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Palermo Giangiacomi
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Palermo Giangiacomi (Ancona, 14 marzo 1877 – Ancona, 22 marzo 1939) è stato un poeta, commediografo e giornalista italiano, esponente della poesia vernacolare anconitana.
Figura emblematica della letteratura marchigiana della prima metà del Novecento, è considerato insieme a Duilio Scandali e Francesco Scarabicchi, fra i più influenti poeti anconetani del XX secolo.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nato all’interno di un’umile famiglia, fin da bambino dimostrò una spiccata fantasia e una particolare sensibilità per la poesia[1]. Nel 1892, a causa delle indigenti condizioni economiche familiari, fu costretto dal padre ad abbandonare gli studi presso l’Istituto tecnico inferiore. Avvicinatosi giovanissimo agli ambienti dell’anarchismo dorico, ben presto iniziò a coltivare la sua passione per il repubblicanesimo, anche in virtù del credo politico della sua famiglia[2].
Nel 1897, allo scoppio della guerra greco-turca che vede protagoniste il Regno di Grecia e l’Impero ottomano, partì volontario per il fronte in aiuto dell'esercito ellenico. Partecipò alle campagne militari agli ordini della legione di Ricciotti Garibaldi e fu direttamente coinvolto sul campo di battaglia di Domokòs, conflitto nel corso del quale l’esercito greco venne duramente sconfitto da quello ottomano. L’esperienza di guerra sarà poi restituita, anni dopo, nei celebri 20 Sonetti di Domokòs.
Dopo due anni trascorsi fra i ranghi della Savoia Cavalleria, nel 1900 tornò ad Ancona e, per mantenersi economicamente, iniziò a svolgere i lavori più disparati, fra cui lo strillone di giornali, il carpentiere, il pesatore di carbone al porto e il pescatore. Parallelamente, iniziò a studiare assiduamente da autodidatta, prendendo in prestito i libri presso la biblioteca comunale. A quel periodo risalgono i suoi primi sonetti, dati alle stampe nel 1901 con il titolo di Avemarie e tramonti. A questa prima produzione poetica lirica e romantica si affiancarono ben presto le prime composizioni in vernacolo, registro linguistico che consentiva a Giangiacomi di potersi rivolgere con maggiore naturalezza a quel variopinto mondo popolare in cui era cresciuto e che rappresentava il suo pubblico d’elezione. Da autodidatta affinò la propria cultura e la propria competenza poetica, iniziando a collaborare come giornalista a numerose testate locali, come Il Moschettiere, Il Lucifero e L’Ordine[3].
Nel 1904 ottenne i suoi primi grandi successi commerciali: furono infatti dati alle stampe alcuni fra i suoi più celebri componimenti letterari, ovvero il Federico Confalonieri (Martirio Fecondo), I fratelli Bandiera/Mazzini a Londra e L’Assediu di Ancona. Il 27 giugno 1904 sposò Emilia Serafini, una giovane ragazza del Rione Porto che aveva conosciuto anni prima e a cui aveva dedicato un celebre sonetto dal titolo Capelli neri. Nel 1906 nacque il suo primo e unico figlio, a cui fu dato il nome di Libero Amleto.
Nel 1909 Palermo Giangiacomi pubblicò L’Imbriago, che rimane ancora la sua composizione più conosciuta e rappresentata. L’opera, divisa in due atti che corrispondono l’uno a uno stralunato monologo e l’altro a un interrogatorio in pretura, consiste in una successione di scene caratteristiche in cui Zebibo Paccalossi, beone anconetano, in preda a una fortissima sbornia, elogia pubblicamente il vino attraverso tutta una serie di battute ilari e fortemente irriverenti L’enorme consenso che ottenne questo lavoro fu dovuto non solo alla sua essenzialità, ma anche alla forte umanità del suo protagonista; quest’ultimo, incarnando su di sé molte caratterizzazioni proprie del popolo dorico, divenne un vero e proprio mito per un’intera generazione di anconitani, capace di travalicare ogni ceto sociale.
Il successo letterario di Palermo Giangiacomi e la sua frequenza assidua della biblioteca comunale contribuirono a farlo conoscere agli occhi dei suoi concittadini, tanto che grazie all’intermediazione di Ernesto Spadolini, direttore della biblioteca comunale di Ancona, nel 1911 Giangiacomi venne dapprima assunto a tempo determinato come riordinatore dell’archivio storico e poi stabilizzato come primo bibliotecario due anni dopo[4].
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, partì per il fronte; il 22 gennaio 1918, durante un’operazione militare a Pilcante, fu colpito alla coscia sinistra da una scheggia impazzita che gli provocò una profonda e dolorosa ferita. Trasferito presso il locale ospedale da campo, fu disposto il suo ritorno ad Ancona nel 1918, anno in cui sua moglie Emilia spirò fra le sue braccia ad appena quarant’anni a causa dell’influenza spagnola. Nel corso degli anni Venti Palermo Giangiacomi divenne l’intellettuale più influente della città di Ancona, anche grazie alla pubblicazione di alcune opere divulgative a contenuto storico, come la Storia di Ancona, pubblicata nel 1923, in cui ripercorse le principali vicende storiche che coinvolsero la sua città dalla fondazione alla contemporaneità[5]. Il 20 ottobre 1924 Palermo Giangiacomi aderì al fascismo e pochi mesi dopo fu nominato direttore della Biblioteca comunale Benincasa. Nel 1925 furono date alle stampe le Favole Anconitane, raccolta di quattordici favole di matrice didattica e morale con cui l’autore criticava aspramente alcuni comportamenti dell’uomo contemporaneo. Affinché chiunque potesse comprendere l’insegnamento contenuto nelle sue poesie, egli utilizzò una struttura binaria in cui era solito contrapporre il comportamento da lui ritenuto “sbagliato” con quello “corretto”.
Nel 1932 Palermo Giangiacomi diede alle stampe quello che sarà il suo ultimo, grande, successo poetico, ovvero Storie e sturiele, raccolta di ventiquattro sonetti, diciannove epigrammi, cinque favole e undici storielle. In questa opera egli si mantenne sempre in costante equilibrio fra didascalismo ed ironia, dimostrando ormai una piena maturità letteraria e artistica. Il libro fu accompagnato da un piccolo ma importante saggio intitolato Il Vernacolo Anconitano, in cui egli spiegava l’origine e l’importanza della forma dialettale all’interno del panorama poetico nazionale.
Ormai provato da una lunga malattia, Palermo Giangiacomi morì ad Ancona il 22 marzo 1939.[6]
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Opere
- Avemarie e tramonti (versi), Ancona, 1901.
- La battaglia di Domokos: 20 sonetti con cenni biografici dei caduti, Ancona, 1901.
- Federico Confalonieri (Martirio Fecondo), Ancona, 1904.
- Mazzini a Londra: scene storiche in un atto, Ancona, 1904.
- L’Assediu d’Ancona, Ancona, 1904.
- Tregue e battaglie: Versi, Jesi, 1907.
- L’Imbriago, Ancona, 1909.
- All'ombra del Guasco: rime in vernacolo anconitano, Ancona, 1910.
- Girolamo Simoncelli, vittima di Pio IX, Ancona, 1912.
- Cento sonetti: in vernacolo anconitano, Ancona, 1919.
- L'uomo, il socialismo e la storia, Ancona, 1921.
- Storia di Ancona dalla sua fondazione ai giorni nostri, Ancona, 1923.
- Favole anconitane, Ancona, 1925.
- Ancona e l’Italia contro il Barbarossa, Ancona, 1927.
- Ernesto Fogola, caduto per la patria, Ancona, 1929.
- Guida spirituale di Ancona: la biblioteca e l'archivio storico, le biblioteche e archivi privati in Ancona, Le accademie dal 1590, L'arte della stampa dal 1512, Il giornalismo dal Sec. 18., Cenni biografici di scrittori anconitani, Bibliografia anconitana, Ancona, 1932.
- Storie e sturiele: in vernacolo anconitano, Ancona, 1932.
- Traiano ad Ancona, Ancona, 1936.
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Bibliografia
- W. Angelini, Giangiacomi storico: dal Risorgimento al Medioevo, Bagaloni, Ancona, 1980.
- M. Panzini (a cura di), Palermo Giangiacomi: nel cinquantesimo anniversario della morte, il suo opus vernacolo e la sua rilevanza nel quadro della nostra letteratura popolare, Centro Stampa del Comune di Ancona, Ancona, 1989.
- R. Giulianelli, Scheda di Palermo Giangiacomi, Biblioteca Franco Serantini, https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/13579-giangiacomi-palermo?i=17
- I. Pellegrini, Il manoscritto Inni e canzoni del Risorgimento 1797-1928 di Palermo Giangiacomi in un decennio di studi e attività di valorizzazione (2010-2021), Consiglio Regionale delle Marche, 2021.
- M. Servadio, Il poeta e la città. Palermo Giangiacomi, la vita, le opere, il tempo, Affinità Elettive, Ancona, 2024.
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