Vengono oggi definiti, e definiscono sé stessi, come Nakota (o Nakoda o anche Nakona[1]), i popoli nativi americani tradizionalmente noti con il nome di Assiniboin (o Hohe) negli Stati Uniti e anche come Stoney in Canada. Si tratta di popolazioni di lingua dakotan anticamente distaccatesi dal tronco principale della nazione sioux, dislocandosi nelle zone più a nord e ad ovest dell'originario Minnesota (Montana, Nord Dakota e Canada) e divenendo quindi acerrime nemiche dei loro vecchi “alleati”[2].
Tradizionalmente, ma in modo quasi completamente generalizzato[3], le tribù appartenenti alla nazione sioux (o dakota) venivano classificate in tre raggruppamenti linguistici: i dakota in senso stretto, che costituivano il gruppo più orientale (in qualche modo quello originario) e si definivano Isáŋyathi o Isáŋathi (da cui l'appellativo europeizzato di Santee), i Lakota, che costituivano il gruppo più occidentale e si definivano Thítȟuŋwaŋ (nome europeizzato in Teton) e, finalmente, i Nakota, che si ritenevano raggruppare le due tribù centrali degli Yankton e degli Yanktonai, da cui la leggenda voleva che si fossero anticamente separati gli Assiniboin (i quali infatti parlavano un dialetto molto simile e chiamato con lo stesso nome).
Dopo che, nel corso degli anni, tale ripartizione era stata solo molto saltuariamente messa in dubbio[4], nel 1978, Douglas R. Parks, A. Wesley Jones, David S. Rood, e Raymond J. DeMallie intrapresero una ricerca linguistica sistematica nelle riserve sioux e assiniboin per stabilirne una volta per tutte la dialettologia precisa[5]. Il risultato è stato che sia i Santee sia gli Yankton e gli Yanktonai si riferivano (e si riferiscono) a sé stessi come “Dakota”, mentre l'appellativo di “Nakota” (o “Nakoda”) era (ed è) appannaggio esclusivo degli Assiniboin e dei loro parenti canadesi, Stoney.
Nonostante la pubblicistica, particolarmente quella non specialistica sul piano della linguistica, abbia mostrato più di qualche resistenza a far proprie in via definitiva le acquisizioni di Parks e DeMallie[6], esse sono state pienamente confermate dallo studio ultraventennale effettuato sul campo da Jan Ullrich e che ha portato alla redazione del suo recente dizionario lakota, pubblicato nel 2008. Secondo Ullrich, l'errata denominazione di Yankton e Yanktonai, come “Nakota”,
«ebbe probabilmente inizio con i missionari operanti a metà Ottocento tra i Santee, i quali dettero un'abnorme applicazione [over-applied] ad una regola di distribuzione fonetica. Siccome il dialetto yankton-yanktonai usa il suffisso -na laddove il santee usa -da e il lakota -la, i missionari pensarono che l'opposizione fonologica [distribution] l-d-n si applicasse a tutte le posizioni entro le parole[7]. In tal modo essi postularono che il popolo yankton-yanktonai definisse se stesso come "nakota" invece che come "dakota". Purtroppo, l'impreciso assunto di una suddivisione lakota-dakota-nakota è stato da allora perpetuato in quasi tutte le pubblicazioni,»
arrivando ad esercitare un tale potere di convincimento da influenzare perfino nativi dakota e lakota[8][9].
Che non si sia trattato nemmeno di una successiva regressione terminologica dovuta alla permanenza di Yankton e Yanktonai nelle stesse riserve con i Santee[10], è confermato dalla mancanza, secondo Ullrich, di riferimenti nei testi più antichi dei vari dialetti sioux: in particolare, ad esempio, «John P. Williamson, nel suo English-Dakota Dictionary (Williamson 1902), elenca il termine dakota come nome proprio per il popolo dakota, ma non menziona il termine nakota» nonostante avesse ampiamente lavorato con gli Yankton e inserisca ripetutamente, nel suo vocabolario, varianti yankton delle voci in dialetto santee[8]. Del resto, sempre Ullrich rileva che probabilmente la prima ad evidenziare l'errore di denominazione degli Yankton-Yanktonai fu proprio una grande studiosa di origine yankton, e quindi in grande cognizione di causa, come Ella Cara Deloria (n. 1888).
In conclusione, comunque, è senza dubbio accertato da tutti gli studi sul campo citati e da tutti i siti internet delle riserve sioux e assiniboin/stoney che, al di là delle possibili varianti ortografiche, oggigiorno i gruppi interessati si autodefiniscono come segue (e nessun elemento induce a pensare che in passato accadesse diversamente):
- Dakhóta (o Dakhód) – i Santee
- Dakȟóta (o Dakȟód) – gli Yankton e gli Yanktonai
- Lakȟóta (o Lakȟól) – i Teton (denominazione peraltro da lungo tempo divenuta arcaica e sostituita dal puro e semplice Lakȟóta)
- Nakhóta (o Nakhóda o Nakhóna[11]) – gli Assiniboin[12]
- Nakhóda (o Nakhóta) – gli Stoney[12]
Al giorno d'oggi si registra, da parte degli Assiniboin e soprattutto degli Stoney canadesi, una forte propensione a minimizzare le rotture del passato e a rioccupare il proprio posto, se non nella “nazione sioux”, che non esiste più (se mai è esistita), almeno nella tradizione sioux. Tale propensione è apertamente dichiarata sui siti internet legati alle First nations canadesi ed è anzi, spesso ufficialmente dichiarata a livello degli organismi rappresentativi tribali. Valgano ad esempio lo stesso nome assunto dall’"Alexis Nakota Sioux First Nation"[13] o l'orgoglioso richiamo fatto dalla "Nakoda First Nation" dell'Alberta alla propria ascendenza sioux ed al valore della propria lingua nativa: “Come discendenti delle grandi nazioni sioux, gli odierni membri della tribù stoney preferiscono condurre la conversazione e gli affari tribali nella loro madrelingua sioux”[14]. Addirittura più estesa e ragionata è l'adesione alla tradizione sioux da parte delle tribù assiniboin e stoney del Saskatchewan[15]. Con tali premesse non meraviglia che da parte delle strutture tribali nakota/nakoda sia stata data un'adesione massiccia alle recenti iniziative pan-sioux di rivitalizzazione delle lingue native, ed in particolare agli annuali “Lakota, Dakota, Nakota Language Summit”, indetti, a partire dal 2008, dall'organizzazione non-profit lakota per la promozione ed il rafforzamento della lingua, Tusweca Tiospaye, con la finalità di “Unire i Sette Fuochi del Consiglio per salvare la lingua”[16]. Stante però il solco di (sostanziale) reciproca inintelligibilità creatosi ormai nel gruppo delle lingue dakotan tra i dialetti dakota/lakota e quelli nakota/nakoda[8], è dubbio se tali sforzi di rivitalizzazione unitaria di una lingua sioux potranno avere dei risultati significativi e, comunque, solo il tempo sarà in grado di dirlo.
l'evoluzione linguistica dei termini è analoga a quella verificatasi negli altri dialetti dakotan: dall'originario “Dakȟóta/Dakhóta” si è formato il termine “Dakȟód/Dakhód” (con l'inversione della “t” in “d”); in lakota ciò ha comportato l'ulteriore mutazione della “d” in “l” e si è avuto “Lakȟól” (cfr. Ullrich, ad nomen), come variante terminologica per “Lakȟóta”; egualmente in nakota, accanto alla versione “Nakhóda” si è formata l'ulteriore variante (con la normale mutazione della “d” in “n”) di “Nakhóna” (l'ortografia utilizzata nella presente voce è l'ortografia lakota standard introdotta da Ullrich nel suo recente New Lakota dictionary)
il termine “nakota”, così come “dakota” e “lakota”, significa, in ciascuno dei dialetti, “amico”, “alleato”
Si vedano, a titolo d'esempio, (EN) Frederick W. Hodge (a cura di), Handbook of American Indians North of Mexico, 2 parti/volumi, Bureau of American Ethnology Bulletin 30, Washington, Smithsonian Institution: U.S. Government Printing Office, 1907/1910 (1:376), e (EN) Robert H. Lowie, Indians of the plains, American Museum of Natural History. Anthropological Handbook 1, McGraw Hill, New York, 1954 (8).
Per prima, o tra i primi, dalla grande studiosa yankton/lakota Ella Cara Deloria [cfr. infra]; l'inesattezza di tale costruzione è stata altresì evidenziata nella tesi di dottorato (PhD) in linguistica (“Dakota Phonology and Morphology”) discussa, nel 1976, da Patricia A. Shaw presso l'Università di Toronto (citata da Parks e Rankin, pag. 97). Per la posizione di una figura non specialista in linguistica, ma che aveva a lungo operato sul campo, cfr. pure E. S. Curtis (The North ..., vol. 3, "The Teton Sioux. The Yanktonai. The Assiniboin", pag. 142 ): «Tutte le tribù Sioux usano il termine Dakóta, o Lakóta, per designare quelli che parlano uno dei dialetti dakota eccettuati gli Assiniboin. Questi ultimi, invece, includono sé stessi sotto tale definizione (Nakóta)».
Una presentazione rapida della ricerca è contenuta in Parks e DeMallie, 1992, art. cit..
Si vedano, a puro titolo di esempio, le opere di Gibbon e della Palmer citate tra le fonti della presente voce o il bel libro di Paul B. Neck sul capo dakota Inkpaduta [(EN) Inkpaduta. Dakota Leader, Norman, University of Oklahoma Press, 2008 (ISBN 978-0-8061-3950-0)]. Molto preciso e tempestivo, invece, Marco Massignan, tra le fonti in lingua italiana (op. cit., voce: "Sioux", pag. 305)
In ciò agevolati dal fatto che, per quanto riguarda il lakota, la lettera "d" è stata effettivamente sostituita in modo sistematico dalla "l", sino a sparire completamente dall'alfabeto (cfr. Ullrich, pag. 693).
Raymond DeMallie riferisce che perfino la gioventù yankton e yanktonai ha preso l'abitudine di utilizzare la parola "nakota" come termine di autodesignazione, per distinguersi dai Santee e dai Teton (Handbook ..., pag. 750).
Una tesi simile sembra sostenuta da James H. Howard, il quale, pur ammettendo che oggigiorno tutti i gruppi sioux orientali e centrali usano per sé stessi (e per l'intera nazione) la denominazione di Dakhóta, postula che il termine Nakhóta sia semplicemente «caduto in disuso» tra gli Yankton e gli Yanktonai (op. cit., pag. 4)
Il termine di autodesignazione ricomprende sia gli Assiniboin e gli Stoney, che i Lakota e i Dakota.
(EN) Copia archiviata, su treaty7.org.ws011.alentus.com. URL consultato il 15 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2017).
(EN) http://www.sicc.sk.ca/nakota.html Archiviato il 4 agosto 2012 in Internet Archive.; secondo il Saskatchewan Indian Cultural Centre (SICC), anzi, ci sono perfino alcuni vecchi Stoney che proclamano una certa qual maggior loro affinità linguistica con i Lakota, piuttosto che con gli Assiniboin, e pretendono di essere dei «Sioux delle Montagne Rocciose» invece che dei semplici discendenti degli Hohe ("Ribelli", nome tradizionalmente usata da e per gli Assiniboin).
(EN) Summit 2008 Archiviato il 13 agosto 2009 in Internet Archive.. Anche da parte degli organizzatori lakota dell'iniziativa c'è il riconoscimento esplicito di una comunanza di origine con i nakota: “Il Language Summit ha costituito un'iniziativa per unire le oyate (“popoli”) lakota, dakota e nakota (“sioux”) sia degli Stati Uniti che del Canada, in uno sforzo collettivo e impegnativo per rivitalizzare e rafforzare le lingue lakota, dakota e nakota” (“le loro belle lingue”, come verrà scritto più avanti). Nella presentazione del (EN) Summit 2009 Archiviato l'11 dicembre 2009 in Internet Archive., ci si è spinti ancora più avanti: nell'elencazione delle tribù costituenti i "sette fuochi del consiglio", Assiniboin e Stoney sono stati in un primo momento inclusi nel "fuoco" degli Yanktonai (da cui si narra che si fossero anticamente distaccati) e poi, di fronte a probabili rimostranze da parte di qualcuno, sono stati spostati in fondo alla lista, ma è stata mantenuta la dicitura: "comprende anche il popolo Assiniboin e Stoney".
- (EN) Curtis, Edward S., The North American Indian: being a series of volumes picturing and describing the Indians of the United States, and Alaska (scritto, illustrato e pubblicato da Edward S. Curtis; curato da Frederick Webb Hodge), Seattle, E. S. Curtis [Cambridge, Mass. : The University Press], 1907-1930, 20 vol. (Northwestern University)
- (EN) DeMallie, Raymond J. , “Sioux until 1850”; in id. (a cura di), Handbook of North American Indians: Plains (Vol. 13, Part 2, pagg. 718–760), W. C. Sturtevant (curatore generale), Smithsonian Institution, Washington, D.C., 2001, (ISBN 0-16-050400-7)
- (EN) E. Gibbon, The Sioux: the Dakota and Lakota nations, Malden, Blackwell Publishers, 2003 (ISBN 1-55786-566-3)
- (EN) Howard, James H., The Canadian Sioux, Lincoln, University of Nebraska Press, 1984 (ISBN 0-8032-2327-7)
- (EN) Lewis, M. Paul (a cura di), 2009. Ethnologue: Languages of the World, Sixteenth edition, Tex.: SIL International. Versione online: https://www.ethnologue.com/
- Marco Massignan, Il grande libro delle tribù indiane d'America, Xenia, Milano, 1999 (ISBN 88-7273-344-8)
- (EN) Palmer, Jessica D., The Dakota peoples: a history of the Dakota, Lakota, and Nakota through 1863, Jefferson, McFarland & Company, 2008 (ISBN 0-7864-3177-6)
- (EN) Parks, Douglas R. & DeMallie, Raymond J., "Sioux, Assiniboine and Stoney Dialects: A Classification", Anthropological Linguistics, Special Issue, Florence M. Voegelin Memorial Volume, Vol. 34:1-4 (Primavera-Inverno, 1992), pp. 233-255 (accessibile online presso JSTORE)
- (EN) Parks, Douglas R. & Rankin, Robert L., "The Siouan languages", in R. J. DeMallie (a cura di), Handbook of North American Indians: Plains (Vol. 13, Parte 1, pagg. 94–114), W. C. Sturtevant (curatore generale), Smithsonian Institution, Washington, D.C., 2001, (ISBN 0-16-050400-7)
- (EN) Ullrich, Jan, New Lakota Dictionary: Lakhótiyapi-English / English-Lakhótiyapi & Incorporating the Dakota Dialects of Santee-Sisseton and Yankton-Yanktonai, Bloomington, Lakota Language Consortium, 2008 (ISBN 0-9761082-9-1)