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La farfalla febo (Parnassius phoebus Prunner, 1798)[2] è un lepidottero diurno appartenente alla famiglia Papilionidae, diffuso in Eurasia e Nordamerica.
Farfalla febo | |
---|---|
Stato di conservazione | |
Specie non valutata[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Protostomia |
Phylum | Arthropoda |
Subphylum | Tracheata |
Superclasse | Hexapoda |
Classe | Insecta |
Sottoclasse | Pterygota |
Coorte | Endopterygota |
Superordine | Oligoneoptera |
Sezione | Panorpoidea |
Ordine | Lepidoptera |
Sottordine | Glossata |
Infraordine | Heteroneura |
Divisione | Ditrysia |
Superfamiglia | Papilionoidea |
Famiglia | Papilionidae |
Sottofamiglia | Parnassiinae |
Tribù | Parnassiini |
Genere | Parnassius |
Specie | P. phoebus |
Nomenclatura binomiale | |
Parnassius phoebus Prunner, 1798 | |
Sinonimi | |
Parnassius cardinalis | |
Nomi comuni | |
Farfalla febo |
È una delle tre specie appartenenti al genere Parnassius presenti in Italia.
L'epiteto specifico di Parnassius phoebus è un epiteto del dio Apollo, che deriva dal termine φοῖβος (phoibos), "splendente", "luminoso", "puro"[3]; mentre il nome, Parnassius, significa proprio "di Apollo" o "delle muse".
La farfalla febo presenta un leggerissimo dimorfismo sessuale, in quanto le ali posteriori del maschio possiedono due macchie rosse bordate di nero e quelle anteriori con una sola macchia rossa e tre nere, mentre nella femmina i disegni sono più sviluppati: le macchie rosse nelle ali anteriori sono spesso tre e centralmente hanno, a volte, del bianco; nelle ali anteriori le macchie nere sono quattro e, inoltre, sono cosparse di macchioline e sfumature di grigio, molto meno evidenti nel maschio; entrambi hanno un colore di fondo bianco e l'estremità delle ali spesso con assenza di scaglie; le caratteristiche delle ali, comunque, variano molto di sottospecie in sottospecie[4].
La larva è nera a macchie che vanno dal giallo al rosso.
Questa farfalla è molto simile a Parnassius apollo, dalla quale si distingue, oltre che per l'areale, che in Europa si limita alle Alpi per la farfalla febo, per il funicolo antennale, che in Parnassius phoebus è anellato di bianco-nero/grigiastro, mentre nella farfalla apollo è grigio chiaro-bianco, colori che, ad occhio nudo, possono risultare pressoché omogenei[4].
Nel 2014, è stata condotta una ricerca dall'ICZN[2] che ha provato che non esiste differenza molecolare tra P. phoebus e altre vecchie specie come P. smintheus, delle Montagne Rocciose[5], P. cardinalis, della bassa Svizzera[4] o P. sacerdos, tipica dell'Engadina[4]; per cui queste ed altre vecchie specie sono state unite in un'unica specie, già descritta in precedenza da Brunner, ma considerata per molto tempo non valida per poi diventare ufficiale; con questa ricerca sono stati risolti molti dibattiti e confusioni, e ora le vecchie specie sono diventate sottospecie[2][5][6].
Si tratta di una specie univoltina: la si può incontrare da fine giugno a fine agosto, con variazioni a seconda della località[4].
La larva nelle Alpi si nutre di Saxifraga, in particolare Saxifraga aizoides e in Nord America si nutre di piante del genere Sedum e altre Crassulaceae; In cattività, però, la larva sembra rifiutare la Saxifraga aizoides, bisognerebbe quindi verificare il fatto che le larve europee non si nutrano di Sedum[4].
In ogni caso l'adulto tende a deporre le uova non sulla pianta alimentare della larva, ma in prossimità di essa, su tronchi, vegetazione viva o morta, pietre, muschi e addirittura per terra. La larva successivamente si impupa nel terriccio sottostante la sua pianta alimentare o nel muschio[4].
Ha un areale eccezionalmente discontinuo, dovuto all'isolamento successivo all'ultima era glaciale: si trova dalle Alpi marittime all'alta Savoia, il Trentino-Alto Adige e tutto il Tirolo e la Svizzera, e poi dagli Urali al Kamchatka (Siberia, Yakutia, Magadan), gli Altai, il Tien Shan, la Mongolia e le Montagne Rocciose fino allo Utah e il New Mexico[4][7].
La si trova in canali, valli umide e corsi d'acqua, quindi luoghi caratteristici delle piante di cui si nutre la larva, dai 1600 ai 2800 m d'altitudine, anche se generalmente dai 1800 ai 2200 m[4].
Segue la tassonomia delle sottospecie e delle varietà di P. phoebus[5]
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