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Il Museo della civiltà romana, di proprietà del comune di Roma, è situato nel quartiere EUR; con le sue ricchissime collezioni documenta la storia, l'arte, gli usi e i costumi della civiltà romana, mediante: calchi di statue e bassorilievi, riproduzioni di oggetti di uso quotidiano, diorami, grandi plastici e modelli riproducenti singoli edifici e complessi monumentali. In alcuni casi, i modelli rappresentano parti di edifici in scala al naturale (1:1).
Tutti i manufatti sono realizzati con una accuratezza tale da farne delle vere opere d'arte. Tra le opere esposte ne spiccano due: la serie completa dei calchi della Colonna Traiana e il grande plastico in scala 1:250 della Roma imperiale, progettato dall'architetto e archeologo Italo Gismondi.
La visita al museo è complementare all'osservazione dei monumenti antichi della capitale: grazie ai modellini in mostra, il visitatore può capirne meglio la struttura e l'aspetto originario. Inoltre, il museo completa ottimamente la visita alla città anche perché permette di conoscere le più importanti opere delle terre in cui si è diffusa la civiltà romana e di avere una panoramica sui molteplici aspetti della vita quotidiana dell'epoca. Per questi motivi, nonostante la pressoché totale assenza di reperti originali, il museo ha una grande valenza didattica e documentaria[1].
Il museo è chiuso per lavori di ristrutturazione dal 2014: in seguito a una ispezione del 2013 del ministero del Lavoro, che aveva rilevato delle irregolarità, il museo è stato chiuso il 31 gennaio dell'anno seguente, in modo da permettere i necessari lavori di riqualificazione e messa a norma dell'edificio[2]. I lavori, solo nell'annessa struttura che ospita il planetario, sono partiti nel 2017 e sono stati completati nel 2022[3]. Nel 2024 non si è ancora messa mano nell'area del museo vero e proprio.
Il nucleo principale delle collezioni del museo si formò nella prima metà del XX secolo, in occasione di due mostre sulla civiltà romana.
1911 - Mostra archeologica in occasione del cinquantenario dell'Unità d'Italia
La Mostra archeologica del 1911 fu organizzata dall'archeologo Rodolfo Lanciani presso le Terme di Diocleziano, in occasione del primo cinquantenario dell'Unità d'Italia. Tale mostra fu composta principalmente da pregiati calchi e plastici di monumenti e reperti della Roma antica ed era volta ad illustrare l'evoluzione della civiltà romana nelle province imperiali[4].
Dopo la chiusura della mostra del 1911, i calchi, i plastici e i reperti originali che vi erano stati esposti furono utilizzati per allestire il nuovo Museo dell'Impero Romano, la cui sede era l'ex Pastificio Pantanella in piazza della Bocca della Verità.
1937 - Mostra Augustea della Romanità
La Mostra augustea della romanità, del 1937, fu organizzata dall'archeologo e deputato Giulio Quirino Giglioli presso il palazzo delle Esposizioni in occasione delle celebrazioni per il bimillenario della nascita di Augusto[5]. Per l'allestimento si reimpiegarono i materiali del Museo dell'Impero Romano (a loro volta derivanti dalla mostra del 1911), integrandoli con altri realizzati per l'occasione, tra cui il celebre plastico della Roma costantiniana di Italo Gismondi, all'epoca ancora limitato all'area centrale della città[6]. L'artigiano realizzatore dei plastici è stato Pierino Di Carlo[7].
1939 - Il primo progetto per un Museo della Civiltà Romana
Il pregio degli oggetti esposti e il successo della mostra del 1937[8] spinsero per la creazione di uno spazio museale apposito per esporli. Come sito si scelse il neonato quartiere realizzato per ospitare l'Esposizione universale del 1942 e nel 1939 fu presentato il progetto per l'edificio, realizzato dagli architetti Pietro Aschieri, Gino Peressutti, Domenico Bernardini e dall'ingegnere Cesare Pascoletti. L'opera, cui si diede il nome di "Museo della Civiltà Romana", era stata commissionata dalla FIAT[9], allora presieduta dall'imprenditore e senatore Giovanni Agnelli; le opere della Mostra augustea della romanità vi sarebbero state esposte permanentemente al termine dell'Esposizione universale[10], il cui svolgimento fu tuttavia inizialmente differito e poi annullato, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Ciò portò alla sospensione dei lavori per la realizzazione del museo.
1952 - Ripresa del progetto e inaugurazione
I lavori per la costruzione dell'edificio del museo furono ripresi solo nel corso degli anni '50, su iniziativa del Comune di Roma e grazie al contributo della FIAT[11].
Nel 1952 furono inaugurate le prime sale per poi arrivare alla completa apertura al pubblico del complesso il 21 aprile 1955, in occasione del Natale di Roma. La FIAT, che era proprietaria del complesso appena inaugurato, cedette il museo all'ente EUR che ne affidò la gestione, in comodato d'uso, al Comune di Roma.
Nel 2004, nello stesso edificio del museo, furono installati il planetario in precedenza ospitato nella Sala Ottagona delle Terme di Diocleziano, così come il Museo astronomico di Roma.
2014 - Chiusura del museo per adeguamento alle norme di sicurezza
Il 31 gennaio 2014 è stata disposta la chiusura del museo per permettere lo svolgimento di lavori di riqualificazione e adeguamento alle norme di sicurezza dell'edificio[2].
Il fatto che, a distanza di anni, ancora non siano partiti i lavori di adeguamento necessari per permettere la riapertura del museo ha suscitato la preoccupazione di studiosi, archeologi, intellettuali e personalità dello spettacolo; ciò non solo per la sottrazione di un pezzo importante del patrimonio culturale romano, grave di per sé stesso, ma anche per lo stato di conservazione delle opere custodite e per il degrado dell'area circostante[12]. Solo nella parte dell'edificio che ospita planetario e museo astronomico i lavori sono partiti nel 2017, permettendone la riapertura al pubblico nel 2022[3].
Associazioni di cittadini e la stessa presidente della Commissione Cultura del Comune di Roma, Eleonora Guadagno, spingono da anni per la riapertura del museo, che nel 2013 aveva avuto ben 113.757 ingressi registrati e fatturava il 10% del totale dei musei di Roma Capitale[13].
Le due profonde rientranze colonnate con i portali d'ingresso (a sinistra) e di uscita (a destra) dei visitatori, uniche aperture sulla compatta cortina muraria
Il colonnato che collega i due corpi del Museo e il suo interno
L'edificio, appositamente progettato per ospitare il museo, è una delle architetture più significative dell'EUR; è opera degli architetti Pietro Aschieri, Gino Peressutti, Domenico Bernardini e dell'ingegnere Cesare Pascoletti; il ruolo preminente nella progettazione l'ha avuto l'architetto Aschieri[14].
È costituito da due corpi di fabbrica laterali e contrapposti, collegati da un terzo corpo, costituito da un colonnato scenografico rialzato, raggiungibile attraverso una scalinata a tutta larghezza; sul suo sfondo appaiono le chiome degli alberi della zona verde delle Tre Fontane. Sull'architrave è posta la scritta in caratteri capitali romani che indica il nome del museo. Il colonnato è il punto prospettico del lungo viale della Civiltà Romana. Sotto al piano del colonnato si trova la lunga galleria sotterranea che collega le due ali dell'edificio; lungo essa sono esposti i calchi della Colonna Traiana.
Particolarità suggestiva della struttura è la semplicità estrema dei volumi e la totale assenza di finestre nei prospetti esterni: la luce per illuminare le sale proviene da soffitti a lucernario e le uniche finestre si aprono su cortili interni. Questa caratteristica evita al visitatore il contatto visivo con il mondo esterno, aiutandolo a immergersi anche emozionalmente nel passato. Per marcare il passaggio dall'ambiente esterno a quello interno, le uniche due aperture sulle compatte cortine murarie, ossia i due ingressi monumentali, sono messe in forte risalto. Questo deriva da studiati accorgimenti: gli ingressi sono posti al termine di profonde rientranze dell'edificio, che sono segnate sui due lati da possenti colonnati a tutta altezza; il visitatore, percorrendo questi lunghi passaggi, si prepara all'immersione nel tempo dell'antica Roma, anticipato dalle alte colonne di pietra. I due ingressi, simmetrici, sono posti sulle due ali dell'edificio, fronteggiandosi[14].
Altre caratteristiche architettoniche peculiari dell'edificio sono i soffitti altissimi delle sale e i volumi geometricamente semplici; ciò rende l'insieme assai scenografico, ma ha anche lo scopo di permettere l'esposizione dei materiali di grandi dimensioni presenti. Le mura esterne sono ricoperte da un bugnato in peperino e le colossali colonne sono in travertino[14].
A ricordo del contributo che la FIAT ha fornito per la costruzione e l'allestimento del museo, la piazza compresa tra i tre corpi dell'edificio è intitolata al senatore Giovanni Agnelli[14].
L'edificio ha sofferto nel tempo problemi di varia natura, che hanno reso necessari ripetuti interventi di risanamento, tra cui la lunga disinfestazione dalle termiti, la cui invasione danneggiò molti originali allestimenti in legno delle collezioni ed ha procurato danni allo stesso plastico della Roma imperiale[15].
Immediatamente prima della sua chiusura nel 2014, il museo era diviso in 59 sezioni su una superficie di 12 000 metri quadrati, in sale dall'altezza media di 10 metri, tale da consentire la ricostruzione in scala 1:1 di facciate di monumenti.
La visita al museo si articola in due percorsi, uno cronologico e uno tematico. Il primo, che si snoda lungo dodici sale, offre una sintesi storica di Roma dalle origini al VI secolo d.C. Il percorso tematico interessa altre dodici sale e documenta i vari aspetti della vita quotidiana e della cultura materiale.
Tra i pezzi di maggior interesse e valore si segnala il grande plastico della Roma imperiale che raffigura la città ai tempi di Costantino I, ossia nel IV secolo d.C. Si veda la sezione Percorso tematico, sala XXXVIII.
Di estremo interesse sono anche i calchi dei rilievi della Colonna Traiana, costruita nel 113 d.C. su progetto di Apollodoro di Damasco per celebrare le vittorie riportate dall'imperatore Traiano sui Daci nelle due guerre daciche del 101-102 e del 105 e 106 d.C. Si veda la sezione Percorso tematico, sala LI.
Anche di grande interesse sono i calchi dei rilievi del grande fregio di Traiano, alto 3 metri e lungo oltre 18 metri. Si veda la sezione Percorso tematico, sala XXXVIII.
Sono esposti: la ricostruzione in scala delle più importanti battaglie e delle macchine belliche usate da Cesare durante la conquista della Gallia, tra cui un plastico che illustra l'assedio di Alesia, oltre a una copia di statua loricata di Giulio Cesare (di età traianea, oggi esposta nella sala consiliare del Comune di Roma).
Sono raccolte qui varie testimonianze degli imperatori Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone. Su una parete è dipinto l'albero genealogico della dinastia giulio-claudia.
Sono esposti: il modello architettonico del Colosseo, con spaccato che permette di osservare la struttura; una sezione del Colosseo che mostra i meccanismi di risalita; il modellino del Ludus Magnus; il modellino dell'Arco di Tito e il calco dei rilievi su esso posti rappresentanti la distruzione del Tempio di Gerusalemme operata da Tito; il modellino architettonico dello Stadio di Domiziano.
Prende nome dal plastico della Roma arcaica, realizzato dal 1994 in scala 1:1000 e dunque in dimensioni più ridotte rispetto al plastico della Roma imperiale; attraverso il confronto tra i due plastici il visitatore è in grado di comprendere l'evoluzione urbanistica della città nei secoli. Ricostruisce l'aspetto della città nel periodo che va dalla dominazione dei re Tarquini fino ai primi decenni della Repubblica; è rappresentato l'edificato all'interno della cerchia delle Mura Serviane, ma anche il circostante paesaggio naturale[17].
Sono esposti: la copia del rilievo raffigurante un maestro tra i suoi scolari proveniente da Neumagen (Germania); il calco della statua-ritratto del grammaticus graecus (insegnante di lingua e letteratura greca) Marco Mezio Epafrodito, raffigurato nel gesto della lettura interrotta; alcuni giocattoli.
Realizzato in gesso alabastrino alla scala di 1:250, ha una superficie di oltre 250 metri quadrati ed è la migliore e la più nota e completa rappresentazione della Roma imperiale. Il punto di riferimento è l'età dell'imperatore Costantino (IV secolo d.C.).
Il plastico è formato dall'assemblaggio di 150 telai, accostati per di più lungo gli assi stradali. È opera dell'archeologo Italo Gismondi, realizzata dal maestro artigiano Pierino Di Carlo[18]; fu realizzato per gradi, a partire dall'area centrale della città: iniziato nel 1937 con la rappresentazione dell'area centrale (in occasione della Mostra Augustea della Romanità), fu ampliato progressivamente, fino a rappresentare l'intera area all'interno della cinta aureliana (per l'inaugurazione del Museo nel 1955) e alla forma definitiva, risalente al 1971.
Per la sua realizzazione sono state utilizzate tutte le fonti disponibili, a partire dalla pubblicazione della Forma Urbis Romae dell'archeologo Rodolfo Lanciani, basata sullo studio della nota mappa in marmo della Roma Forma Urbis Severiana, realizzata nel III secolo d.C. Per realizzare i monumenti, vennero eseguiti appositi rilievi ad alta precisione. Naturalmente, il plastico è basato sulle conoscenze relative alla Roma antica nel periodo di realizzazione e in alcuni casi presenta particolari oggi ricostruiti diversamente, in base a studi più recenti[6]. Il modello comunque continua a essere aggiornato e modificato alla luce delle nuove scoperte[19].
La sala permette, girando attorno ad un vasto ballatoio quadrangolare, la vista dall'alto del plastico della Roma imperiale, osservabile da tutti i lati; espone inoltre la ricostruzione dell'aspetto originario del grande fregio di Traiano. I calchi di permettono di ammirare nella sua originaria unità questa importante opera scultorea, che all'epoca dell'imperatore Costantino fu divisa in quattro parti e posto sull'arco a lui dedicato, dove ancor oggi si trova diviso in quattro blocchi, due nel passaggio del fornice centrale e due in alto sull'attico. I calchi del fregio furono realizzati per la "Mostra Augustea della Romanità", sulla base dei rilievi dell'arco di Costantino[20].
sono esposti calchi di iscrizioni in cui sono riportati i testi delle principali leggi, tra cui quella delle XII tavole.
Sala XLVII: delle biblioteche
Sono esposti: la riproduzione a grandezza naturale di una biblioteca privata, basata su quella di Villa Adriana; la riproduzione di tabulae ceratae; il plastico ricostruttivo della biblioteca del Foro di Traiano di Roma.
Sono esposti: la copia del mosaico con ritratto del poeta Virgilio da Susa (Tunisia), ora al Museo del Bardo di Tunisi; una riproduzione di orologio solare.
Sono esposte: la copia della statua della dea Igea da Rodi (Museo Archeologico Nazionale); la copia della statua del dio Asclepio dei Musei Capitolini di Roma.
La sala è una lunga galleria, che permette di passare da un'ala all'altra del museo. Si trova qui la serie completa dei calchi della Colonna Traiana, allineati secondo quattro file parallele. Vi si trova inoltre il modellino del monumento, in cui c'è la possibilità di vedere anche il suo interno, con la scala elicoidale che conduce alla terrazza sommitale.
I calchi furono realizzati con il primo getto tratto dalle matrici realizzate tra il 1861 e il 1862 per volere dell'imperatore francese Napoleone III[21]. L'imperatore aveva chiesto a papa Pio IX il permesso di poter effettuare tale operazione, in modo da poter esporre nel suo paese la serie completa di copie dei rilievi della celebre colonna, fornendone in cambio una da esporre a Roma, nell'allora esistente Museo Lateranense. L'idea di Napoleone III di realizzare i calchi della colonna era legata all'esaltazione della grandeur francese; si poneva dunque in continuità con Napoleone I, che aveva avuto l'intenzione di smontare addirittura la colonna originale e di ricomporla in una piazza di Parigi. Nel 1953, su richiesta del direttore dei musei del comune di Roma, Pio XII concesse la prima serie in deposito perpetuo al costituendo Museo della Civiltà Romana[22].
L'attuale esposizione orizzontale delle scene, che si sviluppano per circa 200 metri, consente una visione ravvicinata di tutti i rilievi nello stato di conservazione del 1800 e permette di prendere contatto con le 2500 figure di uno dei massimi capolavori dell'arte romana. I calchi sono esposti secondo l'ordine in cui si trovano nel fregio elicoidale della colonna, che può essere seguito percorrendo quattro volte la galleria, in entrambe le direzioni. L'esposizione permette un'osservazione minuziosa delle sculture e di tutti i loro particolari, in modo migliore di quanto si possa fare di fronte al monumento originale, in cui sono d'ostacolo sia la distanza, sia la prospettiva, forzatamente dal basso (si ricorda che all'epoca dell'antica Roma il fregio poteva invece essere osservato con comodo dagli edifici circostanti, oggi scomparsi). Per questo motivo, spesso gli studiosi dell'arte romana preferiscono esaminare questi calchi e non gli originali. Le serie di calchi francese e londinese, al contrario, sono montati in modo da ricomporre la colonna e non permettono l'osservazione ravvicinata[23].
Il tipo di allestimento del museo predispone lo spettatore a concentrarsi sulla progressione "narrativa" del fregio, piuttosto che su altre caratteristiche spaziali. Un solo calco non è presente, perché esposto nella sala dei porti (LVI); si tratta della prima scena della Seconda campagna della Guerra Dacica, che illustra la partenza della flotta romana e dell'imperatore Traiano dal porto di Ancona, diretti verso la Dacia.[23].
L'imponente sala che conserva le copie di tutti i rilievi della Colonna Traiana
Calco n° 18 della Colonna Traiana; soldati romani mostrano a Traiano le teste mozzate di guerrieri daci (sala dei calchi della Colonna Traiana)
Calco n° 28 della Colonna Traiana; la cavalleria ausiliaria romana si lancia all'inseguimento dei cavalieri catafrattiroxolani (sala dei calchi della Colonna Traiana)
Calco n° 57 della Colonna Traiana; la vittoria alata e il trofeo di armi daciche indicano la fine della prima guerra dacica (sala dei calchi della Colonna Traiana)
Calco n° 59 della Colonna Traiana; interessante particolare delle prue delle navi da guerra romane, con i rostri; un toro viene offerto in sacrificio e un ragazzino saluta le truppe
Calco n° 105 della Colonna Traiana; soldati romani che inseguono guerrieri daci che tentano l'ultima resistenza
Calco n° 106 della Colonna Traiana; morte di Decebalo (sala dei calchi della Colonna Traiana)
Sala LII: dell'industria e dell'artigianato
Sono esposti numerosi documenti che illustrano il lavoro e la produzione degli artigiani romani raggruppati in corporazioni professionali (collegia).
Sala LIII: dell'agricoltura, della pastorizia e dell'agrimensura
Sono esposti: alcune riproduzioni di macine per grano, sul tipo di quelle ritrovate a Ostia antica; un modellino architettonico di un'abitazione rustica romana: quella di Boscoreale (Napoli).
Sala LIV: della caccia, della pesca e dell'alimentazione
Sono esposti: il calco del sarcofago del vinaio da Ancona, con scena di compravendita alla quale assistono Mercurio e Dioniso (Museo Archeologico Nazionale), il calco del sarcofago di P. Cecilius Vallianus con scena di banchetto.
Sono esposti: la riproduzione dell'Arco degli Argentari di Roma; il calco del rilievo con mercanti che ringraziano l'imperatore Traiano, dall'Arco di Benevento; i plastici ricostruttivi del mercato di Leptis Magna e del mercato di Serzio a Timgad.
Sala LVI: dei porti
È esposto il calco della scena 58 della Colonna Traiana, in cui si vedono le strutture del porto di Ancona e due navi: una bireme e una trireme; in esse si possono osservare i particolari dei rostri, delle velature, dei timoni laterali e della cabina per il marinaio addetto a segnare il ritmo dei rematori.
Le ultime tre sale (LVII-LVIX) erano destinate all'accoglienza di mostre temporanee.
Dal dopoguerra la piazza antistante il museo viene usata, spesso, come scenografia già pronta per film di carattere storico mitologico come i peplum degli anni 50/60, uno dei primi film girati sul luogo fu O.K. Nerone di Mario Soldati, nel 1950.
Hanno utilizzato la scenografia naturale del museo anche recenti serial televisivi sull'Antica Roma[24]
Nel 2015 il colonnato è stato utilizzato per girare alcune scene di Spectre, un film della serie di James Bond[25].
Autori Vari, Palazzo del Museo della Civiltà Romana in EUR guida degli istituti culturali, pag. 56-57, Leonardo arte, Milano (1995). ISBN 88-7813-545-3
La selezione è basata alle segnalazioni di importanza riportate nelle varie guide del Museo e nelle guide della città di Roma, tra cui: 'Guide rosse del Touring Club Italiano, vol. Roma, TCI, 1999 (p. 832 e segg.); ISBN 9788836513246
È molto diffusa l'erronea convinzione che i calchi del Museo della Civiltà Romana derivino dalla serie parigina e che quindi non siano di primo getto. Questa falsa informazione è condivisa da molti autori, ad esempio: Valérie Huet, Stories one might tell of Roman art: reading Trajan's column and the Tiberius cup. Dalla serie del Museo della Civiltà Romana derivano i calchi esposti a Bucarest, realizzati nel 1938 ed esposti a partire dal 1967. Anche in questo caso molti autori li considerano erroneamente copie della serie parigina. Dai calchi fu realizzata un'ulteriore serie, questa volta in cemento, in modo da poter essere esposta all'esterno, nei Giardini Vaticani; essa fu realizzata nel 1933-1938 e nel 1969 sono stati trasferiti in un magazzino. Si veda: Fiorella Festa Farina, Giuliana Calcani, C. Meucci, Tra Damasco e Roma, L'Erma di Bretschneider, 2001, capitolo I calchi del Museo Lateranense (p. 234-236 e 241-246). ISBN 9788882651718
Autori vari, Mostra Augustea della Romanità, casa editrice C. Colombo, Roma 1937. Il volume è il catalogo della mostra tenutasi a Roma nel 1937-1938 in occasione del bimillenario della nascita dell'imperatore Augusto; i materiali elaborati per tale mostra costituiscono il nucleo fondamentale delle raccolte del museo attuale (con numerose immagini).
Giulio Quirino Giglioli, Museo dell'impero romano, casa editrice R. Garroni, 1929
Supplemento al Catalogo della Mostra Augustea della Romanità, 1943
Autori vari, Museo della Civiltà Romana, catalogo; casa editrice C. Colombo, Roma 1964
Annamaria Liberati, Elspeth Thompson, Il Museo Della Civiltà Romana, casa editrice Latium, 1988
Autori Vari, Guida del Museo della Civiltà Romana, edita da: Comune di Roma, Soprintendenza Beni Culturali, Museo della Civiltà Romana, Roma 1988
Patricia Ann Gilson, Rituals of a Nation's Identity: Archaeology and Genealogy in Antiquities Museums of Rome, edizioni ProQuest, 2008 (con numerose immagini)