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sovrano Nesita Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pithana, o anche Pithanas[1], (Kuššara, ... – ...; fl. XVIII secolo a.C.) è stato un sovrano ittita della città anatolica di Kuššara.
Pithana | |
---|---|
Re di Kušara e poi di Kaneš | |
In carica | 1780 a.C.[1] o 1755 a.C. circa – 1750 a.C.[1] o 1745 a.C. |
Predecessore | a Kušara ignoto, a Kanesh Warsama |
Successore | Anitta |
Altri titoli | gran re, signore di Kušara, signore di Kaneš[1] |
Nascita | Kušara, ? |
Morte | ? |
Luogo di sepoltura | Kušara |
Figli | Anitta Peruwa (?) Tudhaliya di Kussara (?) |
Difficile fornire una datazione precisa per il regno di Pithana, il quale, come il figlio e successore Anitta, rimane avvolto nella leggenda; talune fonti indicano approssimativamente il 1790 a.C. come data di ascesa al trono di Kuššara, e il 1785 per la sua impresa più celebre, la presa di Kanesh[2]
Una più recente ricostruzione[3] propone come data per la conquista di Kanesh il 1750-45[4].
L'unico suo predecessore di cui si abbiano notizie è Pamba, re di Kuššara nel 2250 a.C. circa. Il suo nome è ricordato in un resoconto da Naram-Sin di Akkad su una battaglia contro un'alleanza di 17 sovrani, uno dei quali è chiamato Pamba. Questa è la prima fonte storica del popolo di Hatti e anche la prima volta in cui viene ricordato un nome indoeuropeo.
Le fonti storiche da cui si traggono notizie circa la vita e le imprese di Pithana sono due, entrambe posteriori.
La prima fonte è quella più vicina al sovrano: si tratta della cosiddetta Iscrizione di Anitta[5].
L'area negli anni fra il 2000 e il 1700 a.C. era divisa in un gran numero di città-stato legate tra di loro da una complessa serie di trattati che avevano lo scopo di garantire la sicurezza dei commerci con l'Assiria (da cui arrivava lo stagno, necessario, con il rame, alla fabbricazione del bronzo). I regni più potenti erano quello di Hatti, con capitale Hattuša, che controllava gran parte della valle del Kizilirmak, la città di Zalpa nei pressi del Nar Nero, Purushanda, posta a Sud-Ovest del fiume Marassantya, ed il regno di Neša/Kaneš, l'attuale Kültepe, a sudest, fulcro della rete commerciale degli empori anatolici (Karum)[6].
L'importanza politica, commerciale e culturale della città di Neša nella storia del futuro impero ittita è comprovata dal fatto che la lingua che parlavano gli Ittiti era chiamata da essi "nesita", nesumnili, cioè lingua di Neša.
Il Proclama di Anitta, racconta di come suo padre Pithana, re di Kuššara[7], avesse conquistato Kanesh. La tavoletta di Anitta cita le gesta del padre per mostrare come egli poi avesse seguito le sue orme, continuando la strategia di sottomissione delle città vicine, incluse Hattuša e Zalpuwa (Zalpa).
La seconda fonte è un più tardo testo ittita, l'Editto di Telipinu, (un corpus normativo riguardante la Successione al trono e il diritto pubblico ittita, redatto attorno al 1500 a.C. circa), che riproduce liberamente alcune descrizioni riprese dalla tavoletta di Anitta.
Pithana era re di Kuššara, città posta a sudest del fiume Marassantiya, lo Halys di epoca classica, oggi Kizilirmak. Nello scenario dell'Anatolia centrale del XVIII secolo a.C., divisa in città-stato e agglomerati commerciali (i karum o empori), questo sovrano decise di attaccare il confinante regno di Kaneš.
Il cosiddetto "Proclama di Anitta[8] ci narra l'evento:
«(Pithana) il re di Kuššara scese dalla città con tutte le (sue) forze e conquistò di notte Neša con la forza, catturò il re di Neša ma non fece alcun male a nessun figlio di Neša: li trattò come madri e padri»(dal Proclama di Anitta)»
Il commento di Anitta sulla presa della città è lapidario:
«Il re di Neša era caro a Tarhuna (una divinità del cielo), ma sebbene fosse caro a Tarhuna il re di Neša [fu] sot[tomesso] al re di Kuššara» (Proclama di Anitta)»
Il nome del re di Neša non viene citato nel proclama: si tratta probabilmente di Warsama, figlio di Inar.
Pithana incominciò dunque la sua ascesa presentandosi come un re guerriero, ma portatore di pace.
Le ragioni che spinsero prima Pithana e poi suo figlio a scendere in guerra possono essere state varie, ma le più probabile erano di ordine commerciale.
Dal carteggio ritrovato nell'archivio del palazzo reale di Neša, fra il re Warsama e Anum-Hirbi re di Mama (in antico assiro) o Haššum[9] (in antico babilonese e in lingua Ittita), si capisce come fosse difficile per i sovrani dell'area controllare i vassalli; i continui piccoli conflitti locali danneggiavano il commercio su grande scala con l'Assiria, rendendo malsicure le vie di comunicazione.
«Anum-Hirbi, re di Mama, parla come segue: dice Warsama, re di Kanesh 'l'uomo di Taisama è mio schiavo, io lo controllerò, ma tu controllerai l'uomo di Sibuha, tuo schiavo?' Dato che l'uomo di Taisama è un tuo cane, perché combatte contro gli altri principi? Ha mai combattuto contro gli altri principi l'uomo di Sibuha, mio cane? Un re di Taisama diverrà un terzo re con noi?[6][10][11][12][13]»
I due re si accordarono per un nuovo e più stringente giuramento di alleanza.
Questa alleanza risolveva i problemi con i regni a sud e ovest di Neša, ma non quelli con i regni a nord ed est, tra cui anche Kuššara. È possibile che il tentativo di sottomettere quei regni, magari chiudendo le vie commerciali nella loro direzione, possa avere provocato la reazione di Pithana.
Conquistando Neša, Pithana pose le basi per un controllo delle vie commerciali anatoliche che suo figlio Anitta tentò di completare.[6]
Ampliato il suo regno Pithana assunse il titolo di Grande re (Lugal gal).
Morì poco dopo, attorno al 1745 a.C.
Pithana perciò, da semplice re di Kuššara, estese la sua influenza, tentando per primo una unificazione anatolica, al punto che i successivi membri della dinastia regnante ittita rivendicarono sempre legami con la città di Kuššara.
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