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giornalista e saggista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Piero Messina (Palermo, 29 agosto 1965) è un giornalista e saggista italiano.
Inizia l'attività giornalistica nel 1995 collaborando con il quotidiano palermitano Il Mediterraneo. Diviene giornalista professionista nel 2000,[1] e nel 2001 è assunto come addetto stampa dal gruppo UDC all'Assemblea regionale siciliana. In quegli anni collabora anche con la rivista di geopolitica LIMES,[2] con il Venerdì di Repubblica e con la redazione palermitana dell'agenzia ANSA. Nel 2005 entra all'ufficio stampa della presidenza della Regione Siciliana e dall'anno successivo collabora con L'Espresso. Nel 2008, insieme al giornalista Giuseppe Lo Bianco, riceve la Targa dell'Ordine dei giornalisti del Premio Piero Passetti, per alcune inchieste pubblicate sull'Espresso.[3] Nel 2010 pubblica il libro "Protezione incivile", sugli scandali della protezione civile italiana, dalla sua fondazione sino ai giorni nostri.[4] Lo stesso anno il presidente Raffaele Lombardo lo chiama come coordinatore dell'ufficio stampa della Regione.[5] Nel 2012 pubblica "Il cuore nero dei servizi", sull'intelligence italiana.[6] Nel gennaio 2013 viene licenziato dal presidente della Regione Rosario Crocetta.[7]
Nel 2014 pubblica "Onorate società", libro inchiesta sui rapporti tra mafia, politica e massoneria e per quel lavoro riceve il premio "Gattopardo per la legalità", dall'associazione Libera.[8] Piero Messina presenterà le sue inchieste, a febbraio del 2015, nelle università del Texas.[9] Perde la collaborazione con l'Espresso, mentre prosegue quella con Limes[10].
Nel luglio 2015 viene indagato dalla procura di Palermo per calunnia e diffusione e pubblicazione di notizie false.[11] L'indagine viene avviata dopo la pubblicazione da parte dell'Espresso di una presunta intercettazione riguardante un colloquio tra il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e il suo medico personale, il primario di Chirurgia plastica Matteo Tutino, attualmente agli arresti domiciliari per falso, truffa e peculato. Il medico, secondo quanto ricostruito da Piero Messina e da Maurizio Zoppi, quest'ultimo indagato per pubblicazione di notizie false, avrebbe detto a Crocetta che «Lucia Borsellino va fatta fuori come il padre». L'esistenza dell'intercettazione, che ha suscitato una serie di polemiche e interventi istituzionali, è stata smentita dalla Procura di Palermo e anche da quelle di Catania, Caltanissetta e Messina.[12].
Nell'ottobre 2016 viene rinviato a giudizio per calunnia e pubblicazione di notizie false[13]. Nel novembre 2022 viene condannato a anno e 4 mesi, pena sospesa, dalla quinta sezione del tribunale di Palermo[14].
Nel parallelo giudizio civile Piero Messina, Zappi e il direttore de L'Espresso vengono condananti nell'aprile 2018 a risarcire "in solido" 57.000 euro all’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta [15].
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