La notazione metense o lorenese o di Laon è una maniera di annotare il canto gregoriano.
Si è sviluppata nella Francia settentrionale e ha preso il nome dalla città di Metz, anche se l'aggettivo metense risulta inappropriato [1]: infatti a Metz non è mai esistita una scuola scrittoria. La regione in cui è nata nel IX secolo e si diffuse è la Lorena meridionale ed il codice più importante pervenutoci, il manoscritto 239 (L) conservato nella Bibliothèque Municipale di Laon e risalente all'anno 930 circa, proviene da Laon, per questo la notazione è detta anche di Laon.
La notazione metense si diffuse anche in territori lontano dalla Lorena: in Italia la troviamo a Como[2] e a Vercelli.
La caratteristica principale di questa notazione sta nell'ondulazione del tratto. Significativo rappresentante è il neuma monosonico detto uncinus (), la cui dimensione è variabile a seconda del valore della nota cui corrisponde. Riducendo le dimensioni si ottiene la semplice forma del punctum, il cui valore sarà estremamente ridotto.
Questa notazione è adiastematica, cioè non dà informazioni sull'altezza melodica dei suoni, ma nella grafia è presente una certa diastemazia, seppur relativa e solo accennata, che non potrà essere considerata determinante nell'interpretazione, ma che comunque può aiutare a risolvere problemi interpretativi.
Un'altra caratteristica è l'assenza di episema, contrariamente alla notazione sangallese, ma abbondante è l'uso delle litterae significativae.
Il Graduale Triplex riporta in inchiostro nero, sempre sopra la notazione quadrata e sotto la notazione sangallese in rosso, indicato con la lettera L, i neumi del codice 239, permettendo la lettura sinottica.
I neumi monosonici in questa notazione hanno una tipica forma all'uncino, detti appunto uncinus, spesso con grandezza proporzionale all'intensità sonora con cui vanno intonati.
Neumi
Lettere significative
t, a, c.
Note
Bibliografia
Voci correlate
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