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Niobe

personaggio della mitologia greca, figlia di Tantalo e moglie di Anfione re di Tebe Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Niobe
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Niobe (in greco antico: Νιόβη?, Niòbē) è un personaggio della mitologia greca. Fu una regina di Tebe e fu punita dagli dei per la sua superbia.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Niobe (disambigua).
Dati rapidi Saga, Nome orig. ...
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Genealogia

Figlia di Tantalo[1][2][3] o di Assaone[4] e di Eurianassa (figlia di Pattolo),[5] o di Euritemiste (figlia di Xanto),[6] o di Clizia (figlia di Anfidamante), oppure della ninfa Dione.[7]

Niobe sposó Anfione[3][1] e da lui ebbe numerosi figli (anche detti Niobidi[3]) ed i loro nomi e numero variano a seconda degli autori.

Apollodoro, Igino e Tzetzes[3][8][9] citano sette maschi: Sipilo, Eupinito, Ismeno, Damasittone, Agenore (che Igino chiama Archenore), Fedimo e Tantalo. Più sette femmine: Etodea (che Igino e Tzetzes chiamano Neera), Cleodossa (che Igino chiama Eudossa), Astioche, Ftia, Pelopia, Asticratia e Ogigia.
Igino e Tzetzes cambiano uno dei nomi femminili con Clori.[9][8]
Pausania scrive di Clori e cambia il nome di un maschio chiamandolo Amicla.[10]

Apollodoro scrive anche che altri autori indicarono numeri diversi della progenie: Esiodo dieci figli e dieci figlie, Erodoro due maschi e tre femmine ed Omero sei figli e sei figlie,[3][11] ma nessuno di questi ne cita i nomi.

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Mitologia

Riepilogo
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Ancora oggi in Anatolia sul monte Sipilo si può ammirare una roccia che sembra raffigurare una donna che piange.

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La Roccia Piangente, situata sul Monte Sipylos e conosciuta anche come Roccia di Niobe.

Niobe era una principessa di Lidia ed in quei luoghi si conosceva il rischio di offendere gli dei, sapendo già cosa successe ad Aracne. Ma Niobe era una donna troppo orgogliosa di sé stessa e che credeva che, con la sua importanza e la sua nobiltà, lei potesse essere superiore a tutti gli altri e che lei fosse immune dagli obblighi che tutti i mortali hanno verso gli dèi. E Niobe, vanitosa e superba, incominciò a vantarsi delle abilità del marito, della loro nobile famiglia e della grandezza del loro regno. E la cosa che la rendeva davvero orgogliosa di sé era il fatto di essere madre di ben quattordici figli, sette maschi e sette femmine[12] e di avere avuto più figli della dea Latona.[1]

Quando le donne di Tebe ascoltarono la profezia di Manto e si accinsero ad onorare Latona, Apollo ed Artemide (quest'ultimi i figli di Latona), Niobe, orgogliosa di sé stessa e credendo di essere superiore alla dea, si oppose a loro e le derise ribadendo ancora una volta la sua nobile discendenza, il suo rango e la sua prole. Così Latona si offese e, divenuta furiosa per ciò che aveva sentito, ordinò ai suoi figli di punire Niobe.[12]

Apollo e Artemide presero arco e frecce e scagliarono i loro dardi con precisione mortale cosicché i figli maschi di Niobe caddero uno dopo l'altro ed ella, incredula ed impazzita, si gettò sui corpi rifiutandosi di credere che fossero morti. Ma la punizione di Latona non era finita, poiché la dea madre ordinò ad Artemide di uccidere anche le figlie femmine e così Artemide fece. E le uccise una per una.[12]

Infine Niobe rimasta senza figli, si rannicchiò accanto ai corpi esanimi ed al cadavere del marito, e, senza che le si muovesse un capello, si trasformò in pietra. Eppure anche se di pietra piangeva sempre e fu portata da una tempesta fino alla sua terra natale per essere deposta su un monte da cui lei, roccia o marmo divenuta, continuò a versare lacrime.[13]

Pausania e Apollodoro scrivono che due figli si salvarono pregando Latona ed uno fu il maschio Amicla (che Apollodoro chiama Anfione, per poi citare Telesilla che lo chiama Amicla[3]) e l'altra la femmina Clori[10], la più piccola.[3] Telesilla chiama Clori con il suo vero nome, Melibea.[3]

Secondo Omero, dopo la strage dei suoi figli, Niobe smise di mangiare e aggiunge che essi giacquero nel loro sangue per nove giorni, e che nessuno li seppellì fino a quando Zeus li trasformò in pietre. Dopodiché nel decimo giorno gli stessi dèi seppellirono i figli uccisi e Niobe tornò a nutrirsi. Questo perché aveva esaurito le lacrime per i suoi figli.[11]

Omero colloca Niobe nella stessa pietra del monte Sipilo che raffigura una donna che piange.[11]

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Influenza culturale

Antica

  • Il poeta Anacreonte menziona Niobe in una delle sue odi, descrivendo la sua trasformazione in pietra come esempio di metamorfosi mitologica.[14]
  • Il mito di Niobe ispirò gli artisti greci dell'età classica, che raffigurarono la strage dei Niobidi nei vasi e in gruppi di sculture altamente drammatiche, di cui restano alcune copie romane come la Niobide degli Horti Sallustiani a Roma e la Niobe che protegge la figlia agli Uffizi.
  • Il mito di Niobe era noto agli etruschi, come dimostra la rappresentazione della strage dei suoi figli sul sarcofago di Velthur Vipinana, ritrovato nella Necropoli di Carcarello a Tuscania.
  • Niobe compare nella Divina Commedia di Dante Alighieri, nel XII canto del Purgatorio (versi 37,39) come esempio di superbia contro gli dei.

Moderna

  • Da Niobe prende il nome la Niobe Planitia su Venere.
  • Carducci, nella poesia Per la morte di Napoleone Eugenio nelle Odi barbare[15] definisce corsa Niobe (cioè Niobe della Corsica) Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, a causa delle morti dei suoi figli.
  • Alberto Savinio, La morte di Niobe, tragedia mimica in un atto; compone la musica e scrive il libretto. L'opera va in scena a Roma il 14 maggio 1925 al Teatro Odescalchi (dal nome del palazzo che lo ospitava) con la compagnia del Teatro dell'Arte, gruppo di autori e attori nato nel 1924 e guidato da Luigi Pirandello.
  • Nel 2005, il compositore italiano Marco Taralli, su commissione dell'Associazione Operation Smile ha composto la cantata “Niobe – In memoria dei bambini di Beslan”, per mezzosoprano, ottavino, coro di voci bianche ed orchestra, su libretto di Fabio Ceresa. La cantata è stata eseguita nel marzo 2005 dall'Orchestra del Teatro di Rostov sul Don diretta da Maurizio Dones presso l'Auditorium del Parco della Musica di Roma.
  • Niobe è il nome di uno dei capitani più abili della flotta di Zion dell'universo di Matrix. Il personaggio riflette le caratteristiche dell'omonimo mitologico tra cui la superbia, il carattere forte e la determinazione.
  • Niobe è anche il titolo di un'opera lirica, in due atti, del compositore Giovanni Pacini.
  • Il niobio, elemento chimico di numero atomico 41, prende il nome da Niobe, trovandosi sopra il tantalio, il cui nome deriva proprio da suo padre Tantalo.
  • Niobe è un personaggio del manga Saint Seiya, tipico nel fare riferimenti alla mitologia greca.
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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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