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film del 1975 diretto da Peter Weir Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Picnic ad Hanging Rock (Il lungo pomeriggio della morte)[1][2] (Picnic at Hanging Rock) è un film del 1975 diretto da Peter Weir.
Picnic ad Hanging Rock (Il lungo pomeriggio della morte) | |
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Una scena del film | |
Titolo originale | Picnic at Hanging Rock |
Paese di produzione | Australia |
Anno | 1975 |
Durata | 118 min |
Genere | drammatico |
Regia | Peter Weir |
Soggetto | Joan Lindsay |
Sceneggiatura | Cliff Green |
Produttore | Hal McElroy, Jim McElroy |
Produttore esecutivo | John Graves, Patricia Lovell |
Casa di produzione | The Australian Film Commission, McElroy & McElroy, Picnic Productions Pty. Ltd., Z |
Fotografia | Russell Boyd |
Montaggio | Max Lemon |
Musiche | Bruce Smeaton |
Scenografia | David Copping |
Costumi | Judy Dorsman |
Trucco | José Luis Pérez |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Il soggetto è tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice australiana Joan Lindsay.
È stato uno dei primi film australiani a ottenere visibilità internazionale e un certo successo commerciale.[3] Fruttò la fama mondiale al regista Peter Weir, artefice negli anni seguenti di altre pellicole di notevole successo come L'attimo fuggente, Witness, The Truman Show, Master & Commander. È stato distribuito anche col titolo Picnic a Hanging Rock.
«C'è un tempo e un luogo perché qualsiasi cosa abbia principio e fine...»
Il giorno di san Valentino dell'anno 1900 un gruppo di studentesse dell'aristocratico collegio Appleyard, a una cinquantina di chilometri da Melbourne in Australia, si reca per l'annuale picnic ai piedi del gruppo roccioso dell'Hanging Rock, sotto la sorveglianza dell’insegnante di francese, M.lle de Poitiers, e di quella di matematica, Miss McCraw.
Nel pomeriggio quattro di loro ottengono il permesso di allontanarsi per esaminare più da vicino le formazioni rocciose. Guidate da Miranda, la ragazza più ammirata e seguita del collegio, Marion, la ricca ereditiera Irma e la più giovane Edith si incamminano per quella che dovrebbe essere una breve ascensione sulla roccia, passando davanti al giovane Michael Fitzhubert, nobile inglese che si trova in vacanza presso parenti e sta facendo a sua volta una scampagnata con il domestico Albert.
Edith, dalla corporatura robusta, si pente quasi subito di avere seguito le compagne in questa avventura fuori programma. Affaticate dalla salita, le quattro fanciulle si sdraiano a riposare in una sella di roccia; al risveglio, Miranda leva scarpe e calze e si incammina per continuare l'ascensione, seguita da Marion. Interdetta, Edith fa appello a Irma, che però segue a sua volta le compagne. A questo punto Edith torna indietro in evidente stato di shock e gridando istericamente. Nello stesso momento il resto del gruppo si accorge che l'insegnante di matematica, Greta McCraw, è scomparsa.
Il cocchiere riporta le ragazze e M.lle Poitiers al collegio, e viene dato l'allarme. Iniziano immediatamente le ricerche di polizia sulla roccia, senza trovare la minima traccia. Edith, interrogata, non conserva memoria dell'accaduto, tranne il fatto di avere incrociato, durante la sua fuga, l'insegnante di matematica che saliva a sua volta, incomprensibilmente senza gonna.
Nel frattempo Michael Fitzhubert, ossessionato dal ricordo della bellezza di Miranda scorta per un momento all'inizio della tragica ascensione, si avvia in segreto alla roccia con la complicità del domestico Albert. Pretende di rimanere la notte da solo sulla Hanging Rock. Il mattino dopo Albert, preoccupato dell'assenza del ragazzo, torna e lo trova ferito e in stato di shock. Chiama soccorsi, e Michael dal carro ambulanza gli consegna in segreto un ritaglio di stoffa orlato di pizzo.
Albert intuisce che l'amico ha trovato qualcosa sulla roccia. Torna di corsa e trova Irma, svenuta e ferita, con le unghie spezzate e i piedi misteriosamente puliti, nonostante siano passati otto giorni dalla sua scomparsa. Anche la ragazza non ricorda nulla dell'accaduto.
Recuperate le forze ma non la memoria, Irma viene ritirata dal collegio. Passata a salutare per l'ultima volta le compagne, è aggredita dalle ragazze isteriche, convinte che lei conosca il segreto della scomparsa di Miranda e delle altre ma non voglia rivelarlo.
Scossa dalla tragedia, mentre viene dichiarata la presunta morte delle ragazze sparite, l'arcigna direttrice del collegio Mrs. Appleyard sfoga la propria frustrazione su Sara, compagna di stanza di Miranda, che vive in adorazione dell'amica. Dal momento che il tutore della piccola orfana è in ritardo con il pagamento della retta, le preannuncia che dopo le vacanze di Pasqua dovrà lasciare il collegio.
Al pensiero di dover tornare nel terribile orfanotrofio dove è cresciuta, Sara cade in un profondo stato di angoscia. Il giardiniere la trova nella serra, morta suicida dopo essersi gettata dalla finestra. Quando la notizia diventa pubblica, Mrs. Appleyard si reca alla Hanging Rock, origine di tutte le sue disgrazie, per poi morire ai piedi di una roccia, a seguito di un suicidio o un incidente.
Anche se in alcune interviste la scrittrice lasciò credere di aver preso spunto da fatti di cronaca, la storia scritta dalla Lindsay è inventata, come inventato è l'articolo di giornale che compare alla fine del libro; del resto il 14 febbraio 1900 non era un sabato, come non corrispondono alla realtà i giorni della settimana attribuiti alle altre date del libro (lettere dei personaggi, rapporti di polizia): per esempio il 19 marzo 1900 non era un giovedì (capitolo XII), il 27 marzo 1900 non era un venerdì (capitolo XVI) eccetera.
Il film di Peter Weir è fedele allo svolgimento della storia e all'atmosfera del romanzo, anche se alcune parti sono state omesse o ridotte (per esempio la vicenda di Albert e della sorella Sarah o la morte della signorina Lumley).
Inizialmente si era pensato a Ingrid Mason per il ruolo di Miranda, che ottenne invece Anne-Louise Lambert: la Lambert dichiarò in un'intervista di aver avuto la parte non per l'abilità come attrice, ma perché più magra della prima scelta.[4] La Mason ebbe il ruolo di Rosamund.
La troupe arrivò sul set di Adelaide per iniziare la lavorazione il 14 febbraio 1975, proprio il giorno in cui inizia la storia sia nel libro che nel film. Il film fu girato sia ad Hanging Rock sia a Martindale Hall, nell'Australia Meridionale, usata per rappresentare l'immaginario collegio Appleyard.
Le studentesse, attrici novelle, furono doppiate da professioniste. La cosa fu tenuta nascosta e le doppiatrici non furono accreditate.[5] L’attrice gallese Rachel Roberts, la direttrice del collegio Mrs. Appleyard, giunse sul set più tardi rispetto alle colleghe più giovani, che si coalizzarono contro di lei, confondendola con il personaggio. Roberts chiese e ottenne dal regista di recitare alcune scene davanti a una parete bianca, senza rivolgersi direttamente alle attrici, per evitare di incrociare le loro occhiate di disprezzo.[6]
La colonna sonora, in particolare i brani di Gheorghe Zamfir per flauto di pan e organo, ha un ruolo determinante nella riuscita del film: «Con la sua melodia languida e stregante, il “flauto di pan” accompagna al mistero e alla morte la fanciulla in fiore di Picnic a Hanging Rock. È uno di quei motivi musicali legati indissolubilmente a un film. Ogni altra musica – il commento originale, i contributi di Beethoven e Bach – si poteva dimenticare. Tutto, ma non il semplice, insistente tema che serpeggia sul flauto di Gheorghe Zamfir, col suo senso del remoto, con la sua aderenza alla sua primordiale natura. Molto dell'incanto del film deriva da quello strumento. »[7]
Il film fu proiettato per la prima volta all'Hindley Cinema Complex di Adelaide l'8 agosto 1975.
In Italia fu presentato al XXII Festival di Taormina nel luglio 1976, risultandovi vincitore del “Gran premio delle Nazioni”, cioè miglior film: nelle sale uscì poi il 18 marzo 1977.
L'accoglienza della critica italiana fu generalmente molto positiva. Tullio Kezich, all'epoca critico di Repubblica e Panorama, lo definì «testimonianza di cinematografia ad alto livello [...] che ha vinto meritatamente il festival di Taormina. »[8]
Entusiasta anche Morando Morandini (Il Giorno): «Che eleganza in questo film australiano che coniuga una sapiente rievocazione dell'epoca vittoriana con la magia di una natura selvaggia e impenetrabile. Attraverso immagini preziose passa la corrente di un'aguzza critica sociale. »[9]
E Guglielmo Biraghi sul Messaggero: «Semplicemente, uno dei film più ricchi, suggestivi, misteriosi, struggenti, affascinanti ch'io abbia mai visto» mentre Carlo Laurenzi (il Giornale Nuovo) scrisse: «nessun regista che io conosca possiede, come Peter Weir, una sensibilità così letterariamente ermetica. »
Invece Giovanni Grazzini, critico del Corriere della sera, pur usando espressioni di elogio definì Weir «uno stregone di sublime ruffianeria», e quando il film venne distribuito nei cinema aggiunse che «questo regista galeotto sa vendere la sua merce con la scaltrezza di chi allaccia il pubblico con corde impalpabili. »[10]
Da notare che in tutte le recensioni dell'epoca la storia risulta tratta da fatti realmente accaduti, perché i critici presero per buono l'avviso iniziale dell'edizione italiana, dove una voce fuori campo aggiunge alla didascalia in inglese le parole «Di ciò che accadde allora questo film è il resoconto... »[11]
Nel marzo 1997, a vent'anni giusti dalla distribuzione italiana di Picnic, il quotidiano L'Unità andò in edicola con un doppio supplemento: la videocassetta del film e il libro della Lindsay da cui è tratto.
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