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Un pianeta interstellare o pianeta errante è un corpo celeste avente una massa equivalente a quella di un pianeta, ma non legato gravitazionalmente a nessuna stella: questi corpi celesti si muovono dunque nello spazio interstellare come oggetti indipendenti da qualsiasi sistema planetario, il che giustifica l'appellativo di pianeta orfano attribuito a volte, in maniera alternativa, a questo tipo di oggetti.[1]
Alcuni astronomi nel riferirsi a questi oggetti li chiamano "pianeti", considerandoli tali a tutti gli effetti: una delle teorie sulla formazione di questi oggetti, infatti, sarebbe proprio quella dell'origine planetaria. Si tratterebbe, dunque, di pianeti che un tempo orbitavano attorno a stelle, ma che poi (per motivi da definirsi) sarebbero stati espulsi dal proprio sistema. Quale conseguenza di questa considerazione, sono state sollevate critiche nei confronti dell'attuale definizione di pianeta, basata sull'origine dei corpi celesti: certi astronomi ritengono infatti che sarebbe preferibile redigere una definizione basata sullo stato osservabile dei corpi, e non sulla loro origine. Contraria a questa tesi, vi è invece l'ipotesi delle sub-nane brune: i pianeti interstellari potrebbero, se di massa sufficiente, trasformarsi in piccole stelle vaganti nello spazio, avviando le reazioni di fusione del deuterio. Dunque, in questo caso, i pianeti interstellari non sarebbero pianeti.
Nel 1998, David J. Stevenson ha pubblicato una serie di studi dal titolo C'è la possibilità di pianeti interstellari in grado di sostenere la vita?[2] In questi studi, Stevenson teorizza che alcuni oggetti vaganti nello spazio interstellare, a cui ci si riferisce col nome di "pianeti", possono sostenere una densa atmosfera, in modo tale da non congelare e proteggere la propria superficie dalle radiazioni cosmiche.
Si pensa che durante la formazione di un sistema planetario, numerosi piccoli protopianeti possano essere espulsi dal sistema in formazione.[3] Con la riduzione delle radiazioni ultraviolette, proporzionale all'allontanamento del corpo dalla sua stella, un'atmosfera a predominanza di idrogeno ed elio potrebbe essere trattenuta agevolmente dalla forza di gravità di un corpo delle dimensioni della Terra.
È stato calcolato che per un oggetto di dimensioni simili a quelle terrestri, con un'atmosfera ricca di idrogeno alla pressione di un kilobar, sottoposta a processi convettivi in condizioni adiabatiche, l'energia geotermica derivante dal decadimento residuo dei radioisotopi del suo nucleo sarebbe sufficiente a mantenere una temperatura superficiale al di sopra del punto di fusione dell'acqua. Di conseguenza, si ritiene che possano esistere pianeti interstellari con oceani di acqua allo stato liquido. Si pensa che oggetti di questo tipo possano rimanere geologicamente attivi per molto tempo, creando quindi una magnetosfera protettiva attorno al pianeta e fenomeni vulcanici sul fondo degli oceani, in grado di fornire l'energia necessaria allo sviluppo della vita. Stevenson ha ammesso che corpi di questo tipo sarebbero difficili da individuare, a causa dell'irraggiamento termico, nello spettro delle microonde, emesso dagli strati più bassi dell'atmosfera.
Recentemente, è stato scoperto che alcuni pianeti extrasolari, come il planemo 2M1207b, orbitante attorno alla nana bruna 2M1207, possiedono un disco di detriti. Se alcuni oggetti interstellari vengono considerati come stelle sub-nane brune, allora i detriti potrebbero diventare a tutti gli effetti pianeti, con i dischi di detriti che si trasformerebbero in dischi protoplanetari. Quindi, il disco di detriti orbitante attorno al planemo 2M1207 b potrebbe dare origine a una o più lune. Esiste un termine in astronomia per indicare questi corpi celesti extrasolari a metà tra stelle e pianeti: planetari.
Non c'è modo di dire con certezza se si tratti di pianeti che sono stati espulsi dall'orbita intorno alla loro stella o si erano originariamente formati da soli come sub-nana bruna o nana bruna.
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