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La poesia vernacolare anconitana è uno stile poetico in dialetto anconetano caratteristico quindi di Ancona e dintorni.
La poesia vernacolare anconitana è particolarmente ricca rispetto ad alcune letterature dialettali, ma rispetto ad altre[1] nasce in ritardo. In breve ha, però, avuto una serie di cultori che le hanno fatto guadagnare, in un certo senso, il tempo perduto. Infatti mentre in Toscana, in Sicilia e in Campania si può parlare di letteratura tardo medievale o rinascimentale, in Ancona i primi scritti letterari apparvero solo nella seconda metà dell'800.
Nato nel 1843 e morto il 26 novembre 1869. Di professione avvocato, fu il primo scrittore vernacolare anconitano e tra il 1859 e il 1862 fu autore di una ventina di poesie.
Era un commerciante di calzature e scrisse una decina di poesie tra il 1864 ed il 1865. La sua produzione fu prevalentemente in sonetti.
Fratello gemello di Attilio. Quasi tutti i suoi lavori sono in chiave umoristica o satirica, e prendono di mira fatti sociopolitici delle Marche.
Eugenio Maceo Gioacchini detto Ceriago, nato ad Ancona il 10 ottobre 1900 e morto ad Ancona il 15 aprile 1964.
Detto Nazarè.
Nato ad Ancona il 14 marzo 1877 ed ivi morto il 22 marzo 1939. Scrittore e poeta, fu anche direttore della Biblioteca comunale di Ancona e studioso del Risorgimento e della storia locale.
Conosciuto come "Turno" Schiavoni, nato ad Ancona 14 settembre 1899 e morto a Roma il 21 settembre 1971. Commediografo teatrale oltre che poeta vernacolare.
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