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compositore Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pietro Iacopo De Jennaro (o Pietro Iacopo de Gennaro o Pietro Giacomo Di Gennaro; Napoli, 1463 – Napoli, 1508) è stato un letterato e nobile italiano.
Pietro Iacopo De Jennaro nacque in una famiglia di antica nobiltà napoletana, ascritta fin dal XIII secolo al sedile di Porto[1]. Suo padre Giorgio De Jennaro, il quale aveva ottenuto da Alfonso I di Napoli la signoria della Rocca delle Fratte (nei pressi dell'attuale Coreno Ausonio[2]) e della Rocca d'Evandro, ottenne nel 1452 anche la carica di maestro razionale, una magistratura con competenza in materia tributaria[3]. Non si sa molto degli anni della giovinezza, della formazione culturale e della vita privata di Pietro Iacopo: si presume abbia ricevuto una formazione di tipo giuridico[4]. Sposò Lucrezia Scarsa (o Scarcia), presumibilmente appartenente a un'antica famiglia napoletana del Seggio di Porto in seguito estinta, e ne ebbe almeno tre figli[5]: un bambino morto prematuramente, una figlia di nome Maria, e il figlio Alfonso che come il padre e il nonno fu presidente della Camera della Sommaria e poeta autore di un Carmen Sacrum in lingua latina[6][7]. Non è invece possibile identificare la nobildonna catalana di nome Bianca cantata da Pietro Iacopo nel Canzoniere[3].
Pietro Iacopo De Jennaro ebbe numerosi incarichi pubblici. Nel 1468 fu ambasciatore a Pesaro; nel 1471-72 fu ambasciatore alla corte di Ercole I d'Este a Ferrara. Pietro Iacopo De Jennaro alternò i suoi soggiorni fra Napoli e la Rocca delle Fratte, e si dedicò fin dall'età giovanile all'esercizio della poesia. Nel 1481, tuttavia, le Fratte furono confiscate dalla Corona e vendute, allo scopo di rimpinguare le dissestate finanze del Regno; nella I egloga della Pastorale Pietro Iacopo incolpò della confisca Antonello de Petruciis e il conte di Sarno[3][8]. L'infortunio non sembra aver avuto gravi effetti sulla carriera di Pietro Iacopo il quale ricoprì più volte l'incarico di Presidente della regia Camera della Sommaria fra il 1479 e il 1494; fu commissario generale nelle terre di Bari e d'Otranto nel 1479, capitano di Cosenza nel 1482, commissario regio in Terra di Lavoro e nel Contado di Molise dal 1487 al 1495, commissario regio in Principato Citra nel 1495, quindi percettore fiscale e commissario regio della Basilicata nel 1497[3][9]. Non sono più attestati suoi incarichi negli officia periferici dopo la seconda calata dei Francesi (1501)[10].
La sua produzione letteraria fu molto abbondante, eclettica e si protrasse fino alla fine della sua vita. Erasmo Percopo riteneva che la Pastorale del De Jennaro fosse un'imitazione dell'Arcadia di Jacopo Sannazaro[11]. Maria Corti ha confutato la tesi del Percopo mostrando come sia stato, invece, De Jennaro, ispirato a sua volta dai poeti bucolici senesi come Filenio Gallo, ad aver influenzato il più giovane Sannazaro[12]. Maria Corti, tuttavia, giudica il De Jennaro un «mediocrissimo poeta»[8].
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