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compositore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Nicola De Giosa (Bari, 3 maggio 1819 – Bari, 7 luglio 1885) è stato un compositore italiano.
Nicola De Giosa studiò musica al Conservatorio di Napoli, sotto gli insegnamenti di Ruggi e Zingarelli approfondì le sue conoscenze di contrappunto; e continuò gli studi con Gaetano Donizetti.
Per un contrasto sorto con il direttore della scuola, Saverio Mercadante, non riuscì a concludere i corsi di studio.[1]
La sua prima opera fu La casa degli artisti (1842), che riscosse un buon successo, alla quale seguirono varie opere, tra le quali Don Checco (1850) e Napoli di Carnevale (1876). Il Don Checco fu l'opera buffa a cui il re Ferdinando II di Borbone era molto legato, volendo assistervi ogni volta che si rappresentava al teatro San Carlo di Napoli il re vi assisteva e si divertiva. Nel 1845 diresse la prima assoluta di Elvino al Teatro Nuovo (Napoli).
Nel 1851 in gennaio diresse il successo della prima assoluta di Folco d'Arles con Eugenia Tadolini, Achille De Bassini e Michele Benedetti (basso) al San Carlo dove in marzo presentò Don Checco. Nel 1852 condusse la prima di Folco d'Arles al Teatro Verdi (Trieste) e la prima assoluta di Guido Colmar con Raffaele Mirate e Benedetti al San Carlo.
Nel 1855 diresse la prima assoluta di Ettore Fieramosca con Benedetti al San Carlo. Nel 1857 in gennaio diresse la prima assoluta di Un geloso e la sua vedova al Teatro Nuovo di Napoli (ripresa in novembre) ed in giugno di Isella la modista al Teatro del Fondo.
Nel 1861 avvenne la prima di Don Checco al Teatro Coppola di Catania. Nel 1862 al San Carlo presentò Gli ugonotti con Mario Tiberini, Gottardo Aldighieri e Benedetti ed Un ballo in maschera con Maria Spezia Aldighieri, Tiberini, Aldighieri e Benedetti e La muta di Portici con Aldighieri e Benedetti.
Il Teatro Petruzzelli di Bari si sarebbe dovuto chiamare Politeama Nicola de Giosa, per onorare il grande maestro barese, ma la famiglia dei costruttori, i Petruzzelli, insistettero per imporgli il loro cognome.
Nello stesso teatro comunque è presente una grande statua in pietra, salvatasi dopo il rovinoso incendio del 1991, a memoria del più grande compositore barese dell'Ottocento.
Scrisse anche musica da camera e musica sacra.
Morì a Bari nel 1885 all'età di 65 anni e il Comune volle intitolargli una strada della città.
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