Piazza del Plebiscito (Ancona)
piazza di Ancona Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Piazza del Plebiscito, chiamata comunemente piazza del Papa, è una delle quattro piazze principali di Ancona (le altre sono piazza della Repubblica, o del Teatro, piazza Roma e piazza Cavour). Di esse è la più antica: fu aperta nel XV secolo; sino all'espansione cittadina seguita all'unità italiana fu la piazza centrale della città, la "piazza grande" in cui si incontravano i confini dei tre terzieri: Porto, Capodimonte e San Pietro. Oggi è il centro di quest'ultimo rione.
Piazza del Plebiscito | |
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Piazza del Plebiscito | |
Altri nomi | Piazza del Papa |
Nomi precedenti | Piazza Nuova, piazza del Comune, piazza Grande, piazza Napoleone, piazza San Domenico |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Città | Ancona |
Circoscrizione | primo consiglio territoriale |
Distretto | Rione San Pietro |
Informazioni generali | |
Tipo | Piazza |
Costruzione | XV secolo |
Mappa | |
La sua forma è singolare: è rettangolare e molto allungata; inoltre particolare è anche il fatto che comprenda vari livelli, collegati da due rampe e da scalinate. Su di essa si affacciano alcuni tra i più importanti monumenti cittadini: il Palazzo del Governo, con la sua torre, la chiesa di San Domenico e, svettante sul ripiano al centro della piazza, la statua di Clemente XII, il papa che, novello Traiano, fu responsabile della rinascita del porto nel Settecento.
La prima sistemazione della piazza risale al 1418[1] quando venne demolita la chiesa di Sant'Egidio e venne intrapresa la costruzione del nuovo Palazzo del Governo, ora Prefettura. Questa prima organizzazione dello spazio, terminata fra il 1446 e il 1492, si limitava alla sola zona pianeggiante, allora delimitata sul lato orientale dal vecchio Ospedale di San Tommaso di Canterbury. Col miracolo del quadro delle Vergine Incoronata, nel 1470 venne eretta una chiesa omonima subito a monte dell'ospedale, ove oggi si erge San Domenico.
Nella seconda metà del XVIII secolo Carlo Marchionni[1] studiò un progetto per il rinnovamento della parte alta della piazza, prevedendo un ampio spazio ricavato dalla demolizione di tre chiese e di un ospedale. Il piano scenografico voleva la costruzione di una grande chiesa, il sagrato e una scalinata che la collegasse alla parte pianeggiante.
Nel 1762 si intraprese la demolizione del complesso dell'ospedale e dell'annessa chiesa dell'Incoronata[1].
Nel 1818 l'architetto Piero Zara del Comune di Ancona realizzò la sistemazione attuale e unì, infine, la piazza Grande, pianeggiante, con il sagrato davanti alla chiesa già realizzato dal Marchionni.
Inizialmente l'area era chiamata Piazza Nuova, poi Piazza Grande, fino alla conquista dei Francesi con l'armistizio di Bologna del 23 giugno 1796, quando prese il nome di Piazza Napoleone. Alla restaurazione dello Stato Pontificio assunse il nome di Piazza San Domenico, come la chiesa che vi si affaccia. Nel 1870 prese il nome attuale, in onore del plebiscito, tenutosi il 4 e 5 novembre 1860, che confermava l'annessione delle Marche nel Regno d'Italia. Tuttavia, sin dalla fine del 1700, è chiamata dagli anconetani Piazza del Papa, a causa dell'imponente statua marmorea di papa Clemente XII presente nella parte alta della piazza.
Sino al 1822 la piazza era considerata l'unico centro della città; in quell'anno la realizzazione del Teatro delle Muse con l'antistante piazza omonima cambiò la situazione e nel periodo post-unitario l'apertura di piazza Roma e di piazza Cavour trasformarono definitivamente Ancona in una città policentrica. Ogni centro ha però la sua funzione, e piazza del Plebiscito svolge quella di punto nevralgico dei rioni più antichi ed è oggi uno dei principali centri della vita sociale e notturna nella città.
La Chiesa di San Domenico domina la piazza dalla sommità di una scalinata. Fu progettata da Carlo Marchionni nel 1763, la prima pietra fu posta nel 1771. Per la sua costruzione viene demolita la preesistente chiesa omonima, del XIII secolo, che sorgeva più a sinistra rispetto all'attuale facciata. Con l'occupazione francese e l'avvento della Repubblica Anconitana, la chiesa, di cui non era stata ancora completata la facciata, venne nel 1778 adibita a caserma; la parte superiore del prospetto principale rimase perciò incompiuta. Fu riaperta al culto nel 1816, con la Restaurazione.
Nel suo vasto interno sono conservate importanti opere d'arte, come la Crocifissione di Tiziano, l'Annunciazione del Guercino e numerose statue di Gioacchino Varlè.
Alla realizzazione del Palazzo del Governo partecipò Francesco di Giorgio Martini nel 1484. Fu dal Trecento sino al 1532 sede del governo della Repubblica di Ancona, al posto del precedente Palazzo degli Anziani. Con l'incorporazione di Ancona nello Stato pontificio, il palazzo fu sede del legato pontificio. Dal 1861, quando la città entrò nel Regno d'Italia, il palazzo divenne sede della Prefettura.
Il Palazzo del Governo sin dall'inizio e dunque dal XIV secolo, aveva a fianco una torre: la torre civica, o torre di piazza. Nel 1581 venne riconfigurata da Nicola Longhi e Tommaso Jacometti, che aggiunsero il balcone con il suo portale manierista e, nel 1611, il grande orologio, ancora funzionante. Le note delle quattro campane sono:
Nel 1806 la suoneria venne dotata di un carillon (detto popolarmente gariglió) dal maestro orologiaio Antonio Podrini da Sant'Angelo in Vado, che ne ha anche composto la melodia, suonata, alcuni secondi dopo il dodicesimo rintocco, a mezzogiorno e, originariamente, anche a mezzanotte. Dopo la Seconda guerra mondiale il carillon rimase inattivo sino a che non se ne interessò il sindaco Guido Monina, anche se il meccanismo fu predisposto solo per suonare solo a mezzogiorno[2]. Il quadrante dell'orologio, di dodici ore con una sola lancetta, è in pietra di paragone.
Il monumento per eccellenza della piazza, in quanto da esso prende il suo nome usuale di "piazza del Papa", è la statua di Clemente XII, simbolo della gratitudine degli anconetani nei confronti del pontefice settecentesco responsabile della rinascita economica e culturale di Ancona: infatti egli aveva concesso alla città il porto franco ed aveva inviato il famoso architetto Luigi Vanvitelli per ampliare e attrezzare modernamente il porto.
Su progetto del Vanvitelli, il Senato anconetano decise l'erezione di un arco dedicato al papa: l'Arco Clementino, collocato sul nuovo molo del porto, in modo da fungere da ingresso della città dal mare e da affiancare l'Arco di Traiano; sull'attico, secondo il progetto, avrebbe dovuto essere collocata la statua benedicente di Clemente XII (come testimoniano i disegni originali del Vanvitelli e il conio di una medaglia onorifica fatta realizzare dagli anconetani e donata al pontefice), rappresentando così, assieme al Duomo in alto sul colle Guasco, la prima immagine che si sarebbe proposta ai naviganti al momento dell'ingresso nel porto dorico.
La statua del papa benedicente fu realizzata nel 1738 dallo scultore barocco Agostino Cornacchini, inizialmente per essere collocata sul portico della basilica romana di San Giovanni in Laterano. Trasportata la statua ad Ancona, sorse il dubbio che la struttura dell'arco, edificato in mattoni e con la sola facciata rivolta verso il mare in pietra d’Istria, non avrebbe potuto reggere il notevole peso della scultura di marmo. Pertanto il Senato anconetano deliberò di collocare la statua, provvisoriamente, al centro della Piazza Grande o del Comune, che venne subito ribattezzata dagli anconetani "Piazza del Papa". La statua di Clemente XII rimase però là dove tuttora si trova, anche perché si ritenne opportuno porre nel cuore della città, e non su un molo, l'effigie del pontefice responsabile della rinascita di Ancona, dopo la decadenza seicentesca.
La statua fu danneggiata dai giacobini durante il periodo dell'occupazione francese, fu rimossa nel 1797 durante il periodo della Repubblica Anconitana e ricoverata nel chiostro del vicino convento domenicano, protetta entro un riparo di tavole. Il 18 dicembre 1818, dopo la restaurazione del dominio pontificio, la statua fu ricollocata nella piazza, come elemento centrale della nuova scalinata, su progetto dell'architetto comunale Pietro Zara. Al restauro della statua provvide un tal Ciriaco Tabacchi, paradossalmente uno dei vandali giacobini responsabili del precedente danneggiamento.
La scultura fu poi nuovamente danneggiata, nel corso della Seconda guerra mondiale; fu restaurata nel corso di diciassette mesi di paziente lavoro dallo scultore anconetano Vittorio Morelli; egli ricompose i numerosi frammenti e scolpì di nuovo le parti irrimediabilmente distrutte[3].
Risale al XV secolo, qualche anno dopo il 1446. Deriva il suo nome dalle figure scolpite sul soprastante fregio rinascimentale: otto ritratti, tra i quali la tradizione identifica quelli dei cinque giovani anconitani che avevano lottato per ripristinare la libertà comunale perduta dopo il colpo di stato del 1532, ordito da papa Clemente VII. I giovani furono fatti decapitare dal cardinale Benedetto Accolti e i corpi di tre di essi furono gettati nella stessa piazza, per siglare la fine di ogni speranza di far risorgere la Repubblica di Ancona. La tradizione dice che, non potendo altrimenti ricordare i giovani martiri, i cittadini vollero che i loro volti fossero effigiati occultandoli nella decorazione scultorea della fontana. La tenace tradizione non è testimoniata da fonti coeve[4].
Fu inaugurata il 2 settembre 1817 nell'ambito della nuova sistemazione della piazza, opera dell'architetto Pietro Zara. L'acqua sgorga da tre clipei bronzei che recano in bassorilievo i simboli dello stemma della città: il cavaliere e i gigli angioini. Sopra ai bocchettoni, corre un'epigrafe con testo in latino, il cui testo fu composto dall'archeologo e filologo Filippo Schiassi. La fontana si trova alla base della scalinata che conduce al livello superiore della piazza. Per la sua forma, è detta anche Fontana Emiciclica[4].
Su piazza del Papa si affacciano altri edifici importanti per le caratteristiche storiche o artistiche.
Lungo la scalinata si trova l'ingresso al Museo della Città, che illustra la storia urbanistica di Ancona. Si estende, in parte, nei locali dell'ex Ospedale San Tommaso di Canterbury, aperto nel 1394. Nel 1470 in quest'ospedale avvenne il miracolo del quadro della Vergine Incoronata (distrutto con il bombardamento di San Domenico nella Seconda guerra mondiale). Per ordine di Sisto V in questo luogo era stata poi costruita la chiesa omonima, distrutta poi per far posto all'attuale chiesa di San Domenico.
Le vie di accesso sono molteplici: via Gramsci, via Pizzecolli, via Pescheria, via Beccheria, via Matteotti, via degli Aranci, via Bonda e via Orefici. La piazza non è transitabile alle auto, escluso che per il carico e lo scarico a determinati orari, e la sosta è consentita solo alle auto di servizio della attigua Prefettura. Per impedire l'accesso e la sosta delle auto private, si è provveduto alla installazione di due dissuasori mobili, uno presso l'accesso di via Matteotti e l'altro presso l'accesso di via Pizzecolli.
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