Pessola
frazione del comune italiano di Varsi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Pessola è una frazione del comune di Varsi, in provincia di Parma.
Pessola frazione | |
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Chiesa di Santa Maria Immacolata | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Parma |
Comune | Varsi |
Territorio | |
Coordinate | 44°37′42.2″N 9°52′08″E |
Altitudine | 784 m s.l.m. |
Abitanti | 47[2] |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 43049 |
Prefisso | 0525 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
La località dista 4,28 km dal capoluogo.[1]
La frazione sorge alla quota di 784 m s.l.m.,[1] sul versante sinistro della val Pessola, ai piedi del monte Dosso;[3] l'abitato è affiancato a est dal rio del Merlo e a ovest dal rio della Gottea, entrambi affluenti del torrente Pessola.[4]
La più antica testimonianza della presenza dell'uomo nella zona di Pessola è databile all'età del rame; risale infatti a quell'epoca un'ascia in diorite verde, rinvenuta nel XIX secolo nei pressi della chiesa[5] e successivamente collocata nei musei civici del palazzo Farnese di Piacenza.[6]
In epoca medievale nel piccolo borgo fu edificato un castello a difesa della vallata, probabilmente per volere di Armando da Pessola,[7] che fu costretto ad alienarlo nel 1271 al Comune di Piacenza.[8]
In seguito il feudo passò ai marchesi Pallavicino di Pellegrino,[7] unitamente a Carpadasco, alla val Mozzola, alla val Cenedola e alla valle dello Stirone.[9]
Nel 1428 il castello di Pellegrino fu assaltato dalle truppe del duca di Milano Filippo Maria Visconti, guidate dal capitano di ventura Niccolò Piccinino; il marchese Manfredo Pallavicino fu arrestato e costretto sotto tortura a confessare di aver congiurato contro il Duca, che lo condannò a morte e incamerò tutti i suoi beni.[10] Nel 1438 il Visconti investì del feudo e di tutte le terre annesse il Piccinino, al quale succedettero nel 1444 i figli Francesco e Jacopo.[11]
Nel 1472 il duca Galeazzo Maria Sforza assegnò Pellegrino e le pertinenze di Pessola, Carpadasco, Rubbiano, Mariano, Mercato, Careno, Ceriato, Metti, Pozzolo, Rigollo, Besozzola, Montesacco, Iggio, Aione, Borla, Varone, Val Mozzola e Gusaliggio al cugino Lodovico Fogliani,[12] al quale concesse la facoltà di aggiungere al proprio il cognome Sforza.[11]
L'ultimo marchese Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona, dal 1755 viceré di Sicilia, nel 1759 rinunciò ai propri feudi in favore di Federico Meli Lupi di Soragna, figlio di sua sorella; il figlio Carlo alla sua morte ereditò i diritti e li mantenne fino alla loro abolizione sancita nel 1805 dai decreti napoleonici.[11]
In seguito Pessola divenne frazione del nuovo comune (o mairie) di Varsi.[3]
Menzionata per la prima volta nel 1352, la chiesa originaria fu ricostruita nel corso del XVII secolo; danneggiata pesantemente da una frana nel 1856, fu in seguito abbattuta e completamente riedificata in forme neoclassiche tra il 1859 e il 1860; restaurata nel 1957, fu risistemata nella zona del presbiterio nel 1976. Il luogo di culto, caratterizzato dalla facciata a salienti decorata con lesene ioniche e grandi statue in cemento, è ornata internamente con paraste doriche e affreschi.[13]
Edificato probabilmente intorno alla metà del XIII secolo da Armando da Pessola, il castello fu da questi alienato nel 1271 al Comune di Piacenza; acquisito successivamente dai marchesi Pallavicino di Pellegrino, fu assegnato nel 1348 a Niccolò Piccinino; concesso in feudo nel 1472 a Ludovico Sforza Fogliani, fu ereditato nel 1759 da Federico Meli Lupi di Soragna; abbandonato da tempo, cadde in completa rovina fino alla sua completa scomparsa tra il XIX e il XX secolo.[14]
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