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Nave ospedale

nave realizzata, o adattata, per operare come ospedale galleggiante Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Nave ospedale
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Una nave ospedale è una nave realizzata, o adattata, per operare come ospedale galleggiante; molte sono utilizzate da marine militari di tutto il mondo, specialmente in prossimità di zone di guerra[1]. L'attacco verso navi ospedale è considerato crimine di guerra.

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La nave ospedale statunitense USNS Mercy
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HMHS Britannic, nave ospedale affondata durante la Grande Guerra.
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Storia

Riepilogo
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Personale del Corpo militare dell'ACISMOM sul ponte della nave ospedale Regina Margherita durante la guerra italo-turca.

Le prime navi ospedale, dette "pulmonare", vennero approntate nel XVII secolo, utilizzando vecchie galee in disarmo, non più in grado di navigare. La pulmonara restava fissamente attraccata nel porti, funzionando come infermeria per i marinai in attesa della pratica, ai quali era vietato lo sbarco sulla terraferma.

L'8 dicembre 1798, non ritenuta più idonea al servizio come nave da guerra, la britannica HMS Victory fu convertita in nave ospedale per curare prigionieri francesi e spagnoli feriti di guerra.

Fu il primo capo del Corpo sanitario della Regia Marina, l'ispettore Luigi Verde, a dare vita nel 1866 alla prima nave ospedale italiana: la Washington. Verde morì poco dopo nell'affondamento del Re d'Italia durante la battaglia di Lissa.[2]

Il concetto moderno di nave ospedale protetta e denunciata presso apposite istituzioni internazionali doveva sorgere solo con la Convenzione dell’Aja del 1907.

Seconda guerra mondiale

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La nave ospedale Sicilia nel 1941

Nel corso della seconda guerra mondiale la Regia Marina armò decine di navi ospedale, spesso mercantili o piroscafi trasformati, ma anche navi soccorso e navi ambulanza, che facevano in maggioranza la spola tra l'Italia e il Nord Africa.

Molte furono affondate dagli alleati: Giuseppe Orlando, San Giusto, Città di Trapani, Arno, Po e Virgilio; complessivamente delle 18 unità ne furono affondate 12. L'Italia denunciò inutilmente gli affondamenti alle autorità di Ginevra.

Oggi

Negli ultimi anni il loro uso si è andato applicando anche per operazioni di supporto in zone disastrate, ad esempio le unità classe Mercy statunitense, impiegate durante le operazioni di soccorso dell'uragano Katrina, 2005, e del terremoto di Haiti, 2010. Un ultimo caso è quello delle navi ospedale, impiegate per il supporto nelle zone di pesca d'altura, come la spagnola Esperanza Del Mar (già posamine costiero USS Monadnock).

La Marina militare italiana non ha nella flotta navi ospedale, ma la ammiraglia Cavour ha al suo interno sale operatorie con squadre di soccorso e ufficiali medici e sottufficiali infermieri[3].

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Convenzione dell'Aia

Le navi ospedale vennero definite nel 1907 dalla Convenzione dell'Aia[4]. In particolare l'articolo 4 definiva le limitazioni affinché una nave potesse essere considerata "nave ospedale".

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La nave ospedale spagnola Esperanza del Mar, impiegata come supporto ai pescherecci al largo delle Canarie
  • La nave deve avere segni di riconoscimento e illuminazione che la classifichino come tale.
  • La nave dovrà fornire assistenza medica a feriti di tutte le nazionalità.
  • La nave non dovrà essere impiegata per alcun scopo militare.
  • La nave non dovrà interferire né ostacolare le navi militari.
  • Le forze belligeranti, come designate dalla convenzione dell'Aia, potranno ispezionare le navi ospedale per verificare eventuale violazioni dei punti precedenti.

In caso di violazione di una delle precedenti limitazioni la nave dovrà essere considerata come unità combattente e potrà essere legittimamente colpita e affondata. Comunque, l'aprire deliberatamente il fuoco o affondare una nave ospedale in rispetto alla convenzione dell'Aia, è da considerarsi crimine di guerra.

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Lo stesso argomento in dettaglio: Rimpatrio dei civili italiani dall'AOI.

Le navi ospedale, dal colore con cui vengono tinteggiate, prendono il nome di navi bianche. Per antonomasia vennero chiamate navi bianche quelle impiegate nel 1942 (sotto l'egida della Croce rossa) per rimpatriare 50.000 civili italiani, rimasti in Etiopia dopo la conquista inglese.[5]

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Nave ospedale della Marina brasiliana U19 Carlos Chagas
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Nave dell'ospedale della marina russa Yenisey nella baia di Sebastopoli
Ulteriori informazioni Nazione, Navi Ospedale ...
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Navi ospedale:

Navi soccorso:

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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