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Naqsh-e Rostam

necropoli monumentale dell'Iran Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Naqsh-e Rostam (in persiano: نقش رستم, Naqš-e Rostam) è un sito funerario achemenide con tombe reali monumentali, di interesse archeologico, sito a circa 12 km a nord-ovest di Persepoli, nella provincia di Fars, in Iran. Naqsh-i Rustam giace a poche centinaia di metri da Naqsh-e Rajab.

Fatti in breve Civiltà, Utilizzo ...
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«In quell'unica frase di giganteschi ideogrammi essi hanno fissato un momento decisivo nella storia delle idee umane, l'emergere dalla preistoria all'era moderna del diritto divino dei re.»
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Il sito

Il rilievo più antico di Naqsh-e Rostam è molto danneggiato e risale al 1000 a.C.; raffigura un uomo con uno strano copricapo e si ritiene essere di origine elamita. Tale rilievo è parte di una raffigurazione più grande, in gran parte rimossa per volere di Bahram II. L'uomo con il copricapo strano dà il nome al sito, Naqsh-e Rostam significa infatti "Immagine di Rostam", in quanto una leggenda locale voleva raffigurato l'eroe mitico Rostam.

In questa località a soli 5 km nord-ovest di Persepoli, si trovavano le tombe dei grandi re dei Persiani: da Dario I, a Serse, fino a quelle di Ardashir I e Sapore I, con ammirevoli rappresentazioni scultoree ed iscrizioni, come le cosiddette Res gestae divi Saporis (iscrizione trilingue in persiano, partico e greco).

Nel 2018 è stata scoperta nel registro superiore della facciata rupestre della tomba di Dario I un'iscrizione trilingue (antico persiano, elamico, babilonese) mai rilevata prima essendo nascosta da incrostazioni calcaree.[1]

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Tombe achemenidi

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Quattro sarebbero le tombe di re achemenidi, scavate nella roccia. Sono tutti a notevole altezza dal suolo. Le tombe sono conosciute come le "quattro croci persiane", per la forma della loro facciata. Il sito è noto come Ṣalib (in arabo صليب?), forse una traduzione dalla parola persiana chalīpā (= "croce"). L'ingresso di ogni tomba è al centro di una croce, che si apre su di una piccola camera, dove il re giaceva in un sarcofago. La trave orizzontale di ciascuna delle facciate della tomba si crede fosse l'esatta replica dell'entrata del palazzo di Persepolis.

Una delle tombe è stata identificata da un'iscrizione che la accompagna e si tratterebbe della tomba di Dario I (522-486 a.C.). Le altre tre tombe si ritiene siano quelle di Serse I (486-465 a.C.), Artaserse I (465-424 a.C.), e Dario II (423-404 a.C.). Una quinta incompiuta, potrebbe appartenere ad Artaserse III, che regnò solo due anni, ma è più probabile che si tratti di quella di Dario III (336-330 a.C.), ultimo della dinastia achemenide.

Le tombe furono, infine, saccheggiate in seguito alla conquista dell'impero achemenide da parte di Alessandro Magno.

Nel 1934 la località fu visitata dallo scrittore Robert Byron che si soffermò parecchio nella descrizione dei monumenti tra le pagine de La via per l'Oxiana.

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Rilievi rupestri sasanidi

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Lo stesso argomento in dettaglio: Sasanidi.

Sette rilievi sulla roccia di grandi dimensioni raffiguravano alcuni re sasanidi:

Ulteriori informazioni Tomba, Immagine ...
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La "casa centrale"

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Al centro del sito vi è un edificio a base quadrata chiamato Bun Khanak, per lungo tempo ritenuto un tempio del fuoco. Le moderne ricerche invece propendono per l'ipotesi che sia stata la sede del Tesoro di Stato.[5]

Robert Byron si sofferma particolarmente su questo edificio e sui suoi dettagli architettonici:

«Se appartenesse a un paese mediterraneo, sarebbe salutata come la fonte originale dell'architettura domestica nell'Italia del Quattrocento e nell'Inghilterra georgiana. A differenza del tempio greco, che si è sviluppato da una forma lignea e dalla necessità di risolvere il problema del carico di punta, questa cappella funeraria deriva da una forma di mattoni crudi o cotti, esprimente un'idea di serenità; la sua bellezza consiste nella disposizione degli elementi ornamentali sulle pareti lisce. Si è stupiti di vedere questo principio, su cui si è basata tutta l'edilizia domestica di qualità a partire dal Rinascimento, pienamente affermato nella Persia del VI secolo a.C. È altrettanto sorprendente che i visitatori di Naqsh-e-Rustam le abbiano dedicato così scarsa attenzione, da questo punto di vista.»
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Galleria d'immagini

Note

Bibliografia

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