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classe aristocratica dirigente dell'Ungheria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La nobiltà ungherese fu la classe aristocratica dirigente dell'Ungheria durante il periodo regio e anche dopo l'avvento degli Asburgo nel 1526.
Prima dell'ascesa asburgica al trono ungherese la nobiltà era strutturata secondo gli uffici d'amministrazione del regno. Gli ufficiali più alti avevano il titolo di baroni del regno (indicati con la locuzione latina barones regni) e godevano del trattamento di magnificus vir. Al tempo di Sigismondo di Lussemburgo essi erano:
főpohárnok
Questi nobili erano spesso anche potenti latifondisti e proprietari terrieri ed erano definiti anche come "vassalli reali" (servientes regis).
Gli spani (in ungherese: ispán o gespan) che compaiono prima del XVI secolo non erano nobili, bensì erano i detentori delle posizioni di amministrazione del territorio, con la possibilità di governare i loro rispettivi comitati, pur non avendo un titolo nobiliare.
L'uso di titoli come duca o conte risalgono all'era asburgica.
Secondo István Werbőczy (giurista ungherese e palatino del XVI secolo - conosciuto maggiormente per la propria opera pubblicata, il Tripartitum, un insieme di leggi ungheresi d'epoca), i diritti della nuova nobiltà erano i seguenti:
Molti dei nobili che ottennero un titolo nobiliare in questa epoca vennero promossi direttamente dal re. Vi erano due modi per garantirsi un titolo nobiliare:
Come si è detto, anche in questo caso i nobili erano essenzialmente ricchi proprietari terrieri, che costruivano le proprie fortune grazie ai feudi donati al loro per meriti particolari direttamente dal re (solitamente assieme a un titolo) o comprati con regolare contratto. Persisteva la legge salica anche sulle donazioni e all'estinzione della famiglia, il re ne incamerava i beni. Talvolta i nobili potevano concedere titoli nobiliari minori anche ai loro uomini di fiducia. Ufficialmente questo atto doveva essere riconosciuto anche dal re, ma nel corso dei secoli si necessitò sempre meno del consenso regio. L'uso vero e proprio degli stemmi si diffuse soprattutto sul finire del XVII secolo, quando vennero reclutati nell'esercito dagli ottanta ai centoventi membri appartenenti alla nobiltà, con titolo di ufficiali d'esercito e come tale era necessario nel loro caso rendersi riconoscibili sul campo di battaglia grazie all'adozione di blasoni specifici.[1]
Una legge del 1886 infine creò la categoria di nobile principe (in ungherese: herceg). Tutti i titoli ereditari vennero aboliti solo nel 1945, con la formale abolizione della monarchia, molto tempo dopo il crollo dell'Impero d'Austria nel 1918. Con la caduta del comunismo (1989) il Parlamento ungherese ha riabilitato tutti i titoli reali e nobiliari e ha posto la tutela legale sugli stemmi araldici.
In ordine di importanza vengono qui indicati i principali titoli nobiliari in uso presso l'aristocrazia ungherese:
Il titolo di magnate fu considerato in Ungheria sin dal Basso Medioevo un grado pari a quello di principe elettore del Sacro Romano Impero, dunque di notevole importanza politica. Le famiglie che si fregiano di tale titolo ebbero infatti tra i loro esponenti personaggi di primo piano nella storia ungherese. È interessante segnalare che tale titolo fu ed è riconosciuto anche da legislazioni straniere rispetto all'Ungheria, talora come vero titolo di dignità talaltra come semplice qualifica storica. Ad esempio in Italia, in base al R.D. 651/43 che regola l'Araldica nazionale, si sancì che il titolo di magnate d'Ungheria non fosse già un titolo di dignità, bensì una semplice qualifica storica delle famiglie interessate.
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