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Penteo

re di Tebe nella mitologia greca, figlio di Echione Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Penteo
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Penteo (in greco antico: Πενθεύς?, Penthéus) è un personaggio della mitologia greca. Fu un re di Tebe.[1]

Dati rapidi Nome orig., 1ª app. in ...

Genealogia

Figlio di Echione[1] e di Agave.[1][2]

Fu il padre di Oclaso.[3]

Mitologia

Riepilogo
Prospettiva

Apollodoro

Penteo successe a Cadmo sul trono di Tebe[1] e proibì il culto di suo cugino Dioniso che imprigionò convinto che di imprigionare solo un suo seguace. Dioniso però riuscì a liberarsi e lo convinse a travestirsi da donna per spiare i riti bacchici sul monte Citerone dove Le donne (tra cui sua madre Agave e le sue zie Autonoe ed Ino), lo scambiarono per un animale selvatico e lo uccisero in preda al furore bacchico.[4]

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Agave con le baccanti uccide il figlio Penteo, affresco di Pompei

Ovidio

Penteo fu un uomo violento e bestemmiatore che rifiutava di riconoscere la divinità di Dioniso. L'indovino Tiresia lo avvertì delle conseguenze della sua empietà, ma Penteo non lo ascoltò e lo cacciò via. Quando Dioniso arrivò a Tebe, Penteo si infuriò e decise di reprimere il culto del dio, arrivando a imprigionare Acete, un ex pirata divenuto seguace di Dioniso.

Penteo, sempre accecato dalla sua rabbia e superbia, decise di andare personalmente sul monte Citerone per spiare i riti bacchici, ma venne scoperto dalle Baccanti, tra cui sua madre Agave e le sue zie Ino e Autonoe, che, in preda al furore bacchico, lo scambiano per un animale selvatico e lo uccisero. La scena culminò con Agave che, in preda alla follia, portò la testa di Penteo tra le mani, credendo di aver catturato un leone.[5]

Euripide

Penteo è il vero protagonista delle Baccanti di Euripide (tragedia scritta nel 407-406 a.C.). Il suo ruolo nella tragedia si evolve col dispiegarsi della trama: nella prima parte è il superbo re di Tebe che compie un atto di hybris disprezzando ostinatamente i riti di Dioniso e perseguitando il dio e i suoi seguaci; nella seconda parte (dopo la rhesis del messaggero che narra la sua morte per mano della madre) diviene “Penteo l'infelice”.

Una tragedia di Eschilo intitolata Penteo è andata perduta.

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Note

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