemiche: una ventina)[6].
Il genere non ha un habitat prevalente: i suoli possono essere acidi oppure basici, l'habitat può essere il bosco o la foresta ombrosa e fresca, oppure le zone paludose o anche più a nord la tundra. In tutti i casi i suoli devono essere mediamente umidi (queste piante evitano i luoghi asciutti o il deserto). Le radici carnose di queste orchidee possono immagazzinare quantità di acqua solo per brevi periodi di siccità.
Delle 3 specie spontanee della flora italiana solo 2 vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla diffusione di questi fiori relativamente allo specifico areale alpino[7].
Specie | Comunità vegetali | Piani vegetazionali | Substrato | pH | Livello trofico | H2O | Ambiente | Zona alpina |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
P. bifolia | 14 | subalpino montano collinare | Ca/Si | neutro | basso | medio | F2 F5 I2 I3 | tutto l'arco alpino |
P. chlorantha | 14 | montano collinare | Ca Ca/Si | basico | basso | umido | B6 E1 F3 G4 I1 I2 | tutto l'arco alpino |
Legenda e note
Per il “substrato” con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).
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Il genere Platanthera comprende oltre 140 specie[1], diffuse soprattutto nell'emisfero settentrionale, tre delle quali sono spontanee del territorio italiano.
Questo è un genere di difficile classificazione anche a causa dei molti ibridi interspecifici. Inizialmente queste orchidee erano collocate nel genere Orchis in quanto avevano in comune la forma dello sperone. Un altro genere imparentato con Platanthera è il genere Habenaria (non presente in Italia).
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche[8].
Le specie di questo genere possono dar luogo a fenomeni di ibridazione con altre specie dello stesso genere; ma anche con specie di altri generi. L'elenco che segue indica alcuni “generi ibridi” legati alla Platanthera (le denominazioni seguenti sono riconosciute come valide dalla World Checklist dei Kew Gardens[9]):
Un genere abbastanza vicino è Gymnadenia: si differenzia soprattutto per il labello trilobato e i fiori rosati. L'altro genere ancora più strettamente imparentato è Orchis: in questo genere i retinacoli sono protetti da borsicule rostellari (in Platanthera i retinacoli sono “nudi”)[2].
Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[10]
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