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nobile ateniese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pausania di Atene (in greco antico: Παυσανίας?, Pausanias; Atene, V secolo a.C. – Atene, V secolo a.C.) è stato un nobile ateniese. Attivo intorno al 420 a.C. nella Grecia del V secolo a.C., apparteneva al demo Kerameis,[1] era amante del poeta Agatone. Di lui si sa molto poco d'altro.
Pausania è citato in numerosi testi greci antichi. Esso compare principalmente in due dialoghi di Platone: il Protagora e Il Simposio.
L'azione del Protagoras di Platone si svolge nel 432 a.C.[2] Nel Protagora, Pausania e Agatone sono presenti fianco a fianco, presso il letto del sofista Prodico di Ceos. Agatone era allora un meirakion (classe d'età designante i giovani maschi tra i 14 e i 21 anni circa) ed è presentato come il paidika (amato) da Pausania[3]. Si sa per altro che Agatone si attirò gli scherni del drammaturgo Aristofane che ne fece la caricatura nella sua commedia Le Tesmoforie, rappresentandolo sotto i tratti di un uomo effeminato che si traveste e pratica l'omosessualità passiva.[4]
Il dialogo di Platone ove Pausania compare più a lungo è Il Simposio, la cui azione si sviluppa in 416 al momento di una vittoria di Agatone a un concorso drammatico organizzato per le Lenee[5].
Pausania fa parte degli intervenuti al dialogo, come Agatone[6]. Al momento in cui avviene il dialogo, Pausania ha circa una cinquantina d'anni[6]. Nel corso del dialogo, Pausania è il secondo, dopo Fedro, a pronunciare un discorso su Eros (dal 180c al 185c); egli vi distingue in particolare due Afrodite, una comune e l'altra celeste (180d-181a). Nel corso del suo intervento egli evoca gli amori sia bisessuali sia omosessuali, che provengono dall'Afrodite comune e fa più particolarmente l'elogio della pederastia che egli lega all'Afrodite celeste. Più avanti nel dialogo il drammaturgo Aristofane, che interviene anch'egli nel dialogo, fa un'allusione forse ironica ai due uomini.[7]
Pausania è citato più brevemente in un altro dialogo socratico, Il Simposio di Senofonte (VIII, 32-34): Socrate vi critica l'elogio della pederastia greca fatto da Pausania[8].
In epoche successive Pausania è citato in I Deipnosofisti di Ateneo di Naucrati (al libro V) e in Varia Historia di Eliano (libro II).
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