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La papirologia è la scienza che studia i testi letterari e documentari antichi così come si sono conservati in manoscritti su papiro, ostraka, pergamena, tavolette di legno, cera e piombo e altri supporti mobili (in questo distinta dall'epigrafia). Il papiro era la più comune forma di supporto scrittorio nel mondo egizio, greco e romano.
Essa consiste sia nella trascrizione[1], la traduzione e l'interpretazione di documenti antichi in varie lingue (greco, latino, copto, arabo), sia nello studio fisico dei papiri, il loro restauro e la conservazione[2].
Il primo papiro rinvenuto in Egitto e pubblicato in Europa è legato alla figura del cardinale Stefano Borgia, che acquistò e fece studiare dal danese Nils Schow la cosiddetta Charta Borgiana (Charta Papyracea Graece scripta Musei Borgiani Velitris, 1788). Si tratta di un papiro che riporta i nomi del gruppo di operai che lavorarono ad un canale idrico a Tebtynis dal 192 al 193 D.C.
Come disciplina sistematica[3] la papirologia ha origine negli anni Novanta dell'Ottocento, quando grandi depositi di papiri ben conservati furono scoperti da egittologi in varie località in Egitto, come Arsinoe e Ossirinco. Tra i principali centri si ricordano l'Università di Oxford, l'Università di Heidelberg, la Columbia university, la University of Michigan e, non ultimo, l'Istituto Papirologico dell'Università degli Studi di Firenze. I fondatori della Papirologia furono Frederic Kenyon, che fece carriera nel British Museum e identificò la Costituzione degli Ateniesi di Aristotele in un papiro di proprietà dell'istituzione, pubblicandola per la prima volta nel 1891; Bernard Pyne Grenfell ed Arthur Hunt, entrambi docenti di Oxford, che condussero ampie campagne di scavo in Egitto scoprendo tra il resto i Papiri di Ossirinco. A loro successe Edgar Lobel, per quarant'anni editore dei Papiri di Ossirinco, che diede fondamentali contributi alla riscoperta di Callimaco, di Saffo e di Alceo. Altri insigni papirologi furono Ulrich Wilcken, Joseph von Karabacek, Wilhelm Schubart, Theodor Graf, Grigol Tsereteli, Franz Taeschner.
La collezione di papiri pagani, cristiani[4] e arabi nota come Papiri Rainer (dal arciduca Ranieri, 1827-1913) rappresenta la prima grande scoperta di manoscritti su papiro trovati nel Fayum in Egitto. Intorno al 1880 un commerciante di tappeti al Cairo comprò per conto di Joseph von Karabacek più di 10000 papiri e alcuni testi scritti su lino. Di questi più di 3000 sono in lingua araba. I papiri provengono da Kôm Fâris (Crocodilopoli) e Ihnasiyyah al-Madinah (Eracleopoli), i testi su lino da Kôm al-‘Azâma. I testi vennero trasferiti a Vienna nel 1882, e presentati l'anno successivo in un'esposizione pubblica che suscitò scalpore. In seguito i papiri vennero acquistati dal arciduca Ranieri e donati alla Kaiserliche Akademie der Wissenschaften di Vienna.
Fu Vittorio Scialoja, "inizialmente con pubblicazioni sparse (11), poi dalle pagine del «Bullettino dell'Istituto di diritto romano» (BIDR), da lui fondato nel 1888"[5], il primo in Italia ad occuparsi di papirologia come studio non esclusivo dei materiali papiracei egiziani ma anche di altri supporti scrittorî utilizzati nel mondo classico, quali le tavolette lignee e cerate.
Tra gli altri papirologi della scuola italiana si ricordano:
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