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malformazione cutanea Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il nevo (in latino naevus), nel linguaggio comune neo,[1] è un tumore benigno dell'epidermide, che si presenta come una lesione cutanea elementare piatta (macula) o leggermente elevata (papula).[2]
Il termine nevo viene impiegato per indicare anche specifiche lesioni o neoformazioni cutanee. Vengono perciò impropriamente indicate con tale termine oltre ai nevi veri anche le più svariate lesioni cutanee, dagli angiomi ai fibromi, dalle melanosi alle cheratosi.
In generale il termine può essere utilizzato anche in senso lato, intendendo come tale qualsiasi alterazione cromatica o morfologica, localizzata e persistente, presente sulla superficie cutanea.
Tutte queste motivazioni spiegano perché, nella terminologia scientifica, la parola "nevo" è seguita da un aggettivo che meglio la definisce.
Ad esempio:[3]
I nevi congeniti (cioè già presenti alla nascita) sono considerati degli amartomi; i nevi acquisiti sono invece considerati delle neoplasie benigne.
Alterazioni cutanee localizzate, congenite o acquisite, costituite da cellule neviche che derivano dai melanociti . Nella maggior parte dei casi appaiono come macchie della pelle di colore variabile dal marrone chiaro al nero, ma esistono nevi melanocitici di colore rosso oppure dello stesso colorito roseo della pelle circostante. Possono essere piani o rilevati.
La prova dei nevi melanocitici intesi come neoplasmi deriva da studi sulla via di segnalazione di RAS. Nello specifico, grazie all'utilizzo di animali modello come il pesce zebra è stato possibile studiare da un punto di vista molecolare:[4]
Le mutazioni acquisite che possono interessare un nevo melanocitico acquisito possono essere:[5]
La caratteristica quasi unica del nevo melanocitico è che, pur essendo un tumore benigno, nella maggior parte dei casi cessa di proliferare. In questo si distingue, ad esempio, da un leiomioma dell'utero che nonostante la benignità può raggiungere dimensioni tali da creare serie complicazioni alla donna.
Anche in questo caso la biologia molecolare ha rivelato parzialmente i meccanismi molecolari alla base di questa "inibizione da contatto" in vivo. Sono coinvolte le seguenti proteine:[2]
I nei melanocitici possono essere classificati in 9 tipi clinici:
Dato il meccanismo che limita la proliferazione cellulare dei melanociti, basato su p16/INK4, è stato possibile tracciare un eziopatogenesi per molti melanomi acquisiti. Una prima spiegazione si basa sul concetto di "senescenza oncogene-indotta", in cui una mutazione dei geni chiave che regolano il ciclo cellulare è acquisita semplicemente col progredire dell'età.[2] Altre spiegazioni ritrovano come fattore causale le radiazioni UV.
Per l'individuazione di possibili melanomi, viene consigliato di utilizzare la cosiddetta Regola ABCDE[6] che prevede di sottoporre all'attenzione del medico un presunto neo che però dovesse presentare le seguenti caratteristiche (non necessariamente tutte presenti):
Nel caso del melanoma nodulare, il più aggressivo, viene modificata nella regola ABCDEFG aggiungendo le caratteristiche:
Altro elemento che da solo dovrebbe indurre a una visita di controllo è la presenza di un neo di colore visibilmente più scuro della zona circostante o degli altri nei (regola della black sheep).
Comprendono gli angiomi ed emangiomi, si presentano generalmente come macchie, papule o placche rilevate di colore rosso o violaceo dovuto alla presenza di sangue nelle proliferazioni vasali che li costituiscono.
Sono lesioni cutanee complesse di tipo malformativo, che originano da cellule embrionali dell'ectoderma. Comprendono i nevi sebacei, nevi verrucosi, nevi follicolari.
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