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ormone prodotto dalla ghiandola pineale (o epifisi), ghiandola posta alla base del cervello Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La melatonina (chimicamente N-acetil-5-metossitriptammina) è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale (o epifisi), ghiandola posta alla base del cervello. Agisce sull'ipotalamo e ha la funzione di regolare il ciclo sonno-veglia. Oltre che negli esseri umani, essa è prodotta anche da altre specie di animali, piante (fitomelatonina) e microorganismi.[1][2]
Melatonina | |
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Nome IUPAC | |
N-[2-(5-metossi-1H-indol-3-il)etil]etanammide | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C13H16N2O2 |
Massa molecolare (u) | 232,278 |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 200-797-7 |
Codice ATC | N05 |
PubChem | 896 |
DrugBank | DBDB01065 |
SMILES | CC(=O)NCCC1=CNC2=C1C=C(C=C2)OC |
Dati farmacocinetici | |
Biodisponibilità | 30 – 50% |
Metabolismo | epatico via CYP1A2 mediato dal 6-idrossilatione |
Emivita | 35 - 50 minuti |
Escrezione | urine |
Indicazioni di sicurezza | |
La melatonina è coinvolta nel meccanismo con il quale alcuni anfibi e rettili cambiano il colore della propria pelle e pertanto fu scoperta in relazione a questo suo ruolo biologico[3][4]. Già nel 1917, McCord e Allen avevano notato (J. exp. zool.[5], 1917) che l'estratto delle ghiandole pineali delle mucche schiariva la pelle delle rane[6][7]. La sostanza fu isolata nel 1958 dall'urina di topo, dal professore di dermatologia Aaron B. Lerner, insieme a suoi colleghi della Università Yale, in ricerche mosse dall'aspettativa che la sostanza presente nella ghiandola pineale potesse essere utile nel trattamento di affezioni della pelle[8]. Gli stessi ricercatori coniarono il nome melatonina[9].
Verso la metà degli anni settanta, Lynch et al. dimostrarono[10] che la produzione di melatonina da parte della ghiandola pineale umana segue un ritmo circadiano. La scoperta delle proprietà antiossidanti della melatonina è del 1993[11]. Il primo brevetto per il suo impiego a basse dosi nel trattamento dell'insonnia fu accordato a Richard Wurtman del MIT nel 1995[12]. Nello stesso periodo la melatonina apparve spesso sulla stampa, anche e soprattutto in quella a diffusione non settoriale, come possibile trattamento per varie malattie[13].
La melatonina è un agonista puro di due recettori della melatonina, MT1 e MT2, che fanno parte della famiglia dei recettori accoppiati a proteine G, localizzati in alcune aree del cervello di umani e roditori, tra cui nucleo soprachiasmatico, cervelletto, talamo e ippocampo[14].
La melatonina viene sintetizzata in assenza di luce, e quindi alla notte, dalla ghiandola pineale; poco dopo la comparsa dell'oscurità, le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente all'approssimarsi del mattino. L'esposizione alla luce, soprattutto blu di lunghezza d'onda tra 460 e 480 nm, inibisce la produzione della melatonina in misura dose-dipendente.[15]
Nell'Unione europea viene utilizzata nel trattamento dell'insonnia in bambini e adolescenti di età compresa tra i 2-18 anni con disturbo dello spettro autistico o nella sindrome di Smith-Magenis[16] e anche nel trattamento a breve termine dell'insonnia al di sopra dei 55 anni d'età,[17][18] anche se recenti studi suggeriscono un effetto benefico anche in età pediatrica.[19] Uno studio afferma che l'utilizzo di melatonina facilita il termine delle terapie con le benzodiazepine.
La melatonina è notevolmente efficace nel prevenire o ridurre i possibili disturbi derivanti dal cambiamento di fuso orario, e l'uso occasionale a breve termine sembra essere sicuro. Un utilizzo scorretto invece può ritardare l'adattamento.[20]
Gli effetti collaterali della melatonina sono nulli. Alcuni, limitati, studi tuttavia sembrano rilevarne alcuni: negli anni, vari culturisti professionisti e svariate riviste d'informazione sportiva hanno affermato la possibilità, con il sostegno di alcuni studi scientifici,[21] che dosi giornaliere fra 0,5 mg e 3 mg, assunte 30-60 minuti prima dell'allenamento, aumentino i livelli di ormone della crescita, senza dare effetti collaterali, che di solito vengono riconosciuti in irritabilità e sonnolenza.
Uno studio del 2018 mostrebbe che la melatonina inibisce la secrezione dell'ormone luteinizzante, che stimola nel maschio l'attività endocrina delle cellule interstiziali del testicolo con produzione di testosterone e di sperma, e nella femmina l'ovulazione e la conversione del follicolo ovarico in corpo luteo.[22]
Assunta per periodi prolungati, la melatonina potrebbe avere un effetto depressivo nei soggetti predisposti;[23] inoltre, può inibire l'ovulazione proprio a causa della soppressione del rilascio di GnRH che essa causa.[24]
Uno studio del 2017, su un piccolo campione, avrebbe evidenziato una correlazione tra l'assunzione di melatonina e l'aumentata aggressività, testata su 63 soggetti di sesso maschile evidenziando il livello di punizione inflitta a un avversario in un videogame con e senza l'assunzione di melatonina.[25]
Con una circolare del Ministero della Salute, avente oggetto "Rivalutazione degli apporti ammessi di melatonina negli integratori alimentari", è stato ridotto l'apporto massimo giornaliero consentito per la melatonina negli integratori alimentari, portandolo da 5 a 1 mg. La motivazione è duplice: coesistenza di farmaci, sul mercato europeo, con tenore medio di 2 mg giornalieri di melatonina, nonché possibilità di rivendicare benefici effetti fisiologici al dosaggio di 1 mg di melatonina, come riportato nel Regolamento 432/2012 (cosiddetto Regolamento Claims).[26]
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