Nel 2021, in occasione delle celebrazioni per il settimo centenario dantesco, ha pubblicato Danteide (Bompiani)[38], viaggio nel cervello dantesco, candidato al Premio Campiello e vincitore del Golden Books Awards[39][40][41][42][43][44][45][46].
Nel 2022 ha pubblicato L'Affaire – Tutti gli uomini del caso Dreyfus (Bompiani), all'interno della collana "Munizioni" diretta da Roberto Saviano[47][48], nominato “Libro dell’anno” dai lettori del Corriere della Sera[49] e candidato al Premio Strega. Per Giovanni Pacchiano: "Appassionante, titanico, grandioso. È a parer nostro il libro dell’anno. Immenso capolavoro da leggere assolutamente".[50]
Nel 2023 il Corriere della Sera, in seguito a numerose lettere sull’argomento, ha fatto emergere “Il caso del Trellinismo”, definito dal critico letterario Antonio D’Orrico “fenomeno unico al mondo”, la cui paternità è stata attribuita a quattro figure dell’editoria: il direttore della narrativa di Mondadori Giovanni Francesio, il libraio Marco Guerra, il giornalista Antonello Piroso e lo stesso D’Orrico.[51][52][53][54]
Lo stesso anno ha pubblicato “R4” (Mondadori), presentato al Premio Strega 2024, per il quotidiano Domani “Medaglia d’oro al valor romanzesco”, secondo il critico letterario Antonio D’Orrico uno dei tre romanzi che hanno “salvato una annata letteraria italiana altrimenti pronta per l’estrema unzione o, in alternativa, per la dichiarazione di morte presunta”.[55][56][57][58][59][60][61][62]
Ai Sunday Times Book Awards, tenutisi a Londra il 6 giugno 2024, la Football Writers' Association, formata da oltre 800 giornalisti e corrispondenti, appartenenti a The Times, The Guardian,The Telegraph, The Independent, Daily Mail, BBC e altre testate, gli ha conferito il premio Football Book of the Year per la versione inglese de “La partita” (“The Match”). È stata la prima volta per un libro italiano.[1]'.[63][64][65]
Dizionario dei film, con Alberto M. Castagna e Piero A. Corsini, Roma, Villaggio Editoriale, 1998, ISBN 978-88-870-5317-3.
La partita. Il romanzo di Italia-Brasile, Collana Strade blu. Fiction, Milano, Mondadori, 2019, ISBN978-88-047-1686-0. - Collana Oscar Bestsellers. Open, Mondadori, 2021, ISBN 978-88-047-2917-4; ed. illustrata, Collana Strade blu, Mondadori, 2022, ISBN 978-88-047-4654-6.
Il 12 ottobre 2002 è stato coinvolto nella strage di Bali, “il più grave atto di terrorismo nella storia dell’Indonesia, l’attentato più sanguinario nel mondo dopo l’11 settembre"[70], che provocò 202 vittime. Benché ferito alla testa, insieme alla sua compagna fu l’unico sopravvissuto del ristorante dentro il quale si trovava.[71][72][73]
“È un’ode al calcio, una struggente ode al gioco più bello del mondo. Una somma di storie meravigliose, che ti tengono incollato alla pagina”, Walter Veltroni, “Mille e una notte di grandi storie. Un’ode a Pablito e all’Italia che fu”, su La Gazzetta dello Sport, 3 agosto 2019.
Motivazione del premio riportata dal sito Walkabout: Piero Trellini con “La partita. Il romanzo di Italia-Brasile” (Mondadori) si è aggiudicato il premio della giuria 2020 del Premio Letterario Massarosa. “L’opera, di ampio respiro che la giuria tecnica dell’edizione 2020 del PLM ha deciso di premiare – all’unanimità – possiede questa qualità: trascende i generi e trasuda in ogni pagina una passione profonda, si potrebbe quasi definire ossessione, che nulla toglie alla precisione della scrittura e le fa meritare a buon diritto l’attributo di monumentale”.
“Trellini e quel 3-2 diventato leggenda. La partita è al primo posto della nostra classifica dei libri dell’anno”, Top Ten 2019 su Tuttosport, 28 dicembre 2019.
“Il modo migliore per capire questo punto è leggere “La partita” di Piero Trellini. Mentre la letteratura sportiva almeno fino a 10 anni fa si concentrava con forza sul fatto sportivo e sull’uomo che lo compiva, oggi tanti libri, di cui “La Partita” è l’esempio migliore, ricamano intorno al fatto stesso un universo di cause ed effetti non tanto per decoro giornalistico, ma come vero cuore narrativo dell’opera, in quanto è tutto quello che ha girato e gira intorno al fatto sportivo a fare la storia che continua”. Jvan Sica in “Appunti su una nuova scrittura sportiva”, su Letteratura Sportiva, 8 dicembre 2019.
“Il modello – in parte sotteso anche agli altri titoli, e probabilmente inarrivabile – è quello de La partita, l’opera-mondo che Piero Trellini ha dedicato, dopo anni di ricerche e incastri, a un altro match epocale, l’Italia-Brasile 3-2 del Mundial 1982: ovvero tentare di raccontare la storia corale di una partita attraverso il mosaico delle molteplici biografie che la compongono”. Gino Cervi in “Chiedi cos’è stato l’Azteca”, Il Foglio, 17 giugno 2020.
“La partita è un romanzo eccezionale, non solo per i malati di sport (come me) ma per tutti coloro che cercano in un libro scrittura magnifica, ampiezza di sguardo, documentazione accurata e un linguaggio inimmaginabile finché non te lo vedi lì, sulla pagina, e ti dici: ah ma allora si può scrivere così?”, Simona Baldelli, pagina personale, 19 luglio 2020.
“Mi sbilancio: è nettamente il più bel libro sul calcio che abbia mai letto. Un lavoro di ricerca immane, maniacale, dichiaratamente ossessivo. Ma questo è un libro che va oltre il calcio, che parla di un mondo spontaneo e ingenuo che non c'è più. Parla di un momento che ne contiene decine di migliaia di altri. Di 90 minuti in cui si sono consumati i destini incrociati di mille vite. Non ci riesci se non sei maledettamente bravo. Trellini lo è”, Giacomo Pellizzari, in “ROSSI (Socrates) ROSSI (Falcao) ROSSI (fine)!”, 21 maggio 2020.
“Piero Trellini è il più grande fantasista della letteratura italiana contemporanea, la persona giusta per scrivere il super-romanzo dantesco che non era mai stato scritto”, Antonio D’Orrico in “Danteide, la commedia intorno alla Commedia”, La Lettura, Corriere della Sera, 31 gennaio 2021.
Trellini è uno di quegli autori totali, travolgenti, capaci di affrontare un tema da tutte le angolazioni e sotto ogni punto di vista, sempre in grado, nello stesso tempo, di tenere fede a un impianto rigoroso”, Sergio Valzania in “Il divino poeta visto attraverso i suoi occhi”, in L’Osservatore romano, 29 gennaio 2021.
Uno scossone alla polvere accademica, nozionistica e super erudita che si è accumulata sul Poeta per un vero e proprio viaggio nella testa del Poeta.”, Fulvio Paloscia in “Dante, best seller e riletture”, in la Repubblica, 25 marzo 2021
“Piero Trellini compie il passo in più e dà alle stampe un libro che lo colloca senza troppe difficoltà tra gli autori che hanno qualcosa da dire, e lo dicono bene.”, Elisa Rosi in “Con gli occhi di Dante” su Progress, aprile 2021.
È il lampante esempio di come, ancora nel XXI secolo, si possa fare ricerca letteraria uscendo dagli schemi tradizionali”, Giovanni Maria Scupola in “Danteide di Piero Trellini” su The Book Advisor, 21 aprile 2021.
“Di tutti i libri che sono stati scritti per i 700 anni dalla morte di Dante, se ne poteva scrivere solo uno: Danteide di Piero Trellini”, Motivazione del Premio Nabokov, 6 febbraio 2022.
“L’autore ha affrontato il duello con la più raccontata, tentacolare e celebre fra le causes célèbres pedinandola nei suoi meandri peggio illuminati, rivoli meno battuti, micro e sotto-storie, figure satellitari - ancorché spesso famose - da Georges Méliès a Oscar Wilde, e nei suoi riflessi più imprevedibili, dalle Ninfee di Monet al Tour de France. Ne è venuto fuori un tomo non rubricabile in alcun genere. Il caso Dreyfus resta una scena primordiale e un vertiginoso laboratorio della Modernità. Piero Trellini ha restituito quella vertigine in un libro centrifugo dove, a matrioska, ogni storia ne schiude un'altra e tutte finiscono per intersecarsi in un formidabile, pirotecnico spaccato d'epoca”, Marco Cicala in “Dreyfus, l’affaire infinito in un libro "monstre", Il Venerdì di Repubblica del 18 febbraio 2022.
"Appassionante, titanico, grandioso per la capacità dell’autore, fedele ai documenti storici, di narrare, come se fosse un romanzo, l’allucinante vicenda del capitano Dreyfus. È a parer nostro il libro dell’anno. Alfred Dreyfus, scrupoloso ufficiale di artiglieria e alsaziano, oltre che ebreo, in una Francia che si trascina ancora le ferite della guerra franco-prussiana, e dove abbondano gli antisemiti, nel 1894 è accusato di spionaggio a favore dei tedeschi. Per via di un foglio che rivela presunti segreti militari ritrovato nell’ambasciata germanica, a pezzettini, nel cestino della carta straccia, da una donna delle pulizie spia dei francesi. E che, ricomposto, gli attribuisce la paternità attraverso un dilettantesco esame della scrittura. Di qui ha inizio l’odissea del capitano. Condannato per alto tradimento in primo grado, nonostante le sue proteste di innocenza e le inconsistenti prove, e deportato nella Guyana francese, dove è imprigionato in condizioni atroci, confermata la condanna con la revisione del processo e con una sentenza che non rende pubblici documenti segretati, viene infine graziato (1899) dal presidente della repubblica ma continua la sua battaglia e nella riapertura del caso viene riconosciuto innocente (1906). L’Affaire divise per anni la Francia in due partiti: colpevolisti e innocentisti: fra questi ultimi, Anatole France, Proust e Zola, cui si deve il coraggioso pamphlet J’Accuse…! Ma il libro è anche un enorme affresco della società francese di fine Ottocento, con largo spazio dedicato ai pittori e agli artisti, ai salotti letterari delle grandi dame, al potere dei giornali, alla corruzione, agli intrighi e all’imbecillità degli alti gradi militari. Immenso capolavoro da leggere assolutamente", I 10 libri della stagione per Giovanni Pacchiano, su La Gazzetta di Parma, 10 aprile 2022.
Il caso del Trellinismo, fenomeno unico al mondo Con “L’affaire” il libro dell’anno è di Piero Trellini, esploratore della complessità in “Corriere della Sera”, “Sette”, del 14 aprile 2023 e del 16 maggio 2023. .
“Solo Trellini può spiegare Trellini. Perché qualsiasi tipo di interpretazione personale rischierebbe di compromettere la sua figura. Se accettassimo infatti come modello per decifrarlo il suo stesso metodo di lavoro, finiremmo con il perderci nei meandri più contorti di un autore che ha fatto dell’analisi infinita il suo motivo d’essere. Quel che si può fare allora è cercare di partire dai suoi testi. Immergersi. Perdersi per ritrovarsi.
Piero Trellini (Roma, 1970) mette in crisi l’idea di un’esattezza impossibile da raggiungere. Sembra vedere realmente le cose che ha in testa solo nel momento in cui le fissa sulla pagina, mediante una sequenza perfetta, per molti aspetti simile a una sceneggiatura cinematografica.
Quello di Trellini è uno sguardo educato, che riesce abilmente a risolvere il problema della simultaneità tra dentro e fuori, tra interno ed esterno, su cui si fonda la letteratura. Da qui la sua abilità di visionario, carattere distintivo di un intellettuale: vede qualcosa che c’è ma che non riusciamo a vedere. Ce ne accorgiamo solo quando decide di mostrarcelo per farci ritrovare una linearità precisa. Ma essere intellettuale significa anche rinunciare e nel descriverli sfida coraggiosamente il limite della parola. In un’epoca in cui paghiamo l’accesso illimitato a beni che le generazioni precedenti potevano solo sognare, in cui nessuno spiega quali sono le ragioni per continuare a lavorare a queste condizioni, il “Trellinismo” diventa una pedagogia della complessità. Ci avverte che il fare semplicistico non paga. Che non ci sono solo diritti e mai doveri. Trellini è scientifico nella sua voglia di dimostrare l’origine delle cose insegnandoci che non bisogna credere a un’idea solo perché ci rassicura.”, “Il Trellinismo. La complessità come metodo”, Samuele Nava, su La Provincia, 28 gennaio 2024
“Trattasi di un fulgido esempio di Trellinismo, fenomeno che nel mondo non ha eguali (non temete, non è una stramba parola di mia invenzione). Di Trellinismo parlò per la prima volta, pare, un libraio di Roma nel 2022, in un auditorium affollato in cui si presentava L'Affaire, precedente opera dello scrittore. Fu poi durante il Festival di Mantova che Giovanni Francesio, direttore della narrativa di Mondadori fece uso del termine, e infine fu D'Orrico che parlò di Trellinismo come fenomeno da studiare sulle pagine di Repubblica. Orbene, che cos'è questo Trellinismo? Sostanzialmente è un'insana voglia di partire da un fenomeno ben preciso e allargarsi nel tempo e nello spazio per descrivere e raccontare tutto ciò che a quel fatto è in qualche modo collegato, restituendo ai lettori romanzi mondo che talvolta superano le 1000 pagine (L'Affaire ne ha poco meno di 1400) ricchi di avvenimenti, personaggi, nozioni, aneddoti, messi in serie senza che mai si abbia la difficoltà a tenere il filo.
Possiamo dunque intendere il Trellinismo come la romanzizzazione dell'entropia o dell'effetto farfalla? R4, che parte dalla Belle Epoque, passa due guerre mondiali, una manciata di capi di stato americani, italiani, francesi e inglesi, descrive i cambiamenti culturali e sociali del mondo occidentale di circa 70 anni, e atterra negli Anni di Piombo per fermarsi a quel giorno di maggio del '78 in via Caetani (senza inventare nulla, tra l'altro), ecco, mi fa dire che sì, il Trellinismo è proprio questo, ed è magnifico.
Giusto per specificare che il Trellinismo è un fenomeno che non si limita a questo romanzo e che non è dunque un caso, riepiloghiamo qui l'elenco delle opere del Trellini: - La Partita (2019) - 607 pagine; Danteide (2021) - 576 pagine; L'Affaire (2022) - 1376 pagine; R4 (2023) - 720 pagine. Signore, signori, lo Stachanov della narrativa italiana è qui tra noi e non ce ne siamo ancora accorti”. Giovanni Belcuore su iIl recensore ignorante, 22 febbraio 2024.
"Un formidabile viaggio a ritroso, a zigzag, a salti, a flash nella saga, e verrebbe da dire nell'inconscio, di un'auto e di un marchio che nella storia, nella politica, nella cronaca, nel costume e nell'immaginario collettivo ha impresso tracce indelebili, ancorché di pneumatici. Come nei suoi maxilibri precedenti (sul calcio, su Dante, sull'Affaire Dreyfus), anche stavolta Trellini si libra sul filo dell'eccesso: 700 pagine fittissime di personaggi, aneddoti, destini paralleli o incrociati, all'insegna della R. Dal sistema taylorista alle dismissioni postindustriali. Dalla casa madre di Billancourt (periferia "rossa" di Parigi) a tutta una filiera produttiva nella quale "ogni passaggio è importante perché crea un pezzo di futuro". Marco Cicala in “R4, una saga a quattro ruote. Dalle battaglie operaie all'assassinio di moro, l'auto più celebre della Renault ha lasciato i suoi segni nell'immaginario collettivo. Un libro li esplora proprio tutti” su Il Venerdì di Repubblica del 20 ottobre 2023.
“La minuziosa sequenza delle fasi del sequestro e del ritrovamento è raccontata con un ritmo serrato, angosciante, quasi cinematografico. E si ritorna lì, al punto di partenza, al corpo nella R4, dopo avere ripercorso ima storia lunga e labirintica, quasi avere ricostruito un puzzle. È un romanzo che lega alla narrazione una fitta trama di nomi, fatti e misure, con una precisione quasi maniacale per il dettaglio, spesso ricorrendo ai numeri (date, orari, dimensioni, cifre di bilancio) per dare spessore e precisione al racconto. Non per nulla nell'epilogo si elencano le numerose fonti visionate per la raccolta dei materiali. Ne esce un quadro che, al di là dello spunto narrativo, disegna un ampio scenario della società e della cultura di oltre mezzo secolo in Francia e Italia”. Emanuela Scarpellini in “R4, l'auto delle Br” su Corriere della Sera del 22 ottobre 2023;
“Il caso non fa mai le cose a caso. È questo il sospetto che sta dietro i grandi libri di Trellini (da quello su Italia-Brasile ’82 a quello su Dante, a quello su Dreyfus). Nella formidabile macchina narrativa di Trellini, una storia si racconta attraverso altre storie in una specie di gioco di specchi. A suo modo R4 è anche una specie di Buddenbrook”, “Macchine operaie e carri armati: la romanzesca R4 di Trellini”, la pagella di Antonio D’Orrico, su Domani, 23 dicembre 2023
“I libri di Piero Trellini, tutti molto corposi, articolati, costruiti come matrioske, hanno la forma complessa della moltitudine enciclopedica, e dell’enciclopedia la missione contenutistica di dare conto di ogni cosa dello scibile umano sia essa notizia storica, scientifica, sociale, nel caso di questo libro persino politica e industriale. Dopo La partita (Mondadori, 2019), Danteide (Bompiani, 2021) e L’Affaire (Bompiani, 2022) ora esce R4, da Billancourt a via Caetani (Mondadori, Strade blu, 705 pagine, 25 euro, 2023), una narrazione ancora una volta massimalista che copre un arco temporale di oltre un secolo, una moltiplicazione di storie e di voci, di personaggi rocamboleschi e bizzarri, maggiori e minori, blasonati e sconosciuti, che si succedono come in un grande romanzo d’appendice vertiginoso, un feuilleton contemporaneo fatto di tanti piccoli frammenti conchiusi, pieno di curiosità e aneddotica. Un tipo di narrare appunto che dilata, allarga la prospettiva, avanza per moltitudine di eventi sensazionali come la nascita della Renault nel 1899 nelle officine «a un paio di strade di distanza dai neonati studi cinematografici dei fratelli Auguste e Louis Lumière», nel momento storico in cui «l’auto e il cinema rispecchiavano i sogni e le suggestioni di onnipotenza del positivismo», quando tutto comincia. Un libro complesso e inclassificabile.”, “Quella Renault 4 color amaranto”, di Angelo Ferracuti, archiviato, su Azione, 15 gennaio 2024
“Con grande gioia e profonda convinzione propongo “R4. Da Billancourt a Via Caetani” (Mondadori, 2024) di Piero Trellini agli amici della domenica per la candidatura al premio Strega del 2024. Lo faccio perché, come le autentiche opere di narrativa, non è un libro, ma più libri insieme, annodati dal muso ammiccante e accogliente dell’auto più venduta di Francia. È un libro sulla storia della Francia, dell’Italia, dell’Europa, sulle due guerre mondiali, sulle dinastie industriali e sulle lotte operaie, una storia che si racconta attraverso altre storie in un gioco di specchi che coinvolge e avvolge una galleria incredibilmente vasta di mondi e di epoche. È un libro di uomini e di donne, di aspirazioni e di respiri, di sogni e di destini, di suicidi e di avventure, di capitomboli e di resurrezioni. È un libro che racconta, con la lucidità di una cinepresa, i giorni terribili del sequestro Moro, scolpiti nell’atmosfera dura e fredda degli anni di Piombo.
È un libro che incarna alla perfezione la lezione kafkiana secondo cui un vero romanzo è un colpo di piccozza che rompe il mare di ghiaccio che e’ dentro di noi”. Motivazione della presentazione al Premio Strega 2024 di Francesco Caringella
Intervista a Piero Trellini, archiviato, uscita su Progress e ripubblicata da Uomini e donne della comunicazione per la Giornata mondiale del Libro il 23 aprile 2021.