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pittore e incisore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pietro Fachetti, indicato anche come Pietro Fachetto o Facchetti (Mantova, 1539[1] – Roma, 27 febbraio 1613[2]), è stato un pittore e incisore italiano del tardo Rinascimento, principalmente attivo a Roma.
Nacque a Mantova, da una famiglia povera, tra il 1535 e il 1539.[3] Dopo la formazione iniziale nella città natale presso la bottega di Lorenzo Costa il Giovane, si trasferì a Roma ove lavorò per la corte pontificia e la nobiltà romana.[3] A Roma, per conto del duca di Mantova Vincenzo I, con il quale mantenne un lungo rapporto epistolare,[3] fece copie di dipinti e acquistò alcune opere d'arte destinate alle collezioni del duca.[3]
Nell'ambiente artistico della città fu vicino agli artisti dell'Accademia di San Luca e fece parte della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon.[3] Unitosi allo studio di Scipione da Gaeta[senza fonte], vi guadagnò la fama di ritrattista, ma le sue opere, pur se presumibilmente numerose, sono di incerta attribuzione.[3] Nei Palazzi Vaticani, lavorò, con altri artisti alla decorazione di una sala della Biblioteca fatta realizzare da Sisto V[3] e, secondo alcuni storici dell'arte, potrebbe aver partecipato anche alla decorazione di due sale Paoline, con gli affreschi Paolo V in atto di donare nuovi volumi alla biblioteca e Scipione Borghese nominato cardinale-bibliotecario da Paolo V.[3]
Fachetti si dedicò, oltre che alla pittura, anche all'incisione (in particolare alla tecnica dell'acquaforte), sia come autore, sia in qualità di mercante e stampatore.[3] Tra i suoi lavori, non numerosi, sono ricordate quattro stampe di cui due rappresentano dipinti di Giulio Romano.[3]
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