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Mohamedou Ould Slahi (in arabo محمدو ولد الصلاحي?; Rosso, 21 dicembre 1970) è uno scrittore mauritano, detenuto nel campo di prigionia di Guantánamo per quattordici anni e due mesi, dal 2002 al 2016.[1]
Numero 760 nella struttura detentiva statunitense, il governo degli Stati Uniti ha affermato che faceva parte di Al Qaeda e che era coinvolto nell'attentato dell'11 settembre 2001.[2] Slahi è stato sottoposto a privazione del sonno, isolamento, temperature estreme, percosse e umiliazioni sessuali a Guantánamo. È stato inoltre bendato e portato in mare su una barca per una finta esecuzione.[3]
Nel 2010, il giudice James Robertson ha concesso un mandato di habeas corpus, ordinando il rilascio di Slahi il 22 marzo dello stesso anno. Nella sentenza, Robertson ha riportato: "Le associazioni da sole non sono sufficienti, ovviamente, per rendere legale la detenzione".[4] Tuttavia la United States Court of Appeals for the District of Columbia Circuit ha reso vacante la sentenza e rinviato il caso alla Corte Distrettuale il 5 novembre 2010, per ulteriori accertamenti fattuali.[5] Il tribunale distrettuale non ha mai tenuto la seconda udienza.
Il 14 luglio 2016, è stato approvato il rilascio dalla detenzione. Slahi è stato liberato ed è tornato in Mauritania il 18 ottobre 2016.[6]
Durante la prigionia ha scritto un libro di memorie, intitolato Guantánamo Diary (tradotto in italiano con il titolo di 12 anni a Guantanamo), diventato poi un bestseller internazionale. Dal libro è stato tratto il film The Mauritanian, con Tahar Rahim nel ruolo di Slahi e affiancato da Jodie Foster, Shailene Woodley e Benedict Cumberbatch.
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