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romanzo di Benito Pérez Galdós Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Misericordia (Misericordia) è un romanzo dello scrittore spagnolo Benito Pérez Galdós pubblicato nel 1897.
Misericordia | |
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Misericordia, frontespizio della prima edizione | |
Autore | Benito Pérez Galdós |
1ª ed. originale | 1897 |
1ª ed. italiana | 1929 |
Genere | romanzo |
Lingua originale | spagnolo |
Personaggi |
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La storia è ambientata a Madrid, alla fine del XIX secolo. Benina è l'anziana cameriera di Doña Paca, vedova di un alto funzionario governativo caduta nella miseria più nera. Per sfamare Doña Paca e i figli di quest'ultima, Antoñito e Obdulia, Benina si mette a mendicare, fingendo con la padrona che le sue entrate provengano dal mezzo servizio che compie in casa di un prete immaginario, don Romualdo. Benina estende la sua attività benefica anche a Frasquito Ponte, un vecchio dandy caduto in miseria, e ad Almudena, un marocchino cieco suo collega di mendicità. Benina sopporta pazientemente anche le bizze di Doña Paca, ignara dei sacrifici compiuti dalla sua domestica, e la gelosia di Almudena il quale vorrebbe che Benina diventi sua moglie.
Doña Paca, i suoi figli e Frasquito Ponte ricevono una ricca eredità da un lontano parente; latore della buona notizia è don Romualdo, un prete con lo stesso nome di quello inventato da Benigna. La famiglia di Doña Paca è nuovamente ricca, il sacrificio di Benina viene conosciuto, ma la ricompensa per la vecchia domestica è l'ingratitudine: cacciata dalla casa di Doña Paca, Benina andrà a vivere dal cieco Almudena, bisognoso di assistenza. Verso la fine del romanzo si accenna a un certo ravvedimento da parte dei vecchi padroni: don Frasquito ha un ictus e, nel delirio che precede la morte, rimprovera a Doña Paca l'ingratitudine. Juliana, moglie di Antoñito, crede che i propri figli siano ammalati e che solo Benigna, sicuramente santa per la propria bontà, possa guarirli: Juliana si reca pertanto dalla vecchia domestica accusandosi di ingratitudine («io ho peccato, io sono cattiva»[1]) e invitandola a tornare; ma Benigna non vuole abbandonare il povero Almudena e rivolge a Juliana parole di perdono con cui il romanzo si chiude: «Io non sono una santa. Ma i tuoi bambini stanno bene e non hanno alcun male... Non piangere... E adesso torna a casa, e non peccare più.»[1].
Pérez Galdós (1843-1920), l'autore di Misericordia, aderisce al programma artistico del Naturalismo, attraverso la riproduzione totale e spietata della realtà, ma non ne accetta i suoi presupposti scientifici: il Fisiologismo e il Determinismo[2]. Per studiare l'ambiente del suo romanzo, il mondo della mendicità madrilena, Pérez Galdós visse a lungo nei bassifondi madrileni, sotto le mentite spoglie di un medico dell'Igiene municipale[3]. Oltre che romanziere, Pérez Galdós è stato anche autore di teatro, portando sulla scena i procedimenti del romanzo e viceversa. In Misericordia troviamo, oltre alla frequenza del dialogo, attribuibile a realismo stilistico, addirittura un dialogo accompagnato da una didascalia (alla fine del capitolo VI)[4].
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