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pianista francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Michel Antoine Petrucciani (Orange, 28 dicembre 1962 – New York, 6 gennaio 1999) è stato un pianista francese, fra i più apprezzati di tutti i tempi nel genere jazz.
Come si può desumere dal cognome, Michel aveva origini italiane (il nonno era napoletano).[1] Il padre Antoine, meglio conosciuto come Tony, era un rinomato chitarrista jazz. Michel imparò fin da bambino a suonare la batteria e il pianoforte, dedicandosi prima allo studio della musica classica e poi al jazz, nutrendosi della collezione del padre. Si esibì in pubblico per la prima volta all'età di 13 anni e la sua carriera professionale prese avvio già all'età di 15 anni, quando ebbe l'occasione di suonare col batterista Kenny Clarke (con cui registrò il suo primo album a Parigi).
Dopo un tour francese col sassofonista Lee Konitz, nel 1981 si trasferì a Big Sur, in California, dove venne scoperto dal sassofonista Charles Lloyd, che lo fece membro del suo quartetto per tre anni. Quest'ultima collaborazione gli fece guadagnare il prestigioso Prix d'Excellence. Le sue straordinarie doti musicali e umane gli permisero di lavorare anche con Dizzy Gillespie, Jim Hall, Wayne Shorter, Palle Daniellson, Eliot Zigmund, Eddie Gomez e Steve Gadd. Tra i numerosi riconoscimenti che Michel ha ricevuto durante la sua breve carriera, si possono ricordare: l'ambitissimo Django Reinhardt Award e la nomina di "miglior musicista jazz europeo" (da parte del Ministero della Cultura Italiano). Nel 1997 a Bologna, si esibì alla presenza di papa Giovanni Paolo II, in occasione del Congresso Eucaristico.
Colpito già alla nascita dall'osteogenesi imperfetta (malattia genetica anche nota come "Sindrome delle ossa di cristallo", che non gli permise di superare l'altezza di 102 cm), Petrucciani considerava tale disagio fisico come un vantaggio, che gli permise in gioventù di dedicarsi completamente alla musica tralasciando altre "distrazioni". La malattia lo costringeva a ricorrere ad un particolare oggetto realizzato dal padre e consistente in un parallelogramma articolato per raggiungere i pedali del pianoforte, che fu tuttavia poi sostituito da una versione particolare della pedaliera standard realizzata per lui dalla Steinway & Sons all'inizio degli anni 90, che gli permise, tra l'altro, di cominciare a utilizzare il pedale centrale (mentre l'apparecchio costruito dal padre permetteva di comandare solo il pedale di risonanza e "una corda")[2].
Sul fronte personale ebbe cinque relazioni significative, con donne che lui chiamava "mogli" anche senza averle sposate. Anche il suo matrimonio con la pianista italiana Gilda Buttà finì con un divorzio. Nel maggio 1990 ebbe un figlio, Alexandre, avuto dalla canadese Marie-Laure Roperch, che ereditò la sua malattia[3]. Morì a New York il 6 gennaio 1999 in seguito a gravi complicazioni polmonari; è sepolto al cimitero parigino di Père-Lachaise, accanto alla tomba di Fryderyk Chopin.
Nel 2011 l'inglese Michael Radford gli ha dedicato il documentario Michel Petrucciani - Body & Soul (ISBN 978-88-07-74079-4).
Nel 2019 il figlio Alexandre Petrucciani e il figliastro Rachid Roperch (entrambi nati da Marie Laure Roperch, compagna di Michel tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, Rachid da precedente relazione), danno avvio in qualità di produttori e protagonisti alla realizzazione di Hidden Joy: a Fragile Journey, documentario che ripercorre la storia di Michel focalizzandosi sulla sua forza interiore, e su come essa gli abbia permesso di superare gli ostacoli della vita a scapito della disabilità. Il documentario è diretto dai registi italiani emergenti Francesco Termini e Matteo Sacher.
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